Ruviano. Anche la storica ‘Festa dei Cornuti’ traina il paesino verso il ‘non plus ultra’ comprensoriale
In occasione della 46^ edizione della Festa dei Cornuti il centro storico di Ruviano è stato letteralmente invaso dai visitatori, venuti dall’intera regione e anche da luoghi più lontani, come ad esempio la Sicilia, per assistere a questa manifestazione unica nel suo genere: un tributo alle corna.
Gli organizzatori, che anche quest’anno sono stati impeccabili, comunicano che sono state oltre mille le presenze che, considerando il fatto che l’11 novembre è capitato di lunedì, giorno lavorativo, confermano come ormai la Festa dei Cornuti sia diventata una manifestazione storica che attrae sempre più.
Il corteo è partito dalla “tana dei cornuti” voluta e allestita a suo tempo dal compianto Pasquale Sangiovanni, che era una delle anime della festa, e si è fermato in piazza Roma dove il presidente Paolo Nicolella ha ricordato i primi cornuti non più in vita con un toccante discorso poetico scritto da Martino Cusano; poi le quattro contrade dei cornuti, Castelleone, Castello, Torre e Ponte hanno declamato le loro ragioni per essere definite quelle con maggiori corna.
La processione ha quindi percorso il periplo del borgo con la banda musicale in prima fila, il presidente e a seguire tutti i cornuti, residenti e non, che vestivano abiti pregevoli e portavano con dignità le corna più disparate.
Il corteo ha fatto due soste a memoria: la prima nel largo equidistante dalle abitazioni dei defunti presidenti Pietro e Peppino Nicolella con il silenzio suonato dal trombettiere della banda e la seconda presso il bar Ciccio con il brindisi e il ghereghereghe in onore del defunto Pasquale Sangiovanni.
Quindi ci si è recati sotto la Vadera, prospiciente piazza Grande dove chi scrive ha declamato la poesia composta per l’occasione e dove poi sono stati battezzati sei nuovi adepti con il simbolico e consolidato rito del battesimo.
Infine c’è stato il rogo del cornuto (un fantoccio bruciato per scongiurare le corna) ed in contemporanea i fuochi di artificio.
A questo punto, terminata la processione, si è passati al vero fulcro della festa, alla ragione per cui è nata, una sana scorpacciata in piazza di pietanze preparate con alimenti locali.
Le regine di questa parte della manifestazione, le MasterChef, anche quest’anno si sono superate: la pasta e fagioli è stata sublime, e lo dico avendola gustata.
Il menù comprendeva inoltre, tra l’altro, la salsiccia arrostita di suino casertano della Perol Carni che ci ha lasciato in bocca un sapore genuino e piacevole anche perché accompagnata da un prelibato aglianico rosso, che, ovviamente, si lasciava bere molto bene. E poi per finire le caldarroste calde che chiamavano il vino. Una goduria.
Per l’occasione la Locanda “Domus Mea” ha offerto ai passanti un ottimo vin brulé caldo che con l’aria frizzantina di tarda sera si sposava benissimo.
Tra gli ingredienti va rilevata la passata di pomodoro riccio dell’azienda agricola locale Saecularis.
La serata è stata allietata dal gruppo di musica popolare “I pastellessa” di Macerata Campania, con un intervento della giovanissima ma molto brava interprete Irene, che hanno fatto la loro buona parte in una coreografia generale da 10 e lode organizzata con la direzione artistica di Giovanni Eliseo.
Una manifestazione che chi ha partecipato si è goduta dal primo all’ultimo fotogramma come in un film a colori che lascia il segno.
Un grazie a Pasquale Petrazzuoli, Franco Mastroianni, Stefano Di Sorbo, Ferdinando Petrazzuoli, Luigi Coppola, Marilina Nicolella e a tutti gli altri organizzatori di questa magnifica manifestazione.
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