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Accordo su nomine e Agenda strategica. Molte le sfide, ma l’Ue guarda avanti

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“Missione compiuta”: nella notte Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, segnala così l’accordo raggiunto al summit dei capi di Stato e di governo sulle alte cariche dell’Unione e sull’Agenda strategica 2024-2029. Nelle “Conclusioni” del vertice (il documento di 22 pagine che mette nero su bianco le decisioni assunte a Bruxelles), si parla abbastanza diffusamente di sostegno all’Ucraina, sicurezza e difesa, competitività economica; due righe rispettivamente trattano di migrazione e di antisemitismo.
Poi si annunciano le nomine dei “top jobs”. “Il Consiglio europeo ha eletto António Costa presidente del Consiglio europeo per il periodo dal 1º dicembre 2024 al 31 maggio 2027”. “Il Consiglio europeo ha adottato la decisione che propone al Parlamento europeo Ursula von der Leyen per la carica di presidente della Commissione europea”. Infine, “Il Consiglio europeo considera Kaja Kallas la candidata adeguata per la carica di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, fatto salvo l’accordo della neoeletta presidente della Commissione”.

Poche righe, formali, per dire che l’accordo tra popolari, socialisti e liberali tiene:

la maggioranza in Europa – confermata dal voto del 6-9 giugno, pur con un rafforzamento delle minoranze euroscettiche – esclude le destre e i nazionalisti. Forse si farà un tentativo di coinvolgere i verdi, anche perché la “maggioranza Ursula” è piuttosto risicata e dietro l’angolo c’è sempre la possibilità di franchi tiratori, come avvenne nel 2019 quando Von der Leyen fu eletta per soli 9 voti di scarto.
Sulle nomine si registra il voto contrario dell’ungherese Viktor Orban alla Von der Leyen, il sì a Costa e l’astensione sulla Kallas. La premier italiana Giorgia Meloni si è invece astenuta sulla Von der Leyen e ha votato contro Costa e Kallas. Per Meloni la scelta raggiunta al Consiglio europeo è “sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni”. In sostanza l’Europa va avanti senza Italia (anche se Von der Leyen intende ricucire con Meloni) e senza sovranisti. Addirittura il vicepremier italiano Matteo Salvini parla di “colpo di Stato a Bruxelles”.


Soddisfazione piena è stata invece espressa da quasi tutti i leader presenti: dal tedesco Scholz al francese Macron, dal polacco Tusk allo spagnolo Sanchez. Ora la Von der Leyen dovrà passare al voto di approvazione – come si diceva non scontato – della plenaria dell’Europarlamento (salvo sorprese dovrebbe essere il prossimo 18 luglio), per poi formare il collegio dei commissari che a sua volta dovrà essere giudicato a Strasburgo. Passaggi non formali che si svolgeranno entro ottobre.

Per quanto riguarda le riforme necessarie all’Europa comunitaria, nelle Conclusioni si legge:

“Al fine di rendere l’Ue più forte e accrescere la sovranità europea, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di intraprendere il lavoro preparatorio e le riforme necessarie a livello interno per realizzare le ambizioni a lungo termine dell’Unione e affrontare le questioni centrali connesse alle sue priorità e politiche, nonché alla sua capacità di agire di fronte alla nuova realtà geopolitica e a sfide sempre più complesse”. Tali lavori “dovrebbero avanzare in parallelo con il processo di allargamento, poiché sia l’Unione che i futuri Stati membri devono essere pronti al momento dell’adesione”. Di riforme si parlerà nei prossimi anni, mentre la Commissione dovrà imbastire una tabella di marcia che tocchi i seguenti quattro ambiti: “valori, compresi gli strumenti e i processi per tutelare lo Stato di diritto”; “politiche volte a garantire, tra l’altro, la competitività a lungo termine dell’Ue, la sua prosperità e la sua leadership sulla scena mondiale nonché a rafforzare la sua sovranità strategica”; “bilancio, anche nel contesto dei prossimi negoziati sul quadro finanziario pluriennale, per il quale la proposta sarà presentata entro il 1º luglio 2025”; governance, tenendo conto dello “stato di avanzamento dei lavori sul futuro dell’Europa”.


L’Agenda strategica (8 pagine) porta un’ampia premessa nella quale fra l’altro si legge: “L’Unione europea è stata fondata sull’imperativo di garantire la pace in Europa, basandosi sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla prosperità economica comune. È questa la promessa originaria che tuttora ci guida e ispira le nostre priorità per un’Europa forte e sovrana”. “La concorrenza strategica, la crescente instabilità globale e i tentativi di minare l’ordine internazionale basato su regole stanno rimodellando il panorama politico globale. La Russia ha riportato la guerra nel nostro continente. Nel nostro vicinato, la situazione in Medio Oriente è drammatica. Il nostro ambiente naturale subisce sempre più danni e perturbazioni a causa dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. Il rapido sviluppo di nuove tecnologie comporta opportunità e potenziali rischi”. Si riconosce poi che

“queste sfide senza precedenti ci hanno spinto a tracciare, negli ultimi cinque anni, nuove vie di cooperazione e integrazione”.

Il documento specifica: “Insieme abbiamo fissato obiettivi chiave per combattere i cambiamenti climatici e abbiamo istituito un quadro ambizioso per la transizione digitale. Insieme abbiamo sviluppato e distribuito vaccini in tutta Europa e oltre e abbiamo istituito un importante fondo per la ripresa in risposta a una pandemia che ha colpito le nostre società in modi imprevedibili. Insieme abbiamo protetto le nostre economie durante la crisi energetica. Insieme stiamo fornendo all’Ucraina un significativo sostegno militare ed economico per aiutarla a difendersi dalla guerra di aggressione della Russia e a proteggere la sicurezza europea. Ma non ci fermeremo qui. Saremo all’altezza dell’appello dei fondatori dell’Unione e faremo in modo che la creatività delle nostre risposte sia adeguata alla portata delle sfide che ci attendono”.

Tre infine i capitoli di cui si compone l’Agenda 2024-2029.

Primo: “Un’Europa libera e democratica” (con due paragrafi: Difendere i valori europei all’interno dell’Unione; Essere all’altezza dei nostri valori a livello mondiale). Secondo capitolo: “Un’Europa forte e sicura” (Garantire un’azione esterna coerente e influente; Rafforzare la nostra sicurezza e la nostra difesa e proteggere i nostri cittadini; Prepararsi a un’Unione più grande e più forte; Perseguire un approccio globale alla migrazione e alla gestione delle frontiere). Terzo capitolo: “Un’Europa prospera e competitiva” (Rafforzare la nostra competitività; Portare a buon fine le transizioni verde e digitale; Promuovere un ambiente favorevole all’innovazione e alle imprese; Progredire insieme). Non mancano impegnative e roboanti parole finali: “Il nostro destino è nelle nostre mani. Abbiamo il talento, il coraggio e la visione per plasmare con successo il nostro futuro. La presente agenda strategica costituisce il nostro impegno comune a servire in modo inequivocabile i nostri cittadini e a realizzare il nostro obiettivo fondante di pace e prosperità”.

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