Terremoto Centro Italia. Castelli (commissario): “La ricostruzione, tra innovazione e sicurezza, riparte da Amatrice, Accumoli e Arquata”
“Dopo otto anni, credo che il primo dovere delle Istituzioni sia di fare memoria delle vittime e delle famiglie che hanno perso i loro cari e i loro beni. E chiedere scusa per i ritardi accumulati in troppe false partenze. Un dovere che spetta a chi oggi rappresenta le Istituzioni a prescindere da un cambio di passo che in quest’ultimo anno e mezzo è stato registrato e documentato”.
Così Guido Castelli, commissario straordinario alla ricostruzione e alla riparazione, ricorda il sisma in Centro Italia, una sequenza di quattro terremoti in poco più di cinque mesi dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017, che ha provocò la creazione di un cratere di 8mila chilometri quadrati compreso tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, con 138 comuni coinvolti. Per questa ricorrenza il commissario ha fornito una serie di dati aggiornati relativi alla ricostruzione privata e pubblica nei comuni colpiti.
Ricostruzione privata. Secondo i dati aggiornati al 31 luglio scorso, riguardanti la ricostruzione privata, sono 31.786 le richieste di contributo presentate da soggetti privati per gli immobili residenziali o produttivi danneggiati dal sisma, per un importo complessivo di 14,5 miliardi di euro. Le richieste approvate dagli Uffici speciali per la ricostruzione (Usr) sono complessivamente pari a 20.429 e rappresentano il 64% di quelle presentate, determinando la concessione di quasi 9 miliardi di euro e la liquidazione di 4,8 miliardi. Nel periodo compreso tra il 31 luglio 2022 e il 31 luglio del 2024, sono state presentate quasi 9mila richieste di contributo, per un importo concesso vicino ai 7 miliardi di euro: un dato che conferma, secondo Castelli, “come nell’ultimo biennio sia avvenuta una sensibile accelerazione”. Più della metà delle richieste presentate sono relative a comuni delle Marche (il 57%, pari a 17.968 richieste) mentre il restante 43% si distribuisce tra Abruzzo (17%, 5.541 richieste), Umbria (15%, 4.896 domande) e Lazio (11%, 3.381 domande). Sempre alla stessa data, infine, a fronte dei 20.379 cantieri autorizzati, quelli conclusi sono 11.364, con una percentuale di interventi chiusi su base regionale che va dal 62% dell’Abruzzo, al 59% di Umbria e Marche al 48% del Lazio.
L’accelerazione impressa alla ricostruzione privata viene confermata anche dai dati aggiornati relativi alle erogazioni da parte di Cassa depositi e prestiti (Cdp). Nel periodo che va dal 25 luglio al 12 agosto, infatti, le erogazioni da parte di Cdp nei confronti delle imprese impegnate nella ricostruzione privata ammontano a 76 milioni di euro. Un record, considerando il periodo estivo, che fa segnare un +31,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nel mese di agosto salgono così complessivamente a 4,769 miliardi di euro le erogazioni di Cassa depositi e prestiti. Mentre nel 2023 era stato erogato da Cdp più di 1 miliardo di euro (1,364 pari a quasi un terzo del totale) quest’anno, al 12 agosto, la cifra si attesta già a 935 milioni di euro (il 19,6% del totale) che, rispetto allo stesso periodo negli anni 2023 e 2022, corrisponde rispettivamente al +17% e +52%.
Ricostruzione pubblica. Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, il Rapporto sulla ricostruzione post sisma 2016, aggiornato al 31 maggio 2024, ha evidenziato che è stato avviato il 95% delle opere (gli interventi in progettazione sono il 66% del totale di cui 25% approvati e il 12% sono i lavori conclusi). Anche l’emergenza abitativa ha mostrato segnali positivi: nel 2024 sono stati 11.182 i nuclei familiari che hanno fatto ancora ricorso all’assistenza abitativa; erano 12.319 nel 2023 e 14.211 nel 2022. Dati che, spiega il commissario, “confermano il cambio di passo nella ricostruzione. Oggi vogliamo che questo sia tangibile anche nei luoghi che hanno subito le ferite più gravi in termini di vittime: 299 morti per la scossa del 24 agosto 2016. Il cambio di passo che è stato impresso in tanta parte del cratere, deve concretizzarsi anche qui, nei borghi che per primi hanno subito la distruzione del terremoto: Amatrice, Accumoli, Arquata. Un obiettivo che grazie alla coesione e alla collaborazione con la Regione, l’Usr e i Comuni, oggi è possibile”.
