Parigi in fermento, tra l’arrivo di Capi di Stato e la curiosità della gente. Porte aperte a tutti, fedeli e turisti
Una Parigi in fermento, quanto meno per i posti di blocchi al seguito delle autorità e le inevitabili code lungo le strade. Ma l’attesa è tanta, e sale la curiosità di vedere come i lavori di restauro hanno ridato luce e vita alla Cattedrale dopo che la notte del 16 aprile 2019, le fiamme l’hanno letteralmente distrutta ricoprendola di polvere e di bruciato. La riapertura ufficiale inizierà con una cerimonia oggi, sabato 7 dicembre, seguita da otto giorni di messe speciali e preghiere. La lista degli invitati è lunga. Dagli Stati Uniti, anche il presidente eletto Donald Trump ha annunciato la sua presenza. Si prevede che alla cerimonia partecipino oltre 50 capi di Stato e di governo. Circa 170 vescovi dalla Francia e da tutto il mondo saranno coinvolti nella cerimonia, insieme a un sacerdote da ciascuna delle 106 parrocchie della diocesi di Parigi. Abbiamo raggiunto a Parigi Clémence Haudaille, direttrice aggiunta del servizio Religione del quotidiano cattolico francese La Croix.
Che atmosfera si respira in questi giorni in città?
Ci sono molti preparativi intorno all’Île de la Cité. Sono attesi molti capi di stato e ci saranno inevitabilmente molti vincoli di sicurezza. Siamo quindi pronti a giornate di ingorghi e strade bloccate. C’è una grande impazienza di poter entrare nuovamente nella cattedrale. Sono allestiti grandi schermi tutt’intorno alla cattedrale, in modo che le persone che non potranno entrare questo fine settimana, potranno almeno seguire le cerimonie del sabato sera e della domenica mattina. Sono 2.500 i posti messi a disposizione per la messa della domenica sera, la prima aperta ai fedeli. E tutti i 2.500 posti sono stati prenotati in tempi brevissimi. Nel giro di poche decine di minuti non c’era più posto.
Lei ha avuto la possibilità di entrare nella cattedrale?
No, non ancora.
Cosa significa per un parigino, rientrare nella cattedrale dopo il grande choc delle fiamme vissuto 5 anni fa
Sono tante le persone che hanno già programmato di andarla a vedere e c’è soddisfazione per come si è riusciti a terminare i lavori di ricostruzione. Da un recente sondaggio, emerge che il 25% dei francesi pensa di recarsi in visita nei prossimi mesi a Notre-Dame. C’è dunque attesa e anche la curiosità di constatare come è stato eseguito il lavoro. Abbiamo potuto vedere le immagini della cattedrale restaurata solo in foto e tv e ci siamo resi conto che si tratta di un restauro assolutamente impressionante. Anche questo fa venir voglia di poterla vedere presto di persona”.
Ci saranno capi di Stato e autorità religiose. Perché la Cattedrale attira così tanto l’interesse del mondo?
E’ un po’ un mistero. Era già uno dei monumenti più visitati di Francia e del mondo. Quando la cattedrale andò in fiamme, tutti eravamo scioccati davanti alla televisione. Una studentessa cinese arrivata in Francia 3 anni fa mi raccontava di aver seguito l’incendio di Notre-Dame alla televisione dalla Cina. E poi, quando è arrivata a Parigi, la prima cosa che ha fatto, è stata fare un giro lungo il quartiere intorno a Notre-Dame. Ora si è offerta volontaria per accompagnare i visitatori cinesi per la diocesi. Questo mostra chiaramente come l’influenza della cattedrale ha viaggiato molto lontano dalla Francia e molto lontano dall’Europa.
Cosa rappresenta la cattedrale?
E’ un po’ complicato riassumere perché penso dipenda davvero dalle persone. Penso che dalla cattedrale emani un’influenza spirituale e culturale. C’è il capolavoro di Victor Hugo conosciuto anche oltre i nostri confini e c’è il musical che è stato riproposto in tournée in tutto il mondo. C’è quindi questo incontro di spiritualità e cultura che è riuscito ad arrivare a tanti e a toccare le persone in maniera diversificata.
E la Chiesa di Francia, in particolare l’arcidiocesi di Parigi, come pensa di “approfittare” di questo interesse per avvicinare le persone al mistero cristiano?
Ci sono diverse cose. In primo luogo, la Chiesa di Parigi si è più volte, e con estrema fermezza, dichiarata contraria all’idea di far pagare l’ingresso, affermando che l’accesso doveva restare aperto a tutti e libero, senza per altro fare distinzioni tra i fedeli che vi si recano per pregare nelle cappelle e i turisti che entrano per visitare le sue opere d’arte. C’è poi stata una riorganizzazione del senso della visita e una ridistribuzione delle cappelle laterali affinché la visita di Notre-Dame potesse davvero diventare una scoperta del mistero della salvezza. Il percorso prevede pertanto un cammino lungo l’Antico Testamento, con l’Alleanza del popolo di Israele con Dio, quindi la vita di Cristo fino alla reliquia della corona di spine che sarà nuovamente esposta al centro di un nuovo reliquiario per passare accanto alla “Vierge du pilier”, che è al centro di Notre-Dame, per giungere alla nascita della Chiesa con la Pentecoste e la discesa dello Spirito Santo. Guidati pietra per pietra, tutto nella cattedrale parla del mistero della Salvezza. C’è stato un lavoro di restauro incredibile. Riscopriremo cappelle che erano completamente coperte dalla sporcizia e dipinti che non avevamo visto perché erano nascosti dalla polvere. Sarà una vera sfida.
E papa Francesco? Il fatto che non sia venuto, vi ha deluso?
Non so se ce lo aspettavamo davvero. Penso che l’Eliseo lo stesse aspettando. E che Il Presidente della Repubblica avrebbe voluto che venisse. Ma il Papa non ha mai detto che intendeva farlo. Quindi non è stata una sorpresa la sua assenza. Credo che abbia preso questa decisione per non essere strumentalizzato dal potere politico francese. Forse c’è chi è rimasto deluso. Sappiamo che arriverà Donald Trump e che ci saranno molti capi di stato. Forse, non era qui e in questo momento il suo posto. E’ il Papa delle periferie. La settimana andrà in Corsica, sempre in Francia, ma in un’altra parte della Francia.
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