Nonno Peppe ha spento 91 candeline e ci regala un racconto
Maddaloni- Chi non ricorda nonno Giuseppe (il vecchietto del camper)? Ha da poco compiuto 91 anni, ne ha fatta di strada e per l’occasione ci regala, grazie a Vins Tramontano, che gli ha dedicato un libro, un bel racconto che riportiamo qui di seguito. Quando ha cominciato a raccontare, dichiara Vins, si è intuita subito la sua ricchezza interiore, di esperienza personale e di cristianità. Lui mi ha raccontato buona parte della sua vita ed io l’ho fatta mia. Quando era nel camper aveva alcune foto che spesso mi faceva vedere, visto che erano un po macchiate un giorno mi chiese se si potessero riprendere e sviluppare. Senza problemi lo feci.
Adesso, quando me ne parla penso ai suoi personaggi quasi come se li conoscessi, il padre, la madre, il fratello, i vicini di casa, i parenti ricchi e nobili e qualche imbroglione che ha approfittato di lui. Tutti mi sono familiari, anche perché conservo gelosamente le immagine nel telefonino per lui.
A dispetto di quanto sembra gradisce la quiete, infatti dice: “A che serve andare di fretta”. Quando
intuisce nelle persone la loro smania gli da fastidio. Nel suo raccontare è dettagliato, mette tutte le
emozioni in quello che ricorda, si ferma, si commuove, a volte piange anche, ma mai perde il filo,
portando a termine la storia.
Gli piace attraversare il tempo con aneddoti significativi che hanno contato nella sua vita. Lento mi
conduce nei luoghi per lui importanti: la sua Santa Maria a Vico, la Chiesa dell’Assunta, il
Santuario della Madonna dell’Assunta, le suore di Madre Teresa di Calcutta, la lunga vita trascorsa
nel camper ai bordi della via Nazionale, l’ultima quella davanti al Penny e quella sul camion,
quando attraversava l’Italia trasportando frutta e verdura.
Senza parlare del bene smisurato per gli animali. L’ultima dimostrazione: nella struttura hanno
dovuto togliere un nido di api dal porticato. Lui si è risentito, li ha presi a brutte parole perché non
dovevano farlo, gli ha detto: “Le api non attaccano le persone e sono utilissime”. Disse le stesse
cose delle formiche. Vicino al camper c’erano tante formiche, lui comprò lo zucchero e la mattina
gliene dava una manciata. E per i piccioni? Commissionò ad un signore che lavorava in un forno di
portargli il pane avanzato, glielo pagava, poi riducendolo a pezzettini lo dava ai piccioni di mattina
e di pomeriggio. Mentre al suo cane, che non stava bene, gli comprava le scatolette di carne.
Dispiaciuto ricorda il camper che aveva appena comprato, un elettrauto di Maddaloni lo tenne
parcheggiato nel suo esercizio per due anni per istallare una piccola televisione. Un bel giorno gli
disse che l’avevano rubato. Non fu risarcito dei danni nonostante il furto fosse avvenuto nella sua
attività.
Racconta di tanti casi in cui persone, conoscendo quella diceria che circola, che ha tanti soldi, lo
hanno avvicinato per scucirgli dei soldi.
Mi svela il suo straordinario passato: la Fede, l’incontro con Padre Pio e la sua domanda: “Padre
come si fa ad andare in Paradiso?”, la devozione per la Madonna del Carmine, la sua infanzia con il
fratello, le macchine decappottabili, e qualche segreto che per suo rispetto non ritengo di dire.
Lui è cosi, ha il cuore tenero. Tengo a raccontare: “Era settembre, andai di pomeriggio a trovarlo,
arrivato al camper non c’era, verso sera, poco prima del buio ritornai, ma ancora non c’era. Mi
preoccupai, chiesi a una signora che aveva il negozio che dava sul parcheggio, mi disse: “Non l’ho
visto da questa mattina”. Si sparse la voce tra quelli che abitualmente non lo perdevano di vista,
cosi verso le 21.00 mi chiamò un amico: “Vincenzo, sono vicino il passaggio a livello, l’ho visto
scendere dal treno”.
Gli andai incontro, andava piano con il carrellino e il suo immancabile bastone, quando mi vide fu
contento. Gli chiesi dov’era andato, mi rispose: “Sono andato a Napoli, alla Basilica della Madonna
del Carmine. Non aveva ancora cenato ma era contento e raggiante come un bambino. Prima di
andare al camper si fermò alla pizzeria li vicino, il gestore Gaetano gli offrì la pizza. Nel mentre mi
chiedeva di restare con lui, poi al camper prese la sua sediolina e cominciò a raccontare: “Avvocà
sono andato a Napoli per voi. Visto che non volete soldi per quello che fate, sono andato a prendere
una cosa che ho capito vi fa piacere”. Dal carrellino prese una busta con dentro un rosario, un
crocifisso e il santino del crocifisso miracoloso. “Questo è per voi. Portateli sempre appresso”. Mi
commosse particolarmente e mi commuove ogni volta che vedo il suo crocifisso. La serata passò
con lui che raccontò la vicenda del miracolo del crocifisso avvenuto nel XV secolo”. HA una grazia
nel raccontare, credetemi, che trasporta.
Durante questi passaggi, che chiamo viaggi nel tempo, siamo cambiati all’unisono per sempre,
stringendo questa fantastica e affettuosa amicizia.
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