Portici. Omaggio a uno dei suoi ‘figli’ famosi: l’ingegnere-archeologo Roque Joaquín de Alcubierre
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria.
Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Roque Joaquín de Alcubierre (Rocco Gioacchino di Alcubierre) è nato a Saragozza, in Spagna, il 16 agosto 1702.
Terminati gli studi nella sua città natale, è entrato come volontario nel corpo degli ingegneri militari.
Progredendo nella carriera militare, da ufficiale ha prestato servizio a Girona, Barcellona, Madrid e altre città spagnole.
Colonnello del genio, nel 1734, è arrivato a Napoli al seguito di Carlo di Borbone (Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio: Madrid, 20 gennaio 1716 – Ivi, 14 dicembre 1788).
Nel ruolo di comandante del genio napoletano, spesso è stato consultato dal sovrano Carlo per dar suggerimenti inerenti la costruzione della nuova residenza di Portici.
Il 1° settembre 1738, ha ricevuto le disposizioni per la costruzione dell’acquedotto necessario per rifornire d’acqua corrente l’erigendo palazzo e alle annesse pertinenze. Il manufatto, noto come canalillo, deve condurre l’acqua dalla sorgente di «… Santa Maria di Pugliano fino a Balena» al sito reale porticese.
Il 30 dicembre dello stesso anno, dal marchese di Salas Josè Joaquin de Montealegre (Sevilla, 1698 – Venezia, 16 aprile 1771)s ha ricevuto l’ordine di fornire «… al giardiniere Gieri la terra che si cava dal pozzo del tempio antico di Resina per il giardino di Portici». Il terreno occorrente per formare il giardino del palazzo reale di Portici, da sversare sul preesistente strato di lava, trasportato dalla vicina area archeologica o da luoghi lontani, viene pagato un grano la salma.
Nel corso dei lavori del palazzo, «… mentre tracciava una pianta della zona dove doveva essere eretto il si imbattè nel pozzo scavato dal d’Elboeuf ».
Al ritrovamento di alcuni manufatti di epoca romana, nel 1738, ha ottenuto dal sovrano «… l’autorizzazione ad effettuare gli scavi sull’intero Territorio».
Ben presto, le operazioni di scavo si sono rilevate fruttuose, per cui ha disposto che i reperti portati alla luce dalle antiche rovine di Ercolano, messi in casse siano portati al museo Ercolanese a Portici per essere conservate.
Nel 1748, ha iniziato una nuova campagna di scavi nella zona che riteneva dovesse trovarsi l’antica Stabiae. In realtà l’area è stata identificata con Pompei.
Nel 1749, insieme all’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber (Arth, 12 agosto 1712 – Portici, 15 febbraio 1764), suo assistente, non solo ha riportato alla luce la vera Stabiae, ma ha anche iniziato a esplorare le aree archeologiche del territorio di Sorrento, Capri, Cuma e Pozzuoli.
Di venerdì 15 dicembre 1752, sotto la sua direzione, nell’area antistante l’Epitaffio di Portici e, per un lungo tratto, nel podere dei Guglielmini, sono stati dei cunicoli per sondare i resti di un’antica villa e delle Terme.
Nel corso dell’opera, è stata scoperta «… una camera ornata d’alabastro orientale, del quale per molti giorni se n’è ricevuto da me e consegnato al signor Canart».
Nel girono 7 dicembre 1755, avendo notato che la villa posta sotto le Regie Scuderie non presenta arredi e, ritenendo che la continuazione dei lavori possa compromettere la stabilità del soprastante complesso edificatorio, ha reputato opportuno abbandonare gli scavi.
L’ingegnere e archeologo Roque Joaquín de Alcubierre muore a Napoli, il 14 maggio 1780.
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(di Stanislao Scognamiglio – Tonia Ferraro – http://www.lospeakerscorner.eu – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)