Alife-Caiazzo. Scomunicato per ‘delitto di scisma’ ex parroco divenuto abate di un monastero ortodosso
Un atto dovuto, da parte del Vescovo di Alife-Caiazzo,
Monsignor Valentino Di Cerbo, far presente alla Comunità diocesana la scomunica in cui è incorso il sacerdote Salvatore Zagaria, presente in Diocesi dall’anno 2011 al 2015 (nella foto a sinistra quando era in diocesi; a destra l’inaugurazione del monastero ortodosso).
La scomunica latae sententiae, come stabilisce il Codice di Diritto Canonico, consiste in una forma di comminazione della pena non legata a una decisione dell’Autorità Ecclesiastica, ma solo al fatto che un fedele o un ecclesiastico abbia commesso uno specifico delitto, in questo caso il delitto di scisma che lacera gravemente la comunione ecclesiale.
Il 27 ottobre 2016, il sacerdote Salvatore Zagaria, per più di 4 anni (gennaio 2011- luglio 2015) Amministratore parrocchiale della Comunità di Liberi (CE), che nel luglio 2016 ha lasciato spontaneamente la Diocesi di Alife-Caiazzo, veniva illecitamente ordinato corepiscopo della Chiesa ortodossa della Nazioni e assumeva l’incarico di abate di un Monastero Ortodosso Celestino dell’Ordine Patriarcale dei Monaci celestini, contestualmente inaugurato in Casapesenna (CE), via Ciglio III, quarta traversa.
Con grande sofferenza per tale gravissimo atto di lacerazione della comunione ecclesiale e di disobbedienza al Papa, si rende noto che il menzionato ecclesiastico, avendo commesso un delitto di scisma, è incorso nella prevista scomunica latae sententiae (Can. 1364 del CJC; cfr Art 2, par. 1 SST).
Pertanto, i Presbiteri, in particolare Parroci e Religiosi della Diocesi, evitino di mettere a disposizione di detta persona luoghi e strutture di proprietà delle parrocchie e di enti ecclesiastici e avvertano, secondo l’opportunità, i fedeli, esortandoli a disertare eventuali celebrazioni o riunioni da lui promosse nel territorio diocesano o altrove.
Qualora un battezzato nella Chiesa cattolica aderisse ‘formalmente’ alla dottrina o al modo di vita del suddetto sacerdote, si porrebbe fuori dalla comunione ecclesiale, incorrendo nella censura della ‘scomunica’ e nelle conseguenze canoniche previste dalla legge ecclesiastica.
Nell’affidare alla misericordia del Signore chi si è macchiato di un peccato così grave, si invita a pregare per la sua conversione e ad invocare l’aiuto divino perché tale grave decisione non provochi ulteriori scandali nel Popolo di Dio.
(Diocesi Alife-Caiazzo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)