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Mons. Ryabukha (Donetsk), “speriamo in un miracolo”. Ma è il grande freddo dell’inverno a mettere paura

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Mons. Ryabukha in visita ad una parrocchia di Zaporizhzhia (foto M. Ryabukha)

“Che cosa spero io sinceramente? Spero solo in un miracolo di Dio che ha una solo parola, molto chiara: conversione del cuore. Finché non si convertono i cuori, sperare in buona soluzione, è sperare in niente”. Risponde così mons. Maskym Ryabukha, salesiano, vescovo dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, alla domanda sui tentativi dei “piani di pace” che si discuteranno oggi a Bruxelles nell’ambito della riunione del Consiglio Ucraina-Nato a livello di ministri della difesa, alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ma c’è un’emergenza che preoccupa molto ed è l’arrivo del grande freddo. “A causa dei bombardamenti immensi che ci sono stati, siamo preoccupati”, confessa il vescovo. “La cosa peggiore è che noi non sappiamo che cosa bombarderanno ancora. Tutto è legato alla produzione di elettricità e quando le centrali vengono colpite, salta tutto. Il problema è che hanno bombardato l’80% di fonti energetiche e questo è un dramma per un paese grande come il nostro”.

Cosa significa l’inverno in Ucraina A quanto scendono le temperature?

4 anni fa sono arrivate a meno 28 a Kiev. Ricordo che quando sono andato a celebrare il Natale nel 2023 con i militari al fronte, al confine tra Lugansk e Kharkiv, la temperatura segnava meno 24. Queste sono più o meno le cifre.

Lei viaggia molto. E’ appena tornato da una visita alle comunità e parrocchie di Dnipro e Zaporizhzhia. Avete incontrato anche i giovani. Alcuni fratelli della comunità di Taizé in visita ne vostri territori, hanno animato una preghiera per la pace. In che situazione vivono queste persone nei villaggi?

È difficile rispondere a questa domanda perché vivendo nelle zone vicino al fronte di guerra, c’è il pericolo costante dei bombardamenti e già solo questo, dal punto di vista psicologico, schiaccia le menti e la vita: non sai mai quando e se un colpo può arrivare e colpire la tua casa. Purtroppo, la gente anziana fa fatica a lasciare la terra dove c’è il ricordo di tutta la loro vita e anche la storia della loro famiglia. Per loro abbandonare tutto significa iniziare da zero. Ma ad una certa età non si ha più la forza e il coraggio di farlo.

La preghiera di Taizé per la pace in una parrocchia di Dnipro (foto di M. Ryabukha)

Il Papa continua a insistere e domenica scorsa ha detto: ” Rivolgo il mio appello affinché gli ucraini non siano lasciati morire di freddo, cessino gli attacchi aerei contro la popolazione civile, che è sempre la più colpita. Basta uccidere innocenti!”.

La guerra deve avere pietà dei civili disarmati perchè non hanno nessuna colpa. Sono, come dice Papa Francesco, innocenti. I bombardamenti però colpiscono i civili e le strutture a servizio della popolazione come i centri di pronto soccorso e di prima emergenza. Colpiscono le centrali elettriche. Colpiscono interi palazzi. E colpiscono di notte quando tutti dormono e nessuno è pronto a scappare. Non si può vivere per così tanto tempo nei rifugi e nei sotterranei. Quelli sono luoghi per topi non per gli esseri umani. Ma a chi possiamo raccontare questo dramma Tutti pensano che i bombardamenti mirano ad obiettivi militari, ma non è affatto vero.

I fratelli di Taizé in una parrocchia di Zaporizhzhia (foto M. Ryabukha)

Il tutto mentre la diplomazia, soprattutto vaticana, va avanti. Il card. Zuppi è di ritorno da una missione umanitaria diplomatica in Russia dove si sta trattando per uno scambio dei prigionieri e per il ritorno dei bambini. Quanta speranza vi dà questo canale di dialogo aperto? 

Quando non hai più speranza in niente, quando vivi in una disperazione totale, speri comunque e sempre in qualsiasi buon esito. E’ difficile dire qualcosa anche perché i russi non mantengono mai le loro promesse. Però speriamo che sia rimasta un po’ di umanità anche nei loro cuori. E questa è la nostra speranza, che qualcuno possa toccare quel poco di umanità che c’è ancora nei loro cuori.

Il presidente Zelensky presenta quello che lui definisce un “piano della vittoria”. Con quale sguardo seguite questi tentativi per chiudere questa brutale storia di guerra e far cessare i colpi delle armi?

Per me che vivo in zona di guerra e non segue la guerra alla televisione, la questione è molto chiara. Il problema di chiudere la guerra non significa lasciare alla Russia i territori occupati. Sapete quanti sono i nostri parrocchiani che si trovano dall’altra parte? Sapete quanti di loro sono spariti? E non possiamo neanche chiedere a nessuno dove sono e che fine hanno fatto, perché rischiamo anche noi di sparire solo per aver fatto la domanda. Ma sparire ha solo due direzioni: o carcere con tutte le torture quotidiane di cui purtroppo siamo a conoscenza, oppure morte. Che fine ci sarà a questo dramma O prendiamo tutti la responsabilità di fermare il male o facciamo solo dei compromessi con il male. Ma il compromesso rafforza il male con il suo odio e il suo operare.

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