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Alla scoperta dell’okra

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C’ è un’abitudine, in famiglia, che abbiamo ereditato da mio padre: girare per la Piana. Mia madre si è sempre lamentata che mio padre non la portava mai a passeggio in piazza, come i mariti delle sue amiche, né a mangiare una pizza, né al cinema, però, una cosa mio la faceva: la portava in giro per la Piana!
Lui aveva uno di quei vecchi Mercedes, un po’ trattore un po’ macchina, che coi i suoi sedili sprofondati e lo stereo con le musicassette era una specie di poltrona teatro in prima fila, mentre lo spettacolo che scorreva fuori dai finestrini era la Piana. Percorreva chilometri in lungo e in largo per questa che è la sconfinata Piana del Sele.
Oggi che papà non c’è più, a turno carichiamo mia madre e la portiamo a fare un giro.
La Piana del Sele è sconfinata, secondo i dati Wikipedia è una superficie di 700 km quadrati.
Negli anni il paesaggio è profondamente cambiato, dai poderi nati dalle lotte contadine che avevano riassegnato le terre a chi le lavorava togliendole ai latifondisti (ancora ce n’è qualcuno che ha mantenuto la sua identità), si è ritornati oggi alle grandi aziende che rilevando i piccoli appezzamenti hanno avviato una conversione dell’agricoltura verso quella intensiva, verso l’agrindustria. Ecco perché il paesaggio ha subito profondi cambiamenti, per buona parte (anche troppa) è ricoperto dalle serre.
A settembre a dominare il paesaggio era il giallo delle grandi margherite dei topinambur, che crescevano ai bordi dei canali di irrigazione, oggi non se ne vedono più in giro.
L’altra mattina, in uno dei nostri giri, ci siamo imbattute in una nuova coltivazione: l’okra.

Cos’è l’okra

Probabilmente originaria dell’Africa, l’okra è una verdura molto usata nella cucina balcanica, ma si tratta di un ortaggio che si ritrova nella cucina indiana, in quella brasiliana o degli Stati Uniti del Sud, del Giappone o delle Filippine.

In Italia si trova facilmente solo nei mercati delle grandi città, per ora la si assaggia nei menu dei ristoranti. L’okra, chiamata anche gombo, quiabo in Brasile, bambiya in Egitto, è un ortaggio di colore verde chiaro, e non color ocra come si potrebbe pensare, dalla consistenza dura e soda fuori e un po’ gelatinosa dentro. Si può consumare sia cruda che cotta.

A coltivarla era un amico indiano che ha preso in fitto un appezzamento di terreno ed ha cominciato a coltivare ortaggi, inserendo, tra melanzane e peperoni, quelli che sono i protagonisti della tradizione culinaria della sua terra.

Ed ecco che la nostra Piana che nei secoli ha visto avvicendarsi popolazioni e culture, dai Greci ai Romani, dai Borboni ai Bergamaschi, oggi accoglie una moltitudine multietnica e, con la sua grande generosità e fertilità è pronta ad accogliere i semi della integrazione e dell’inclusione.

E noi? Come società civile siamo altrettanto accoglienti? Ancora una volta Madre Natura ci fa da guida.

Le proprietà dell’okra

– aumenta il senso di sazietà, quindi aiuta a ridurre l’appetito;

– agevola il transito intestinale e combatte la stitichezza;

– la mucillagine presente rallenta la fase digestiva aiutando a ridurre l’assorbimento degli zuccheri;

– regola l’azione di alcuni enzimi epatici come AST e ALP, molto importanti per il corretto funzionamento del sistema insulinico;

– riduce una buona parte del colesterolo assorbito;

– leggera e al contempo nutriente: 100 grammi di okra hanno solo 30 kcal, ma ben 2 grammi di proteine con un ottimo profilo di aminoacidi;

– ricca di Vitamina C, K, A e B9, contiene il magnesio, calcio e zinco;

– ricca inoltre di potenti antiossidanti, quali il beta carotene, xantina e luteina.

Come di mangia l’okra

L’okra si può mangiare direttamente cruda, la sua ricchezza in mucillagini la rende un prezioso alleato dell’apparato gastrointestinale. Ma sono tante anche le ricette che la vedono cotta, come questa…

Okra al forno

Ingredienti

300 grammi di okra
1 manciata di nocciole grattugiate finemente (o altra frutta secca presente in casa)
1 cucchiaio abbondante di farina di mais integrale macinata a pietra (possibilmente bio)
2 cucchiai di olio evo
sale e pepe nero q.b.

Dopo aver spuntato le cime ed averla sciacquata velocemente, tamponare con carta assorbente. Passare l’okra nella miscela di frutta secca e farina di mais, irrorare con l’olio evo e infornare in friggitrice ad aria o forno ventilato a 230° C per 20 min.

L’okra può anche essere stufata in padella e cucinata nella salsa di pomodoro dopo aver rosolato uno scalogno in un poco di olio.
Insomma, in linea di massima la si può cuocere un po’ come se si trattasse di fagiolini o di zucchine.

Antonella Dell’Orto

biologa contadina

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(Fonte: RosmarinoNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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