Amatrice. Ad Amatrice, nei mesi di luglio e agosto, sono stati avviati sette interventi relativi a opere pubbliche mentre, per la ricostruzione privata, nel centro storico del borgo reatino sono partiti i lavori di ulteriori quattro aggregati sui dieci complessivi. Relativamente alla ricostruzione pubblica, nel centro storico alle tre opere già in corso (le reti dei sottoservizi di urbanizzazione, sia primarie che secondarie, e la prima fase di intervento sulla chiesa di Sant’Agostino) se ne sono aggiunte ulteriori sette nelle ultime settimane. Si tratta dei lavori di ricostruzione della sede del Municipio, Palazzo del Reggimento, luogo simbolo per la comunità (dove è stata eretta la gru per svolgere i lavori, la conclusione è prevista a gennaio 2026), della rimozione e catalogazione macerie dell’ex chiesa san Giovanni (è stato già rimosso oltre l’85% delle macerie, la conclusione dei lavori è prevista entro la fine dell’estate), della rimozione, catalogazione macerie e messa in sicurezza dell’ex Convento di San Francesco (conclusione dei lavori a novembre 2024), della Ricostruzione della chiesa dell’Immacolata (conclusione dei lavori a febbraio 2025) e della costruzione del nuovo Centro professionale di Amatrice – Cfp, della ricostruzione della chiesa del Suffragio (aggiudicati i lavori) e di Palazzo D’Antoni (aggiudicazione ed avvio dei lavori di demolizione e rimozione delle macerie). Infine, per il nuovo Ospedale Grifoni, opera strategica per l’offerta di servizi sanitari nell’alta Sabina, la conclusione dei lavori è prevista entro la fine del 2024. Sui 69 edifici totali del centro storico di Amatrice (tra singoli o aggregati), quelli che devono essere ancora attivati sono scesi a 17 (nel 2023 erano 40). Infine, quest’anno sono stati completati i lavori per la ricostruzione della Torre civica, simbolo del centro reatino.
Arquata del Tronto. Qui alla fine di giugno scorso la Conferenza dei servizi ha dato il via libera al progetto esecutivo per la ricostruzione del centro storico, finanziata per 71 milioni di euro. Il progetto prevede una soluzione d’intervento unitaria: il centro storico sarà concepito e realizzato come un unico grande cantiere che necessiterà del consenso di tutti i proprietari. La messa in sicurezza del colle di Arquata prevede la costruzione di due pozzi sotterranei in cemento armato da cui partiranno 328 tiranti, 12.970 metri lineari in totale, per rinforzare sismicamente tutta la collina del centro storico di Arquata del Tronto.
Accumoli. Lo scorso 6 agosto, la cabina sisma, coordinata dal commissario Castelli, ha approvato l’Ordinanza speciale relativa alla ricostruzione unitaria del centro storico di Accumoli, che prevede l’intervento da parte del pubblico anche nella definizione della ricostruzione privata. Così come avvenuto in altri borghi gravemente danneggiati (Arquata del Tronto, nelle Marche e Castelluccio di Norcia, in Umbria), verrà realizzato un unico, grande cantiere: dalla messa in sicurezza, passando ai sottoservizi e fino alla ricostruzione degli edifici.
Sicurezza e ricostruzione. “Siamo consapevoli – afferma Castelli – che ancora moltissimo resta da fare. Quello che ci tocca fare è ancora molto e richiede il perseguimento della sicurezza nella ricostruzione. Un impegno costante che ci induce a lavorare facendo ricorso alle più aggiornate tecnologie e a tecniche di ricostruzione innovative, nella consapevolezza che gli elementi naturali e le caratteristiche dei territori vanno monitorati con costanza e attenzione”.
“Alla ricostruzione materiale dell’Appennino centrale continua ad affiancarsi l’opera di riparazione economica e sociale di queste comunità, ferite e indebolite a causa degli eventi sismici avvenuti tra il 2016 e il 2017. Perché al diritto delle persone di veder ricostituiti i loro borghi – conclude – si affianca il nostro dovere di creare quelle condizioni di sviluppo sostenibile che consentano di lavorare e vivere in questi luoghi”.
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