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IL CASO DI LORENA QUARANTA

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Antonio De Pace, riconosciuto colpevole dell’omicidio della fidanzata Lorena Quaranta, ha ottenuto la concessione delle attenuanti generiche dalla Cassazione. Lorena, prossima alla laurea in Medicina, fu soffocata a mani nude il 31 marzo 2020 nell’appartamento che condivideva con De Pace a Furci Siculo. Secondo la Cassazione, De Pace meritava attenuanti per essere “precipitato in uno stato di angoscia” legato alla pandemia di Covid-19 e alla paura di morire a causa dell’infezione.

 

La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha annullato la sentenza del 18 luglio 2023, con cui la Corte d’Assise d’Appello di Messina aveva confermato l’ergastolo per omicidio aggravato, inflitto in primo grado a De Pace. Secondo i giudici della prima sezione penale della Cassazione, la precedente sentenza non teneva conto della “causa che ha provocato la condizione di agitazione” che portò De Pace a compiere l’omicidio, ossia la pandemia. Gli Ermellini hanno sottolineato che la pandemia ha ostacolato la pronta attivazione di presidi psicologici, affettivi, relazionali e sanitari diretti a mitigare gli effetti della situazione di stress e a prevenirne l’escalation.

 

Il Rinvio alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria

La Cassazione ha disposto il rinvio alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria per un nuovo giudizio, mantenendo però l’affermazione della responsabilità di De Pace. Se nell’appello bis verrà accolto l’input della Cassazione, De Pace potrebbe vedere una riduzione della pena. Inoltre, potrebbe beneficiare del rito abbreviato, prima precluso, ottenendo un ulteriore sconto di pena.

 

Le Reazioni alla Sentenza

La decisione della Cassazione ha suscitato forti reazioni. L’avvocata Concetta Miasi, del centro anti-violenza “Una di noi”, ha espresso preoccupazione: “Queste motivazioni ci lasciano sgomente e fortemente allarmate per la tutela di tutte le donne come Lorena, perché lascia spazio alla possibilità di ritenere che tutto sia lecito se commesso in un periodo di stress”.

 

Un Caso Simbolo

Lorena Quaranta, che stava per completare il suo percorso di studi in Medicina, rappresenta per molti il simbolo delle vittime di violenza domestica durante il difficile periodo della pandemia. La sua tragica morte ha acceso i riflettori sull’importanza di riconoscere e affrontare le situazioni di stress psicologico e di prevenire l’escalation della violenza domestica, specialmente in tempi di crisi

La vicenda di Lorena Quaranta e Antonio De Pace solleva importanti questioni sul trattamento dei reati commessi in periodi di eccezionale stress psicologico. La decisione della Cassazione di concedere attenuanti generiche a De Pace potrebbe influenzare futuri casi legali, ponendo una riflessione sul bilanciamento tra responsabilità individuale e condizioni straordinarie. Resta ora alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria il compito di riesaminare il caso alla luce delle nuove direttive della Suprema Corte.

Nella speranza che almeno quest’ultima riacquisti lucidità perché si é evidentemente capito che la Cassazione ha  l’ha evidentemente persa, forse per il troppo caldo? Non si sa.

Probabilmente chi ha stabilito questa sentenza, é un maschilista assassino, violatore dei diritti dell’umanità e soprattutto con qualche precedente divorzio alle spalle che ha preso piede nel suo cervello vuoto, fin quando si é schierato (essendo di parte) dalla parte del killer solo perche ha ritrovato in lui forse un senso di familiarità etica.

L’unica cosa che sappiamo e che non solo noi donne veniamo uccise, stuprate, violentate e molto altro, con l’episodio di oggi si conferma il fatto che nemmeno da morte avremo una nostra giustizia fatta, quindi a questo punto, mi chiedo, perché morire? Se anche la legge decide di non compiere il suo ruolo, semplicemente facciamolo anche noi, non compiamo il nostro ruolo da cittadine che la rispettano.

Giustizia con le proprie mani? Si.

Inoltre invito La Cassazione ad un veloce ripasso del codice penale, forse al vostro esame universitario vi é sfuggito un qualcosa di molto importante che é l’articolo 575 c.p che disciplina il principio che nessuno ha il diritto di uccidere un altro uomo. Questo articolo recita:

“Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno.”

 

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