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DA BEAUTIFUL AL NEOFASCISMO: LA “CULTURA” ITALIANA NON SMETTE MAI DI STUPIRE

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Non ci si annoia mai in Italia, soprattutto quando la politica si trasforma in un mix tra soap opera e retroscena da incubo. L’ultimo episodio? La nomina di  Alessandro Giuli  a ministro della Cultura. Dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, travolto da polemiche degne di una puntata di Beautiful (tradimento con la consigliera Maria Rosaria Boccia e lacrime al TG1), pensavamo che il peggio fosse passato. E invece, ecco la sorpresa: ci ritroviamo con un nuovo ministro che, senza troppi giri di parole, ha una storia  neofascista  ben radicata.

Giuli, già presidente della Fondazione MAXXI, ha giurato davanti al presidente Mattarella con l’aria di chi ha trovato la poltrona giusta. Ma non si può ignorare la sua militanza giovanile nell’estrema destra, iniziata già a 14 anni con l’iscrizione al  Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, un partito nostalgico del fascismo. Come ciliegina sulla torta, ha anche flirtato con movimenti  neofascisti e neonazisti. Insomma, un bel curriculum per chi dovrebbe occuparsi della cultura del nostro Paese.

Ma non finisce qui. La pagina Wikipedia di Giuli è stata recentemente “ripulita” da qualche fastidiosa categoria Controversie , in cui si ricordava l’episodio dello scorso giugno, quando, durante l’inaugurazione della stagione estiva del MAXXI, il nostro ex-presidente ha avuto la geniale idea di invitare  Vittorio Sgarbi e Morgan per un “faccia a faccia inedito”. Il risultato? Sessismo, volgarità e turpiloquio a pioggia. E ovviamente, polemica assicurata. Tuttavia, ora tutto ciò è stato abilmente cancellato dalla sua biografia online. Non si addice a un ministro della Cultura, no?

E se l’incontro con il sottobosco neofascista non fosse già abbastanza inquietante, la nomina di Giuli ha scatenato anche una  polemica sulla sua mancata laurea. Nonostante abbia completato tutti gli esami di Filosofia, non ha mai discusso la tesi. Certo, l’esperienza e il lavoro valgono più di una laurea, ma forse un ministro della  Cultura con un titolo accademico potrebbe dare un segnale positivo. Tuttavia, non è la prima volta: né Walter Veltroni né Francesco Rutelli, predecessori illustri, avevano completato i loro studi accademici al momento della nomina.

La mia domanda sorge ora spontanea, se allora chiunque può sedersi su quelle poltrone ricoprendo cariche dello stato come in questo caso ministro della cultura, perché noi giovani italiani allora siamo costretti a laurearci, conseguire master su master, tirocini, e molto altro per poi rimanere disoccupati? 

Se questa nomina fosse un episodio di *Beautiful*, forse ci chiederemmo quando arriverà il prossimo colpo di scena. Forse Sangiuliano tornerà in lacrime, magari ci sarà una nuova faida interna. Intanto, Giuli porta avanti una storia controversa, ma ben nascosta dietro il velo istituzionale. Il  neofascismo c’è, ma non si vede… o forse semplicemente non si vuole vedere.

In un Paese dove la politica somiglia sempre più a uno show televisivo, di certo “non ci si annoia mai”.

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