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RASSEGNA STAMPA PUO’ CANCELLARSI DAL GRUPPO  

il Fatto Quotidiano
6 Ottobre 2024
Oggi in Edicola

De Luca si ricandida e insulta: “Criticato da imbecilli del Pd”

Questione morale – Neanche l’arresto del suo fedelissimo delle “fritture” smuove il presidente della Campania: “Vado avanti a prescindere”

Di Wanda Marra
6 Ottobre 2024

Si fa aspettare per non più di mezza giornata la reazione di Vincenzo De Luca al fuoco incrociato di interviste con il quale il Nazareno lo informa che è giunto il momento che si faccia da parte. Ovvero che il terzo mandato è fuori discussione. Una posizione nota, ma finora non espressa così esplicitamente. E – com’è nel suo carattere – rilancia: “Io vado avanti a prescindere, anche se c’è sempre qualcuno che fa domande sulla base dell’imbecillità di qualche esponente del Pd. Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta”, dice al centro orafo Il Tarì di Marcianise (Caserta), dove ha incontrato gli imprenditori del Distretto Orafo Campano. In un sol colpo sono spazzati via gli ultimi mesi di tregua con la segretaria Elly Schlein, in nome della battaglia dell’Autonomia e dei voti per le Europee. I dirigenti dem tornano ad essere degli “imbecilli”, il Pd un contenitore superfluo da ignorare e schiacciare all’occorrenza. Perché lo Sceriffo si vuole ricandidare e per farlo sta studiando tutte le opzioni possibili dal punto di vista legale. Una delle strade è quella di giocare con il fatto che la legge elettorale campana non ha un riferimento al limite dei due mandati: l’idea sarebbe quella di approvarne una che lo recepisce, ma a partire da ora, azzerando il passato. Un’altra ipotesi vorrebbe modificare il sistema elettorale: da elezione diretta del presidente al modello parlamentare, per cui il governatore riceverebbe la fiducia dall’aula. Sulla carta, i numeri ce li ha. Sempre, però, che alcuni consiglieri dem non gli voltino le spalle: ieri il capogruppo Mario Casillo si è già parzialmente smarcato. Questo il primo ostacolo. Il secondo è che Fratelli d’Italia sarebbe pronto a impugnare il provvedimento davanti alla Consulta. Perché è vero che una corsa di De Luca – magari contro un altro candidato di centrosinistra – potrebbe portarli a vincere in Campania, ma aprirebbe un precedente a un’analoga battaglia di Luca Zaia. E Giorgia Meloni vuole il Veneto. Non è un caso, allora, che i voti mancanti per cambiare la legge potrebbero arrivare dalla Lega.

Ma intanto il dato di fatto è che si va verso la battaglia frontale tra il presidente della Campania e la segretaria del Pd. Dopo un anno e mezzo di palude, in cui gli equilibri in Regione non sono stati di fatto toccati dalla Schlein, è l’arresto del presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, l’uomo delle “fritture di pesce”, colui che più di tutti gestiva la macchina del consenso di De Luca, a indurre il Nazareno a un cambio di passo.

La mossa è concordata e consiste in una serie di interviste, ieri, sui principali quotidiani campani: Antonio Misiani sul Mattino, Sandro Ruotolo sul Corriere del Mezzogiorno (oltre che sul Fatto) e Marco Sarracino su Repubblica Napoli (rispettivamente commissario in Campania, responsabile Informazione e responsabile Mezzogiorno) avvertono De Luca che è arrivato il momento di farsi da parte. “La nostra posizione sul terzo mandato è nota. Abbiamo votato contro in Senato e rimaniamo in generale contrari”, dice Misiani. Che cerca un dialogo: De Luca ha raggiunto “risultati importanti e positivi, che possiamo rivendicare con orgoglio”, ma tutti “dobbiamo misurarci da una parte con il voto parlamentare a livello nazionale, e dall’altra con le criticità giuridiche e con le condizioni politiche”. Misiani finora è stato il garante della tregua tra De Luca e il Nazareno, nel tentativo di arrivare a una soluzione comune. E infatti è la sua intervista il segnale che arriva forte e chiaro al Presidente. Ruotolo parla senza mezzi termini di stop ai “pacchetti di voti”. Mentre Sarracino chiarisce che si dovevano “escludere certi iscritti” già prima.

La reazione di De Luca è fortissima, ma il Nazareno è pronto a cercare di convincerlo con ogni mezzo a non ricandidarsi, a cercare un accordo che possa soddisfare anche lui. Che, peraltro, ieri non s’è fatto vedere all’evento contro l’Autonomia differenziata, organizzato a Roma dai promotori del referendum. La sua presenza non era prevista, dicono i suoi. Ma di certo anche questo è un segnale.

