Messina. Anziani e solitudine: quali speranze? argute ma tristi riflessioni del dottor Calogero Centofanti
Senza alcun intendimento strumentale, sembra che la complessa questione, relativa all’esperienza esistenziale delle persone in età avanzata, rimanga ancorata alla solitudine, scelta talvolta liberamente.
Tuttavia, da qualche tempo, la cronaca è costretta a registrare morti silenziose all’interno delle loro case.
Un tempo, forse, tali dolorosi eventi, venivano evitati perché sul pianerottolo ci si incontrava, ci si scambiava, oltre a un gioioso sorriso, anche qualche tenera confidenza.
Oggi, invece, pare che una irriducibile riservatezza privi il nostro vissuto di aprirci all’altro, perché non si vogliono ostentare le nostre lacerazioni, rifugiandoci frequentemente nel fremito di un’autonomia decisionale, possibilmente distaccata da ogni contatto col mondo esterno (parenti e amici).
Dell’improvviso, altalenante palinsesto della vita si rincorrono momenti lieti, cocenti amarezze, che sfociano in una girandola di tensioni, mitigate, per chi crede, nell’unica fede in Cristo.
Dalle esortazioni apostoliche alle testimonianze ecumeniche si leva l’attenzione e l’impegno di amore per gli anziani bisognosi del nostro affetto, della nostra solidale comprensione, impedendo che ragioni diverse, talune anche dissacranti, le sospingano verso l’inedia come un’esigenza per allontanare il calice amaro dalla loro tormentata presenza.
(Calogero Centofanti – Lettera Aperta – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)