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Ddl 1660: l’uso propagandistico della parola sicurezza e la criminalizzazione di dissenzienti, poveri e migranti

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Il Tg2 di tre giorni fa nel comunicare l’approvazione alla Camera del ddl 1660 sulla sicurezza ha integrato la notizia trattando esclusivamente la “novità” della castrazione chimica per le violenze sessuali. E niente più. Tralasciando vistosamente quel vulnus così greve di ripercussioni in tema di diritti universali che e’ rappresentato dall’inasprimento e introduzione di misure che non trovano giustificazioni se non la volontà di contrastare con ogni mezzo ogni presunta minaccia dell’ordine costituito a danno irrimediabile del sistema democratico e dei principi dell’ordinamento costituzionale.

Riassumiamo cosa prevede il ddl:

*Il blocco stradale e quindi gli scioperi diventano reato penale con condanne fino a 2 anni di carcere;
*le proteste in carcere o nei Cpr possono essere punite col carcere fino a 20 anni;
*idem per chi protesta contro le grandi opere;
*la “propaganda” delle lotte è punibile fino a 6 anni in quanto “terrorismo della parola”;
*carcere fino a 7 anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni;
*fino a 15 anni per resistenza attiva, fino a 4 anni per resistenza passiva (la cosiddetta norma “anti-Ghandi”;
*facoltà per forze dell’ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio;
*carcere immediato anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno;
*vietato agli immigrati senza permesso di soggiorno finanche l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della SIM al possesso del permesso.
Già a maggio, agli inizi della discussione parlamentare, con un documento congiunto, Antigone e Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) avevano lanciato l’allarme. Così pure l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), organizzazione intergovernativa, aveva espresso giudizi preoccupati per “una norma pericolosa perché criminalizza il dissenso”. Mercoledì 25 settembre, dalle ore 16.30, CGIL e UIL saranno davanti al Senato dove inizierà la discussione sul ddl sicurezza già approvato alla Camera. Le ragioni: “contrastare una norma che ha il chiaro intento di azzerare la libertà e il diritto delle persone a manifestare il proprio dissenso, che introduce nuovi reati penali, e quindi il carcere, nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici e privati. Un ddl, quindi, che limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali.Che chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età, che introduce il reato della resistenza passiva – continua la nota dei sindacati- rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifica, magari dovuta alle condizioni disumane di molte carceri.Un ddl che introduce nuovamente interventi ad impronta securitaria e di criminalizzazione quando si parla di migranti”. Il DDl 1660, se passerà anche al Senato e il presidente Mattarella lo firmerà, insieme con la riforma Nordio che dispone l’abrogazione del reato di abuso di ufficio, modifiche al sistema delle intercettazioni, l’interrogatorio da parte del PM prima di un arresto, sarà la sospensione definitiva della democrazia per preparare una bozza di stato di polizia. Un agglomerato pericoloso di norme liberticide che smascherano ancora una volta una cultura reazionaria di questo governo che sceglie in ogni provvedimento di essere debole con i forti e forte con i deboli.

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