*La fabbrica dell’ignoranza e delle disparità* … L’editoriale di Vincenzo D’Anna
di Vincenzo D’Anna*
Ci sono due notizie immesse nel circuito dell’informazione in questi giorni prenatalizi. Entrambe sono in antitesi con il clima di bontà e di solidarietà sociale che aleggia in ogni luogo, sia privato (famiglia) che pubblico. Il Cristo volle nascere povero in una stalla rinunciando ai fasti che sarebbero toccati al Re dei Re. Lo fece per essere ultimo tra gli ultimi, perché questi dovevano i primi ad essere redenti e riscattati. Un messaggio ecumenico che ormai si rinnova circoscritto nella schiera dei “soli” credenti ed osservanti della liturgia dell’Avvento. Il resto delle persone? Vive immerso nell’edonismo, nella frenesia dei consumi, nell’acquisto di beni superflui e nell’attesa del Natale!! Ebbene in questo clima, come dicevo in apertura, si sono diffuse due notizie. Entrambe sono venute a darci uno spaccato delle condizioni sociali nelle quali vivono milioni di cittadini. Cominciamo dalla recente relazione del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), la fondazione privata che, dal 1964, si occupa della fenomenologia sociale e dei vari processi che attraversano il consesso civile: è basata sulla diffusa decadenza culturale dei cittadini del Belpaese e si titola iconicamente: la “Fabbrica dell’ignoranza”. Dati dello studio alla mano si conferma che l’abbassarsi dei livelli culturali, dovuto alla destrutturazione della scuola italiana (quella concepita, un tempo, dal filosofo Giovanni Gentile), trasformata ormai nel classico luogo della pedagogia dell’accoglienza e della parificazione, ha portato alla cancellazione sia della didattica (i saperi) che dei meriti (la valutazione del sapere). Insomma tutti gli squilibri e le disfunzioni che si registrano in ogni ambito nel terzo millennio discendono dalla diffusa ignoranza dei cittadini. I servizi pubblici sono sempre più scadenti, in ogni ufficio pubblico diventa difficile trovare gente che sia realmente all’altezza della situazione. Ancora: i professionisti di ogni comparto (medici, ingegneri, avvocati, magistrati, biologi, farmacisti etc.) si mostrano scadenti nell’esercizio della loro professione rispetto al passato, la politica è in mano a parvenu che poco o nullo sanno di quella nobile arte di governo. Tutto questo è colpa della diffusa ignoranza e l’ignorante, in particolare, va inteso come pericolo sociale, un morbo pernicioso: un intralcio che crea solo difficoltà e disfunzioni ovunque si cimenti. In fondo, si sa, un asino che sale in cattedra è un pericoloso nemico del progresso e dell’emancipazione. E tuttavia la scuola è ancora ritenuta un ammortizzatore sociale, un sistema occupazionale di massa che serve a dare posti di lavoro ai docenti, a garantire loro una minima ed insufficiente retributuzuone, ma li si esenta da una reale rilevazione delle competenze e delle attitudini dei medesimi. Oggi costoro sono una massa che supera abbondantemente il milione di persone, per otto milioni di scolari e studenti .Degli 840mila docenti che prestavano servizio nella scuola statale nell’anno scolastico 2007-08, circa 700.000 erano assunti a tempo indeterminato (di ruolo) e molti di questi senza aver mai sostenuto un concorso ma solo per punteggio ed anzianità. Peggio ancora per quelli assunti con il “doppio binario” ovvero bocciati al concorso ma ripescati per punteggio, sanatorie e anzianità. Se questa è la fonte del sapere la desertificazione della nazione è assicurata. Di cosa ci meravigliamo poi se ci perdiamo dietro i cortei degli studenti e sul loro “diritto” a protestare e picchiare i poliziotti? Ma ci giunge anche il tocco mesto di un’altra campana (e arriviamo alla seconda notizia): quella del divario tra il Nord ed il Sud dello Stivale in materia di salari. Cosa significa tutto ciò? Semplice: che sono inutilmente trascorsi più di centocinquanta anni dall’Unità d’Italia per parificare il mezzogiorno al settentrione e che nonostante siano state investite ingenti quantità di danaro ed agevolazione di ogni tipo in favore del Meridione, la più vergognosa delle disparità non è stata ancora rimossa: lo sfruttamento del lavoro umano!! Se un operaio di Monza prende il doppio dello stipendio di un suo collega di Vibo Valentia significa varie cose: la politica ha fallito ed hanno fallito, con essa, il ceto imprenditoriale, il beneficiario dei bonus, degli incentivi e degli sgravi contributivi elargiti dalla politica stessa. Significa che il sudore della fronte, il lavoro delle braccia e della mente, viene deprezzato per aree geografiche e questo si chiama sfruttamento al quale né i governi, né i sindacati né le associazioni si oppongono fattualmente. Insomma il Sud è un angolo di Far West dove è possibile una politica del lavoro di tal genere. Più in generale l’intero Sud è ancora considerato una sorta di enclave di sottosviluppo e di diritti violati. Ricordate? i “ribelli” contro la forzata unità d’Italia erano chiamati “briganti” e passati per le armi dai soldati del generale Cialdini; quelli invece di opinioni contrarie erano etichettati eroici salvatori della patria!! Non è cambiato molto in un secolo e mezzo!! Luigi Caprio
*già parlamentare
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)