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Bulgaria alle urne per la settima volta. Sfiducia, pressioni russe, partiti divisi

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(Sofia) Domenica 27 ottobre i bulgari si recheranno alle urne per scegliere i 240 deputati del parlamento: si tratta del settimo voto in soli quattro anni. Dopo le ultime elezioni di giugno, che si sono svolte insieme alle europee, tutte le consultazioni per formare un nuovo governo sono fallite. “Si sente un’apatia tra i bulgari, una stanchezza per l’ennesima chiamata ai seggi che non porterà niente di nuovo. E già si parla già di prossime, ottave elezioni in primavera”, spiega al Sir Tony Nikolov, analista politico e caporedattore della rivista “Cultura” in Bulgaria.

Crollo dell’affluenza. Secondo le stime dell’agenzia “Alfa research”, pubblicate il 24 ottobre, andrà a votare non oltre il 30% degli aventi diritto, il che significa solo 2 milioni di persone sul totale di circa 6,5 milioni di elettori. “Si nota un crollo di fiducia nella politica e nelle istituzioni in generale e sono mobilitati a votare solo i simpatizzanti dei partiti”, aggiunge Nikolov, secondo cui, “l’affluenza in queste elezioni sarà ancora più bassa di prima”.

I sondaggi. Stando sempre al sondaggio di “Alfa research” si prospetta un parlamento frammentato con sette o otto soggetti politici in emiciclo. La vittoria relativa sarà dei conservatori di Gerb di Boyko Borissov, ex primo ministro e leader storico del partito. A loro andrebbe il 26,5% dei consensi, mentre il secondo posto è conteso – stando sempre ai sondaggi – tra i liberali del “Continuiamo il cambiamento – Bulgaria democratica” con 14,9% e i nazionalisti e filorussi “Rinascimento” con il 14,2%. Al quarto e quinto posto sono quotate le due ali dell’ex partito della minoranza turca che si è scisso dopo le ultime elezioni, ossia “Alleanza per diritti e libertà” dello storico leader Ahmed Dogan e “Dps – Nuovo inizio” di Delyan Peevski, politico e imprenditore di dubbia fama, sanzionato dagli Usa. La soglia del 4% per entrare nel parlamento bulgaro verrebbe superata dai socialisti – “Bsp – Sinistra unita” con il 7,2% e dai populisti dell’ex cantante Slavi Trifonov, “C’è un popolo come questo”, con il 6,1%.


L’interferenza russa. “Ci sono due partiti chiaramente filorussi – afferma il prof. Nicolov –; i socialisti che hanno piazzato manifesti con la bandiera russa e la scritta ‘La Russia è nostro amico’ e Rinascimento che è contro l’euro e contro la Nato e l’Ue”. E aggiunge: “Per fortuna sono divisi, ma in totale formano il 25% degli elettori che non è poco”. A suo avviso, “per ora non sono pericolosi solo perché la Bulgaria dal 2007 è membro dell’Ue e dal 2004 della Nato, altrimenti scenari come in Moldavia non sarebbero da escludere”.

La minoranza turca. L’intrigo maggiore di queste elezioni sarà il risultato delle due ali dell’ex partito della minoranza turca, “Movimento per i diritti e le libertà”. “È una formazione che a lungo ha dettato il tono nella politica bulgara negli anni dopo il comunismo, ma da luglio il fondatore Ahmed Dogan e il giovane copresidente, Delyan Peevski, hanno litigato”, spiega il caporedattore di “Cultura”. Delyan Peevski è un uomo molto controverso nella politica bulgara, deputato dall’inizio del 21mo secolo, ex magnate mediatico, uomo d’affari molto potente. “In Bulgaria si crede che Peevski abbia posizioni molto serie e per queste elezioni ha comprato tantissimi voti”, sostiene il prof. Nikolov.

Voto “comprato”? Tutti i giorni il ministero degli Interni annuncia arresti per persone sospettate di aver partecipato ad azioni organizzate per comprare il voto delle persone. Secondo i sondaggi, il 13% degli intervistati conferma tentativi di attirare consensi attraverso stimoli materiali e finanziari o pressione diretta o indiretta. Per il 14% invece, la campagna è stata segnata da tensione, con conflitti tra i rappresentanti dei partiti. L’analista politico punta lo sguardo su piccoli centri, nelle zone di popolazione di etnia mista con turchi e rom. “Lì ricevere 50 euro per votare per qualcuno è un’offerta attrattiva, il problema è il 70% dei bulgari che non votano, soprattutto la classe media nelle grandi città che gode di uno stile di vita abbastanza buono e crede che la politica non risolva niente e non c’entri con la loro vita”, chiosa Nikolov.

Sarà possibile formare un governo? È la domanda che si ripete da ormai quattro anni a Sofia, ma alla vigilia delle settime elezioni la risposta rimane incerta. “Se nel parlamento entrano sette partiti, Gerb e Continuiamo il cambiamento – Bulgaria democratica potrebbero essere vicini ad una maggioranza aggiungendo un terzo partner”, chiosa l’analista politico. Durante la campagna elettorale però tutte e due le formazioni hanno espresso posizioni contrarie al dialogo. “Una cosa è certa – afferma Nikolov –: se non si mettono d’accordo e il governo salta un’altra volta, sarà a rischio l’intero sistema politico parlamentare e sarebbe delegittimata tutta la classe politica”.

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