“Di vino abbiamo già usato e abusato, potrebbe costituire un buon alibi per eventuali sciocchezze che potessi dire. Ma speriamo di no”. Doveva essere un incontro riservato. A porte chiuse. Dentro pochi intimi, fuori i giornalisti. Ma la cena a cui ha partecipato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ospite di Bruno Vespa in Puglia, è diventata di dominio pubblico prima grazie ad alcune frasi trapelate, poi attraverso un video che ha pubblicato in esclusiva la Gazzetta del Mezzogiorno.

L’atmosfera è conviviale, il tema serio, forse per questo il ministro nel cominciare l’intervento si lancia in un’excusatio non petita. Come a incolpare il vino di eventuali sfondoni. Poi però si riassetta, scomodando, tanto per cambiare il suo personaggio storico più amato: “Del resto uno dei miei miti politici era Churchill, che beveva fumava e pasteggiava. Manteneva la lucidità anche nel vino. Soprattutto nel vino”. E così tra l’annuncio di un provvedimento e una serie di riflessioni giuridiche, il Guardasigilli si presenta in una veste fin troppo informale. E lancia una serie di accuse a quella che fu la sua categoria: la magistratura.

Il ministro parla del disegno di legge con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio: “Sarà approvato tra martedì e mercoledì, probabilmente in una notturna. Non sarà il notturno di Chopin o di Schubert, ma sarà un bel notturno nordiano che poi vorremmo festeggiare”. Spoiler: i festeggiamenti, se il governo vorrà, ci saranno, ma Nordio resterà deluso. O, almeno, dovrà rivedere il taglio della festa: il ddl sarà approvato domani, 10 luglio, in pieno giorno. Realisticamente prima di pranzo, almeno in tempo per un aperitivo.

L’effetto del ddl, dice Nordio, sarà “dirompente”, perché libererà dalla “paura della firma”. Il ministro, ancora, definisce il sistema della giustizia – lo stesso in cui ha lavorato 40 anni, lo stesso che tecnicamente amministra – “paradossale”. “Si entra in prigione – dice – da presunti innocenti e poi si esce di prigione quando si è colpevoli conclamati”. La prima parte della frase riguarda l’eccesso di custodia cautelare, effettivamente un problema in questo Paese, visto che un detenuto su tre è in attesa di giudizio. La seconda parte, però, sembra completamente dimenticare la rieducazione del detenuto, le pene alternative, come a dire che il carcere è l’unica soluzione. Non una sortita felicissima, nell’anno del drammatico record dei suicidi. Cui, peraltro, il ministro in questi 13 minuti e 40 secondi di video non accenna neanche.

Un velato attacco alla stampa sulla pubblicazione degli atti giudiziari: “L’avviso di garanzia è diventato garanzia di informazione. Se questo riguarda un quisque de populo è una cosa brutta, ma se riguarda un amministratore è la sua rovina”. Il problema tra qualche mese, dovrebbe essere risolto alla radice, perché sarà vietata la pubblicazione delle ordinanze.

L’abuso d’ufficio, dice ancora il ministro, “è un reato evanescente che serve soltanto a intimidire”. Nordio cita le statistiche delle tantissime assoluzioni a fronte delle pochissime condanne. Dati reali, inoppugnabili. Ma il ministro si dimentica di dire che per rendere ancora possibili, dopo la cancellazione dell’abuso d’ufficio, quelle poche condanne di chi effettivamente commette un illecito hanno dovuto introdurre un nuovo reato.

Nel corso dell’intervento, il ministro torna sull’avviso di garanzia. E lo definisce “strumento politico per eliminare un avversario che non si riesce a eliminare attraverso una competizione elettorale”. Un attacco questo, forse un po’ troppo indiscriminato, alla magistratura che quegli avvisi di garanzia li emette. Storture e abusi a parte, nella maggior parte dei casi non certamente per eliminare qualcuno.

Ai suoi ex colleghi che hanno criticato la norma manda a dire: “L’impressione è che la loro reazione sia negativa perché gli togli uno strumento di potere. Il tacchino non ama prepararsi il pranzo di Natale”. A questo punto Vespa gli fa notare che molti sindaci del Pd sono favorevoli all’abrogazione dell’abuso d’ufficio, mentre il partito è contrario: “Sono sicuro che quando sarà abrogato stapperanno una bottiglia di spumante, mi auguro il tuo”, risponde, riferendosi alla produzione vinicola di Vespa.

Nel ddl Nordio c’è anche una stretta sulle intercettazioni. Il Guardasigilli dice che non vuole imbavagliare i giornalisti. Le intercettazioni, spiega, “devono essere uno strumento di ricerca della prova e devono restare segrete”. Rivolgendosi ai presenti poi il ministro dice: “Siete tutti intercettabili, e probabilmente intercettati”. Di fronte a Nordio c’è un autorevole collega di governo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. La telecamera non lo inquadra, ma dalle battute di Nordio sembra di capire che potrebbe non aver apprezzato. “Vabbè, siamo a cena”, dice il Guardasigilli. “Facciamo che si è distratto”, fa eco Vespa. Chi, invece, ha ascoltato e ha pensato di diffondere il video non era distratto affatto.

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