Da enti nati per promuovere le aree rurali ad enti inutili e poi soppressi anzi no: continualo a scialacquare
Questi enti dovevano valorizzare il territorio, ma nel 2008 si è deciso di azzere i fondi a loro destinati. Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana li hanno soppressi. Piemonte, Lazio e Campania hanno votato leggi per la loro trasformazione in unioni di Comuni.
Erano 356 e sono diventati 72. In realtà ne restano più di cento ancora in vita: veri e propri “stipendifici” di dipendenti che non lavorano.
Ogni giorno timbrano il cartellino anche se, sulla carta, l’ente per il quale lavorano non esiste da tempo.
Sono state soppresse le Comunità montane sull’onda del clamore mediatico che aveva travolto l’ente “senza montagna” delle Murge, che comprendeva il Comune di Pelagiano, provincia di Taranto, 39 metri sul livello del mare.
La Comunità delle Murge è il simbolo di come la furia moralizzatrice e la corsa a tagliare gli enti montani si sia trasformata in un grande spreco che vede oggi le Regioni continuare a spendere ben oltre 150 milioni di euro per gli stipendi di 4.500 dipendenti, altri 162 milioni per 7.500 forestali: il tutto per svolgere pochi servizi, o nessuno, causa assenza di fondi per investimenti.
Un paradosso nato dal fatto che da un lato lo Stato ha azzerato i trasferimenti a questi organismi e, dall’altro, le Regioni si sono affrettate a sopprimere le Comunità senza però trovare una soluzione per i lavoratori.
Risultato? Si pagano solo stipendi e si scopre che le Comunità continuano a spendere 14,9 milioni di euro all’anno in consulenze, mentre i boschi rimangono abbandonati perché mancano i soldi per la loro manutenzione.
In Italia attualmente vige il caos, con alcune Regioni che hanno chiuso formalmente questi enti e altri che li mantengono in vita. magari solo per trarne clientelismo politico.
In realtà, considerando quelli in liquidazione, sono ancora 201 gli enti in piedi con in carico i dipendenti, ma senza un euro per svolgere servizi.
Situazione, questa, che sta diventano allarmante soprattutto al Sud, con le Regioni che di fatto versano, quando lo versano, lo stretto necessario a pagare i lavoratori e in più garantiscono parcelle d’oro a una pletora di professionisti esterni.
Una serie di circostanze sulle quali bene farebbe a focalizzarsi il mirino giudiziario, soprattutto se, come si vocifera, è vero che fra i “miracolati” assunti ci sono tanti amici di amici o addirittura parenti di quanti gestiscono il potere.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)