Cancello Arnone. Resta ‘Guinnessman’ delle petizioni l’ex sindaco Francesco Di Pasquale
Confermata in capo a Francesco Di Pasquale, ex sindaco di Cancello Arnone ed attuale leader del locale Circolo di Fratelli d’Italia la leadership, incontrastata, quale maggior fruitore del diritto di presentare al governo delle petizioni finalizzate al benessere o al miglioramento collettivo, come si evince anche dal recente approccio con lo stesso del sito web “Pagela politica”, dal quale di seguito riportiamo i punti salienti ed inerenti:
Le petizioni dei cittadini al Parlamento sono lettera morta
Che cos’hanno in comune la manutenzione delle fognature con la salute mentale? E la ricerca sulle malattie rare con l’inquinamento dell’aria, oppure il consumo di suolo con l’elezione diretta del presidente della Repubblica? A prima vista, poco o nulla. Ma per centinaia di cittadini la politica dovrebbe intervenire su questi temi, e per dimostrare il loro impegno durante questa legislatura hanno presentato già quasi duemila petizioni in Parlamento. Dietro a una petizione su quattro c’è la stessa persona, come vedremo: un uomo di 75 anni di età con la passione per la politica.
Secondo le verifiche di Pagella Politica, però, finora meno del 2 per cento di queste petizioni è stato preso in considerazione dalla Camera e dal Senato, ed esaminato insieme ad altri progetti di legge. Così la stragrande maggioranza delle petizioni dei cittadini rimane inascoltata, uno storico problema che si ripete da tempo. A questo se ne aggiungono altri: il Parlamento non offre informazioni dettagliate sulle petizioni e sul loro percorso parlamentare, e non esiste un reale confronto con i cittadini che le hanno presentate.
Di che cosa stiamo parlando
Ma a differenza delle proposte di legge di iniziativa popolare, che si possono depositare in Parlamento solo dopo aver raccolto almeno 50 mila firme, per presentare le petizioni non occorre un numero minimo di sottoscrizioni. Ogni cittadino può inviare petizioni per posta o via e-mail agli indirizzi di Camera e Senato, oppure consegnandole a mano agli uffici del Parlamento, sul tema che preferisce, a patto che sia di interesse comune e che quindi riguardi una questione pubblica e non personale.
Il primatista
È questo il caso di Francesco Di Pasquale, 75 anni di età, residente a Cancello e Arnone, un comune di circa 5 mila abitanti in provincia di Caserta, in Campania.
La passione di Di Pasquale per le petizioni viene da lontano. «Faccio politica a livello locale da quando avevo 15 anni, quando mi sono iscritto per la prima volta a la Giovane Italia, l’organizzazione studentesca del Movimento Sociale Italiano e la mia passione è sempre stata quella di inviare lettere e petizioni alle istituzioni, ai singoli politici, anche di notte se capita», ha spiegato Di Pasquale a Pagella Politica. Il Movimento Sociale Italiano è il partito di ispirazione neofascista fondato dai reduci della repubblica sociale italiana nel 1946, da cui è nata poi Alleanza Nazionale nel 1995 e nel 2013 Fratelli d’Italia.
Nel 1975, proprio con il Movimento Sociale Italiano (MSI), Di Pasquale è diventato sindaco di Cancello e Arnone, incarico che ha mentenuto per circa due anni e mezzo, per poi dimettersi per questioni politiche. Di Pasquale ha comunque continuato il suo impegno politico a livello locale nel MSI, aderendo ad Alleanza Nazionale, al Popolo della Libertà e infine a Fratelli d’Italia, di cui dal 2013 è il responsabile politico a Cancello e Arnone. «Nella mia vita ho sempre cercato di portare le istanze dei cittadini all’attenzione della politica ai più alti livelli, e grazie alle migliaia di petizioni che ho presentato in questi anni ormai sono abbastanza conosciuto nei palazzi», ha raccontato Di Pasquale.
L’importanze delle conoscenze
Al di là della scarsa attenzione da parte della politica, secondo alcuni il problema principale è che, per come sono le regole attuali, le petizioni non sono efficaci. «Le petizioni sono a oggi uno strumento molto debole proprio perché non c’è nessun obbligo di esaminarle da parte dei parlamentari. Se non ci sarà un rafforzamento, il rischio è che le petizioni siano in balia del lobbying, ossia della capacità di gruppi organizzati di portare avanti determinate petizioni grazie alle loro relazioni con i parlamentari», ha spiegato a Pagella Politica Lorenzo Mineo, responsabile delle iniziative sulla democrazia dell’Associazione Luca Coscioni, che si batte per la libertà di ricerca scientifica su vari temi, dal fine vita alla disabilità, dal diritto all’aborto alla cannabis terapeutica.
