Nuova misura cautelare agli arresti domiciliari per Giovanni Totigià ristretto nella sua casa di Ameglia (La Spezia) dal 7 maggio con l’accusa di corruzione. L’ordinanza, emessa dalla gip di Genova Paola Faggioni su richiesta dei pm Federico Manotti e Luca Monteverde, è stata notificata al governatore giovedì mattina. La nuova ipotesi di reato riguarda un presunto finanziamento illecito da circa cinquantamila euro, erogato sotto forma di spot elettorali “offerti”, secondo l’accusa, dalla catena di supermercati Esselunga alla lista di Toti in sostegno di Marco Bucci, sindaco di centrodestra ricandidato (e poi rieletto) alle Comunali del 2022 nel capoluogo ligure. Per lo stesso reato sono indagati a piede libero anche l’ex capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani, l’ex senatore montiano Maurizio Rossi, editore della tv locale Primocanale, e l’ex consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco Chicco Moncada (marito dell’amministratrice delegata Marina Caprotti). Alla luce della nuova misura, in attesa dell’interrogatorio di garanzia – ancora da fissare – sono stati sospesi gli incontri politici già autorizzati al governatore, a partire da quello con il leader della Lega Matteo Salvini in programma per venerdì.

La ricostruzione dell’accusa è riassunta in un’informativa della Guardia di finanza depositata il 5 luglio scorso. Secondo gli inquirenti, il meccanismo di finanziamento camuffato era stato ideato da Maurizio Rossi e funzionava così: durante la campagna elettorale, sul maxischermo in cima al grattacielo sede di Primocanale – in pieno centro a Genova – sono stati trasmessi molti più spot della lista “Toti per Bucci” rispetto a quanto dichiarato ufficialmente, 6.060 invece di cinquecento, per un valore aggiuntivo di circa cinquantamila euro rispetto ai cinquemila oggetto del contratto tra l’emittente e il soggetto politico. Il surplus, guarda caso, equivale al valore di un accordo pubblicitario sottoscritto da Esselunga con Primocanale. La tesi, quindi, è che questo secondo accordo nascondesse in realtà un finanziamento occulto al governatore: la catena di supermercati avrebbe rinunciato ai suoi passaggi per “regalarli” alla lista totiana. A questa ipotesi si potrebbe aggiungere presto una nuova contestazione di corruzione: in cambio di quel sostegno elettorale, infatti, dalle indagini emerge come Esselunga abbia ottenuto una velocizzazione delle pratiche per l’apertura di nuovi supermercati, grazie al pressing di Cozzani – braccio destro di Toti – sui funzionari regionali. Proprio il possibile conflitto di interessi, secondo gli investigatori, spiega il motivo per cui il marchio della grande distribuzione aveva preferito non comparire nella lista dei donatori di Toti.