Un altro segnale molto chiaro arriverà dai dem, in una due giorni sul “Sud in Europa” organizzata da Ruotolo per il 18 e 19 ottobre, che verrà chiusa da un dibattito tra Gaetano Manfredi, Roberto Fico, Sarracino, Ruotolo, Roberto Speranza e Nicola Fratoianni. Di fatto dovrebbe essere una prima prova verso l’investitura dell’ex presidente della Camera come candidato in Campania.

L'editoriale di Marco Travaglio

Marco TravaglioDirettore del
Fatto Quotidiano
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Consigli di lettura

6 Ottobre 2024
Da quando il dibattito delle idee è regredito alla clava dei Flintstones e alle curve da stadio, non passa giorno senza che un tifoso della Curva A tenti di impedire a uno della Curva B di fare le stesse cose che fa lui. E in questo continuo ping pong di opposte faziosità la gente è disorientata. Eppure ci sarebbe un testo agile e semplice che in poche parole chiarisce ciò che si può e si deve fare e ciò che non si può e non si deve fare: si chiama Costituzione. Basterebbe darle un’occhiata ogni tanto e a certe zucche vuote si spalancherebbe un mondo. Prendiamo l’ultimo dilemma: è lecito o no manifestare in piazza a favore della Palestina e/o contro Israele? Sì, lo è: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” (art. 21) e “i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi” (art. 17). È lecito vietare una manifestazione pro o contro la Palestina, Israele, Hamas, Hezbollah, l’Ucraina, la Russia, la Corea del Nord o del Sud, il Madagascar, Mussolini, Hitler, Stalin, Pol Pot, Kim Jong-un, i vaccini, i semafori, gli autovelox, i tostapane, la Barbie e Ken? No, non è lecito, quindi la Questura di Roma, il Viminale e il Tar Lazio che hanno vietato la marcia pro-Pal e anti-Israele hanno violato la Costituzione, perché per manifestare pro o contro qualsiasi causa, anche la più orrenda o strampalata, non occorre alcuna autorizzazione preventiva: “Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” (art. 17), indipendentemente dai gusti del governo di turno.E “comprovati” vuol dire comprovati, non inventati o immaginati o sognati in base al gradimento o allo sgradimento per gli slogan che si presume verranno espressi dai manifestanti. Tutto questo, primaDurante e dopo la manifestazione, se qualcuno come ieri commette reati (violenze, minacce, odio razziale, apologie o istigazioni di reato), lo si denuncia o – se previsto dalla legge – lo si arresta. È quasi offensivo dover ricordare simili banalità alla destra che vieta i cortei di sinistra, così come alla sinistra che vuol vietare i cortei di destra: ognuno può manifestare per dire ciò che vuole su ciò che vuole, salvo che commetta un reato. E autorizzare non è né una concessione né una condivisione: è solo applicazione della Costituzione, nata dopo un ventennio nefasto che chiamiamo “dittatura” perché chi comandava decideva chi poteva manifestare (quelli pro) e chi no (quelli contro). Dev’essere per questo che da vent’anni prima le destre, poi il Pd e ora di nuovo le destre tentano di sventrare la Costituzione: perché vieta ciò che vogliono fare e consente ciò che vogliono impedirci di fare.
Prima Pagina

Crosetto: “Esposto ai pm contro le talpe di FdI”. Processo in chat

Lo sfogo della premier – Idea. Il ministro denuncia gli eletti di partito. Meloni: “Siete meglio di un ufficio stampa”. Lollo: “Dovete guardarvi allo specchio”

Di Giacomo Salvini

6 Ottobre 2024

Cercare e punire gli “spioni”. Come? Con un esposto alla magistratura per denunciare i compagni di partito, per lo più parlamentari, che fanno uscire le notizie sui giornali. Ad annunciare la “vendetta” nei confronti delle “talpe” dentro Fratelli d’Italia non è un parlamentare qualsiasi, ma il ministro della Difesa Guido Crosetto. Quest’ultimo ieri, dopo l’articolo del Fatto che riportava lo sfogo in chat della premier Giorgia Meloni che minacciava le dimissioni contro le “infamie” di chi tra i suoi passa le notizie ai giornalisti, ha scritto un messaggio durissimo nella chat dei parlamentari di Fratelli d’Italia: “Siccome tanto ci ho preso la mano, lunedì farò un esposto. Perché una chat privata è privata e tale deve rimanere. E per definire come sia diventata pubblica, visto che si parla di chat che coinvolgono le istituzioni”, scrive il ministro della Difesa nel messaggio che Il Fatto pubblica in anteprima.

