Condono edilizio: uno spiraglio… etico
La parola “condono” deriva dall’unione delle parole “con” e “donare”. In pratica, significa: “donare insieme”, “concedere un dono”, “fare un regalo”, “omaggiare”. Con una definizione più precisa: “liberare dall’obbligo di scontare una pena o di restituire un debito”.
Così almeno si legge sui vocabolari ancorché la parola stessa abbia sempre evocato strepiti e disapprovazioni varie da parte di certe opposizioni parlamentari contro i provvedimenti legislativi, che nel corso del tempo i governi in carica hanno proposto sotto quel nome.
Tali proteste si basano su di un generico principio etico che viene invocato a tutela dei cittadini che abbiano rispettato le regole sopportandone l’onere finanziario che ne derivava al contrario di evasori ed irregolari per i quali, appunto, viene varato il “condono”.
Quando si tratta di condoni finanziari la norma, oltre che risultare divisiva, finisce pure per essere giudicata profondamente ingiusta. Infatti si “sana” con aliquote di versamento aggiuntive stabilite sulla base del reddito dichiarato, più basso il reddito denunciato minore sarà l’importo dell’onere aggiuntivo da versare a sanatoria. In pratica, può anche capitare di versare meno soldi del dovuto a vantaggio di chi ha maggiormente evaso.
Il che fa a cazzotti con chi si è sempre comportato bene. Una disparità onerosa che si aggiunge, come si può facilmente intendere, a quella squisitamente morale. Tuttavia c’è un dato di fatto da tenere presente: non sempre, infatti, lo Stato riesce ad esigere dai contribuenti una parte di quanto accertato, soprattutto dopo un aver sostenuto anche le spese per intervenire nei vari gradi di giudizio.
Le mancate riscossioni ammontano a circa un miliardo di euro, nel mentre le imposte evase (e non individuate come tali) sfiorano l’astronomica cifra di cento miliardi di euro all’anno!! Cifra, questa ultima, che si sovrappone, per dimensione, agli interessi passivi che periodicamente lo Stato è costretto a pagare sul debito pubblico. Sono queste condizioni di inefficienza, figlie a loro volta dell’esosità stessa della tassazione e della selva di norme a cui il contribuente soggiace, che bisognerebbe rimuovere per evitare che, “ob torto collo”, la gente non paghi le tasse costringendo così lo Stato a ricorrere forfettariamente alla misura dei condoni.
Una causa che i “moralisti” e gli “altruisti” in servizio permanente effettivo, non valutano quasi mai addossando il tutto alla, pur vera, scaltrezza ed inciviltà degli evasori. Nel Belpaese i moralisti somigliano molto agli evasori, in quanto spesso la morale diventa un mero espediente: un esercizio politico per dimostrare la cattiveria ed il cinismo dei governanti sorvolando sulle cause soggettive, prime e vere, del sistema dal quale tale fenomeno trae origine. Basterebbe leggere un poco di economia politica, ossia la curva di Laffer che lega il gettito delle tasse alle aliquote percentuali di queste ultime, per rendersene conto.
Oltre l’aumento di una determinata percentuale delle aliquote fiscali, infatti, il gettito diminuisce invece di aumentare ed è proprio quello il punto oltre il quale il contribuente si ritiene vessato oltre limite e di fronte a tanto lascia cadere anche il vincolo morale che pure lo vincolerebbe al dovere delle tasse da versare.
Nella nostra nazione quel limite sfiora il cinquanta percento del reddito realizzato e questo diventa un insostenibile imposizione sia finanziaria che morale. Passando all’oggi si profila all’orizzonte un altro piccolo condono, stavolta edilizio, testé varato dal governo Meloni.
E’ il cosiddetto “Decreto casa”. Si tratta di una misura che, da un lato, punta ad eliminare determinati obblighi per i cambi di destinazione d’uso degli immobili e dall’altro si propone di sanare piccole difformità edilizie su aree minimali e di velocizzare le pratiche edilizie in particolari circostanze. Insomma roba da piccolissimo cabotaggio. Nulla a che vedere con gli ecomostri e i “palazzinari” del passato!
Eppure tanto è bastato affinché i Verdi alla Bonelli, quelli, per capirci, verdi fuori e rossi dentro, in tandem con i Cinque Stelle, insorgessero strepitando sul “colpo di spugna” per gli abusivi. Nulla di più inesatto. Se in Italia si recuperasse il senso della misura, qualcuno ricorderebbe a grillini e pseudo-ambientalisti che, oltre a cambiare i rigidi paletti previsti per ritenere abitabile (!) una casa, il decreto libererà centinaia di uffici comunali dalle migliaia e migliaia di pratiche accatastate ed inevase da anni, rimettendo finanche in moto il mercato edilizio ed il suo indotto economico!
Inoltre, a Matteo Salvini, che è il promotore di tale decreto e che pure si lamenta per l’inevasa questione “Salva Milano” – ossia il condono per i grattacieli – qualcuno, con gli “attribuiti”, potrebbe anche ricordare che in Campania il condono edilizio voluto nel 2001 da Silvio Berlusconi, non è mai stato integralmente attuato, a differenza di quanto accaduto in altre regioni del Belpaese.
Palazzo Santa Lucia, auspice Antonio Bassolino, applicò allora solo parzialmente e diversamente quella norma, dimezzando le superfici/cubature condonabili e raddoppiando i costi della sanatoria. Un atto demagogico studiato a misura dei moralisti di quei tempi, che, bocciato successivamente dalla Corte Costituzionale, non fu però mai più adeguato alle originarie previsioni.
Eppure quegli stessi “compagni di merende”, dopo essersi strappati le vesti di fronte al provvedimento del Cavaliere, non ci pensarono più di tanto a licenziare, nel 2004, un condono tombale per i danni provocati dal terremoto in Emilia Romagna!
E lo fecero senza battere ciglio! Pensate: oggi ben settantamila piccoli abusi di necessità (una controsoffittatura, una parete divisoria, una bagno) sarebbero semplicemente da abbattere se lo Stato avesse i soldi per farlo e soprattutto le discariche per convogliavi la montagna di materiale di risulta che ne deriverebbe.
Ci saremmo aspettati che qualche onorevole campano avesse sollevato la questione che riguarda la Terra Felix e le sue isole (sopratutto Ischia e Pozzuoli soggette a terremoti) senza per questo temere di finire nel mirino dell’antimafia o in quello delle più bieche accuse!
Invece no: silenzio assoluto. Mi chiedo: ci sono parlamentari campani di maggioranza sciolti dal vincolo del silenzio e della stretta obbedienza. Anche per la coscienza di costoro ci vorrebbe un condono. Tombale!
(di Vincenzo D’Anna, già parlamentare – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)