Negli ultimi anni, attraverso diversi suoi rappresentanti, l’Associazione Coscioni ha presentato varie petizioni al Parlamento sui temi della sua attività, ma nessuna ha avuto fortuna. «Alcune di queste sono state lette in aula, altre nelle commissioni competenti, ma oltre non si è andato», ha confermato Mineo.
Più trasparenza ed efficacia
Il diritto dei cittadini europei di presentare petizioni è previsto dagli articoli 20, 24 e 227 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e dall’articolo 44 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Tutti i cittadini dell’Ue possono presentare petizioni al Parlamento europeo per chiedere l’intervento delle istituzioni europee sulle questioni riguardanti la comunità europea. A differenza che in Italia, a livello europeo le petizioni sono esaminate da una commissione specifica, ossia la Commissione per le petizioni, di cui fanno parte 35 parlamentari europei secondo i rapporti di forza tra i gruppi politici del Parlamento europeo.
Fonti del Parlamento europeo hanno spiegato a Pagella Politica che, dopo l’esame preliminare degli uffici tecnici, una petizione viene discussa tra i membri della Commissione per le petizioni, che convocano i cittadini che hanno presentato la petizione per un’audizione per spiegare le loro ragioni. A seguire, viene convocato un rappresentante della Commissione europea competente per materia per spiegare che cosa ha fatto finora la Commissione Ue sull’argomento che affronta la petizione. Successivamente, ogni gruppo politico della Commissione per le petizioni esprime il proprio parere sulla petizione e alla fine viene data la risposta sulla base del parere prevalente.
Le risposte a una petizione possono essere diverse. Per esempio, la Commissione per le petizioni potrebbe decidere di concludere l’esame della petizione stabilendo che i vertici europei hanno dato risposte sufficienti alle richieste dei cittadini. Al contrario, la Commissione potrebbe tenere aperto l’esame della petizione chiedendo ulteriori approfondimenti agli uffici tecnici del Parlamento europeo o promuovendo un’indagine specifica nello stato membro dei cittadini che hanno presentato la petizione.
A livello europeo, le petizioni possono anche spingere il Parlamento europeo ad approvare risoluzioni per invitare gli Stati a intervenire e a prendere posizione su questioni specifiche. Questo è avvenuto per esempio il 12 luglio 2023, quando il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invitava il Consiglio europeo ad approvare l’ingresso di Romania e Bulgaria nella cosiddetta “area Schengen”, ossia l’area di libero scambio senza controlli alle frontiere terrestre e marittime che comprende tutti i Paesi dell’Unione europea, tranne per l’appunto Romania e Bulgaria. La risoluzione è nata proprio da due petizioni di cittadini romeni, una del 2023 e una del 2015, che lamentavano di essere discriminati da anni per il fatto di dover subire controlli alle frontiere in uscita dalla Romania verso altri Paesi Ue. In particolare, le petizioni contestavano la posizione dell’Austria che per anni all’interno del Consiglio dell’Unione europea ha posto il veto contro l’ingresso di Romania e Bulgaria nell’area Schengen.
Dopo l’approvazione della risoluzione, a dicembre 2023 l’Austria ha dato il via libera ad accogliere i due Paesi nell’area Schengen, eliminando i controlli aerei e marittimi ma mantenendo quelli terrestri. Un anno dopo, il 12 dicembre 2024, l’Austria ha espresso parere favorevole all’eliminazione pure dei controlli terrestri dal 1° gennaio 2025. In passato l’Austria si era sempre opposta all’ingresso di Romania e Bulgaria nell’area Schengen perché temeva che da questi Paesi, riducendo i controlli alle frontiere, sarebbero entrati più migranti.
Il report aggiornato al 2023 non è ancora stato pubblicato ma, secondo quanto comunicato da fonti del Parlamento europeo a Pagella Politica, sarà approvato nelle prossime settimane. Il ritardo è dovuto al fatto che a giugno si sono tenute le elezioni europee e anche la Commissione per le petizioni è stata rinnovata nella sua composizione.