Tutto era iniziato nel pomeriggio di venerdì quando Meloni aveva deciso di sfogarsi coi suoi parlamentari per una fuga di notizie che riguardava la convocazione per votare il nuovo giudice della Consulta. La premier aveva scritto messaggi durissimi minacciando le dimissioni: “Io alla fine mollerò. Perché fare ’sta vita per far eleggere ’sta gente anche no. L’infamia di pochi mi costringe a non avere più rapporti con i gruppi”. Ieri Il Fatto ha riportato integralmente la conversazione, aggiungendo i messaggi di alcuni dirigenti di FdI, tra cui Crosetto, per cercare “l’infame”.

Ieri mattina alle 8.04 il ministro della Difesa allega l’articolo del nostro giornale e annuncia l’esposto: “Chiunque voglia associarsi può contattarmi in privato”. Parlamentari e dirigenti di partito – da Carolina Varchi a Sasso Deidda, passando per Wanda Ferro e Federico Mollicone – dicono che lo firmeranno. Walter Rizzetto si permette di dire che “le chat sono qualcosa di incontrollabile”, ma Crosetto lo fulmina inoltrando un messaggio in cui spiega per quale reato vuole presentare la denuncia ai magistrati, cioè la “violazione del segreto di corrispondenza” punito con la reclusione fino a un anno. Nello specifico, scrive Crosetto, i messaggi di Whatsapp “se inoltrati al numero chiuso di persone come le chat private” devono essere “considerati alla stregua della corrispondenza privata, chiusa e inviolabile”. Quindi, “chi rivela a terzi il contenuto della chat o del gruppo Whatsapp commette un reato”.

Il messaggio minaccioso di Crosetto dà l’idea del clima che si respira in FdI: il ministro vuole fare una denuncia ai pm per individuare l’autore di un reato tra i parlamentari del suo partito, con staff e collaboratori annessi. Tanto più che nella chat composta da 66 membri (è legata alla vecchia legislatura) la maggior parte sono eletti che godono dell’immunità.

Al messaggio di Crosetto si uniscono dirigenti e ministri che mettono in piedi una sorta di processo in chat, oltre a diversi insulti nei confronti del Fatto. Tra questi c’è Francesco Lollobrigida che, rispondendo a Crosetto, scrive: “Va be’, ma Gola Profonda non ha bisogno del penale, basta lo specchio al mattino”. Replica Crosetto: “Vero ma il penale aiuta”. Il capogruppo Tommaso Foti dice: “Ha ragione Guido (…). Questa è la chat storica: mai avrei pensato che l’infame si annidasse qui”. A non essere d’accordo con l’esposto è il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli secondo cui bisogna “evitare di rilanciare ulteriormente la notizia e le polemiche”. Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli è duro: “Sarei felice che una volta per tutte si possa sapere chi parla a sproposito, chi consegna veline, chi colpisce a far male Giorgia (…) L’esposto è la svolta per chiarire chi si nasconde dietro l’infamia”.

Ieri la premier ha taciuto per evitare di rilanciare la questione ma Il Fatto può dare conto di un altro messaggio che aveva mandato giovedì, stavolta nella chat della legislatura attuale, composta da 157 membri. Qui Meloni si limita a inoltrare due articoli sulla convocazione dei parlamentari per il voto della Consulta aggiungendo un messaggio duro ma sintetico: “Meglio di qualsiasi ufficio stampa”.

I paperoni nel mondo

“Zuck” supera Bezos: è il secondo più ricco

Di Fq
6 Ottobre 2024

Mark Zuckerberg supera Jeff Bezos e conquista il titolo di secondo “Paperone” a livello mondiale, alle spalle solo di Elon Musk. L’ad di Meta, secondo il Bloomberg Billionaires Index, vale 210,7 miliardi di dollari contro i 209,2 del fondatore di Amazon. Cifre stratosferiche ma ben lontane dai 262,8 miliardi del patron di Tesla, saldo nella sua posizione di uomo più ricco al mondo. La ricchezza di Zuckerberg è legata a Meta, di cui ha circa il 13%. I titoli dell’ex Facebook sono saliti quest’anno di circa il 70%, aumentando la sua fortuna di 78 miliardi. Meta è ora la sesta società al mondo per capitalizzazione di mercato con un valore di quasi 1.500 miliardi di dollari, più di Berkshire Hathaway di Buffett e della Tesla di Musk.