Arrestato il creatore di Telegram
È stato arrestato a Parigi il fondatore di della piattaforma di messaggistica istantanea Telegram.
Pavel Durov (questo il suo nome), 39enne russo, nato a Leningrado, 10 ottobre 1984, con nazionalità nevisiana, francese ed emiratina, intorno alle 20.00 di sabato è atterrato col suo jet privato all’aeroporto di Le Bourget, a Parigi, dove ha trovato la gendarmeria francese ad aspettarlo per trarlo in arresto. L’imprenditore, nei cui confronti era stato spiccato un mandato di perquisizione dalla direzione nazionale della polizia giudiziaria francese emesso sulla base di un’indagine preliminare, era di ritorno dall’Azerbaigian, accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna.
La magistratura ritiene colpevole Durol di mancanza di moderazione, di non voler collaborare con le forze dell’ordine e di favorire, tramite le possibilità offerte agli utenti della piattaforma (numero usa e getta, scambio di criptovalute, ecc.), delle attività illegali, quali frodi il traffico di droga, il cyber-bullismo, la criminalità organizzata, l’apologia del terrorismo. Dunque, il fondatore di Telegram è accusato di aver commesso una enorme quantità di reati – terrorismo, traffico di stupefacenti, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti criminali minorili – perché ha consentito che “sulla sua piattaforma venissero commessi innumerevoli delitti e crimini e non ha fatto nulla per moderare o collaborare” – afferma una fonte.
Il servizio di messaggistica è stato creato nel 2013 da Pavel Durov e da suo fratello Nikolai, con la caratteristica di avere le comunicazioni criptate end-to-end allo scopo di non rivelare mai alcuna informazione sui propri utenti, in opposizione alle piattaforme americane, criticate per lo sfruttamento commerciale dei dati personali.
Dopo aver provato a stabilirsi a Berlino, Londra, Singapore e San Francisco, è stato deciso che la sede di Telegram dovesse essere Dubai, di cui Durov ha elogiato l’ambiente imprenditoriale e la “neutralità”.
Le questioni di privacy violata per motivi economici, ma anche di eccessiva censura in ossequio ai vari poteri economico/politici, delle altre piattaforme hanno generato questa risposta anarchica ma francamente comprensibile e soprattutto non imputabile ad un sol uomo che sembra essere il capro espiatorio su cui far gravare le colpe di tanti.
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