LE PAROLE DI OGGI GIADA E METEORA
Giada
già-da
Significato Nome con cui si indicano sia la giadeite che la nefrite, due pietre appartenenti alla classe dei silicati, di colore verde, preziose e particolarmente apprezzate in oriente
Etimologia attraverso il francese jade, dallo spagnolo ijada, da piedra de ijada, cioè ‘pietra dell’anca’.
- «Non doveva sentirsi benissimo, in volto aveva una sfumatura di giada.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
Chiariamo subito una cosa: la giada è una sfocatura. Più precisamente, la parola ‘giada’ viene usata per indicare due pietre affini, somiglianti, e che sono estratte negli stessi giacimenti: la giadeite e la nefrite. La prima è un silicato di sodio e alluminio, la seconda invece di calcio e magnesio. Entrambe sono estremamente apprezzate in gioielleria e, soprattutto in Cina, nei secoli hanno goduto di un prestigio inarrivabile: alla giada si attribuivano una dignità celeste, proprietà quasi miracolose e la capacità di portare grande fortuna a chi ne possedesse.
Effettivamente la giada è di una fredda bellezza che mozza il fiato: durissima, addirittura melodiosa se fatta sbattere, di un verde che varia dal pallido color salvia alle intense sfumature del foresta e del felce, è il materiale con cui sono stati fabbricati i più preziosi manufatti cinesi. Il sapiente artigianato del Regno di mezzo ne ha saputo esaltare la trasparenza, la delicatezza e le venature, e ad oggi i migliori antiquari sono quelli che hanno in vendita oggetti in vera giada, autentici e preziosi.
Già perché anche la giada ha il suo princisbecco, il suo surrogato, la versione contraffatta: si tratta della serpentina, con cui nei secoli si sono costruiti magnifici portali ed elementi architettonici di spicco, che assomiglia alla giada ma che non è preziosa quanto essa. È assai probabile, quindi, che chi vende accessori per la bellezza del viso in giada a prezzi stracciati stia in realtà commerciando della vile serpentina. Occhio!
L’etimologia di questa parola, così evocativa da esser diventata anche un nome proprio di persona, la collega a doppio filo con una delle sue due varianti, la nefrite, e rivela uno degli usi più antichi che si è fatto della pietra, intriso di superstizione e di magia: giada arriva in italiano attraverso il francese jade, a sua volta dallo spagnolo ijada, abbreviazione di piedra de ijada, cioè ‘pietra dell’anca’. Nei tempi antichi si credeva infatti che la giada, messa a contatto con il fianco, potesse guarire dai calcoli renali, malattia comunemente nota come ‘mal della pietra’. Qui sta il legame con la nefrite: nephrós in greco significa rene e nefrite, oltre ad essere una variante della giada, nota per queste proprietà di guarigione, è anche il nome dell’infiammazione del rene.
Certo che, qualora la nostra amica Giada avesse la fortuna di possedere due bellissimi occhi di un brillante verde giada ma anche la disgrazia delle coliche renali, un bel monile di antica giada cinese nella variante della nefrite potrebbe essere il regalo più a
Meteora
me-tè-o-ra
Significato Fenomeno atmosferico; corpo celeste che s’incendia nell’atmosfera terrestre; fenomeno di grande interesse che ha breve durata
Etimologia attraverso il latino medievale meteora, dal greco metéora, neutro plurale sostantivato dell’aggettivo metéoros ‘elevato, posto in alto’, composto di metá ‘oltre’ e aíro ‘sollevare.
«Fu una grande passione. Ma era una meteora.»
Un elemento che concorre al profondo fascino di alcuni monasteri ortodossi in Tessaglia, regione della Grecia, è il nome. Sono comunemente noti come le meteore, e hanno la peculiarità davvero straordinaria di essere costruiti al sommo di giganteschi pinnacoli di arenaria, così da essere quasi inaccessibili, sospesi fra terra e cielo. Qui il nome si fa notare per fascino perché di solito per noi le meteore non sono cose del genere, ma corpi celesti cadenti: e al solito l’uso divergente ci fa venire voglia di etimologia per capire che cosa leghi quelle e queste meteore.
Il greco metéora è un plurale sostantivato, che indica qualcosa che sta in alto, magari proprio nel cielo, infatti è neutro plurale dell’aggettivo metéoros ‘elevato’, composto da aíro ‘sollevare’ e metà ‘oltre’. Per questo il sito che collettivamente comprende quei monasteri è più precisamente Meteora, in un apparente singolare, e per questo si chiama così — per l’elevazione, la sospensione celeste dei monasteri. Invece attraverso il latino medievale questo termine greco è stato riletto come femminile singolare, ed è passato infine a indicare quei frammenti spaziali che, oggi sappiamo, s’incendiano a contatto con l’atmosfera. Ma c’è qualcosa di mezzo.
In effetti le meteore sono intese, e lo erano specie in passato, come ogni fenomeno che avviene nell’atmosfera — in maniera molto conseguente, dopotutto il senso di ‘cose elevate, cose celesti’, a che cosa si può attagliare meglio? Forse è un uso che ci può suonare all’orecchio se pensiamo alle acque meteoriche, che sono quelle che cadono dal cielo, ma i maniera un po’ rétro consideriamo pure le meteore acquee come la pioggia, le meteore aeree come le trombe d’aria, le meteore elettriche come i fulmini, le meteore luminose come arcobaleni e aurore. E naturalmente le meteore ignee, che s’incendiano in cielo e che per eccellenza diventano le nostre meteore nel senso più comune. E non è tutto.
Queste meteore per antonomasia hanno esteso il concetto di meteora tramite una loro caratteristica specifica e preminente — quella di un passaggio luminoso, molto evidente, ma di brevissima durata. La meteora quando arriva si fa notare ma dura poco — e così se parliamo di una moda che è stata una meteora, della meteora di un volto della televisione, delle meteore di amori che sono passati in pochi giorni, attingiamo a un’immagine immediata e di grande impatto. La sintesi con cui ci permette di indicare qualcosa che non aveva la consistenza per durare molto, o che per accidente è dur