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Ruviano. ‘Destini Paralleli’: toccante racconto-descrizione dell’arguto storico MIchele Russo

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Ci sono storie che solo a raccontarle mettono i brividi. Ma non sono racconti horror ma episodi di vita vissuta che dovrebbero farci riflettere sull’orrore della guerra e sul perché essa non dovrebbe mai essere utilizzata per dirimere le controversie.
Gino Strada giustamente affermava: “io non sono per la pace; io sono contro la guerra”. Ed aveva ragione perché pensare che i popoli tra loro vivono in pace è utopico: le controversie sono inevitabili. Ma non è la guerra lo strumento utile a dirimerle; la violenza chiama sempre altra violenza. E le guerre in corso, prime tra tutte quella in Ucraina e quella in Palestina ne sono la prova.
La storia che racconto oggi è una storia di guerra. Due vite unite da vincoli di sangue rubate alle famiglie che vivevano a circa 7000 km di distanza tra di loro ma che non si erano mai incontrate. Nemmeno i due protagonisti si sono mai incontrati ma sono legati ad un destino comune.
Guardate bene la foto. Le due persone ritratte hanno una somiglianza impressionante.
Infatti erano cugini. Ma nacquero a circa 7000 km di distanza tra loro e come detto in vita non si videro mai.
Ebbero però lo stesso destino. Persero la vita nella seconda guerra mondiale.
Il primo è Alessandro Di Matteo secondogenito di Antonio e fratello di Luigi (padre di Sandro e Mario Di Matteo).
Il secondo è Joseph De Matteo, figlio di Pasquale Di Matteo che era fratello di Antonio.
Pasquale all’età di 17 anni, nel 1909, parti dal porto di Napoli con la nave “Roma” e raggiunse New York.
La sua meta finale fu Southington in Connecticut dove visse per tutta la sua vita. Ebbe due figli: Joseph e una sorella. Quando giunse in America fu registrato col cognome De Matteo.
Il figlio Joseph all’entrata degli USA nella seconda guerra mondiale fu arruolato nell:esercito americano nell’83° Battaglione Chimico e inviato sul fronte italiano.
Anche Alessandro che all’entrata dell’Italia in guerra aveva 17 anni fu successivamente arruolato nell’esercito italiano e parti alla volta di Fiume.
Di lui questa è l’unica notizia che abbiamo desunto dalla foto di rito, scattata proprio a Fiume.
Il suo nome non risulta nelle liste di leva, non risulta nell’elenco dei caduti e dispersi del Ministero, non è presente nel monumento ai caduti di Ruviano. Eppure morì in guerra per la patria. Triste fine di un “dimenticato di Stato”.
Di Joseph si ricorda che, quando gli alleati liberarono il fronte del Volturno, un giorno, a piedi, giunse a Ruviano e venne a trovare i parenti. Lo zio Antonio era però già emigrato in Argentina da dove non tornò mai e i cugini Luigi ed Alessandro erano partiti per la guerra: Luigi fu catturato in Africa e vi rimase prigioniero per vari anni mentre di Alessandro già non si avevano più notizie.
Joseph quindi incontrò le donne della famiglia che hanno conservato questo ricordo.
Anche per lui la guerra fu fatale. Morì durante lo Sbarco di Anzio il 26 gennaio 1944.
Due destini paralleli con un unico fattore comune: la seconda guerra mondiale che portò via la vita ad entrambi.
(Michele Russo – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)
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