Millantare mil-lan-tà-re SIGNIFICATO Vantare esageratamente, ostentare in modo sfacciato ETIMOLOGIA da millanta, derivato di mille col suffisso delle decine. «Spesso millanta conoscenze altolocate…»
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Millantare
mil-lan-tà-re
SIGNIFICATO Vantare esageratamente, ostentare in modo sfacciato
ETIMOLOGIA da millanta, derivato di mille col suffisso delle decine.
- «Spesso millanta conoscenze altolocate…»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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È una parola della schiera di quelle che raccontano la vanteria esagerata — un comportamento particolarmente interessante dal punto di vista sociale e perciò particolarmente sfaccettato nella moltitudine dei sinonimi. A differenza di altre, che hanno matrici serie e dotte (il magnificare, il gloriarsi, l’ostentare) il millantare è innanzitutto una parola che nasce nello scherzo.
Non è difficile da notare che ‘millantare’ è un verbo costruito su ‘millanta’, che è un numero. O per meglio dire è parodia iperbolica di un numero altissimo — ottenuta aggiungendo al mille il suffisso delle decine. Questa trovata nel medioevo già spopolava. Ad esempio troviamo il millanta in una delle novelle più famose del Decameron — giornata ottava, novella terza.
Calandrino (popolano di nullo ingegno che è protagonista di diverse novelle) si fa menare per il naso dai soliti crudeli buontemponi Maso, Bruno e Buffalmacco — che in particolare lo convincono a cercare la mitica elitropia, pietra che dona l’invisibilità, sul greto di un fiumicello, e sarà un’occasione per prenderlo impunemente a sassate. Ma prima Maso, dal forbito eloquio, lo porta a credere il fantastico raccontando del Paese di Bengodi, nelle terre dei Baschi, dove le vigne si legano con le salsicce, oche e papere non costano nulla, c’è una montagna di parmigiano grattugiato su cui vengono lanciati continuamente maccheroni e ravioli cotti in brodo di cappone (e li prende chi vuole) — e naturalmente c’è un torrente di vernaccia. Calandrino vuol sapere quante miglia di distanza ci sono da questo Paese benedetto, e Maso, con un equilibrio formidabile fra enigma paludato e burlesco nonsense, risponde che «Haccene più di millanta, che tutta notte canta». Al che Calandrino chiosa «Dunque dee egli essere più là che Abruzzi».
Il millantare prende questa tonalità del millanta, iperbolica e ridicola, per offrirci l’azione di un vantarsi in maniera infondata, esagerata, un ostentare sfacciato, un dire vanaglorioso. Può essere schietto, in questa pur falsa esaltazione, o pianamente menzognero.
Posso propormi per un ruolo millantando esperienze e aderenze di cui si sente parlare per la prima volta; nel rapporto vengono millantati risultati roboanti che solo a un’analisi attenta si rivelano poca cosa; e il vecchio amico può millantarsi ricco, anche se è solo spendaccione.
Certo stiamo sempre parlando di una questione delicata: il mostrarsi per più di quel che si è, in una maniera che suscita riso o riprovazione. Il fatto che sia di matrice scherzosa non smussa il millantare, anzi; però finisce per avere meno sussiego — e questo è un carattere molto apprezzabile, che lontano dalle cattedre bilancia l’ironia che graffia con una forma di indulgenza. Senza perdere comunque un bottone di finezza, perché col suo pedigree quasi millenario il millantare ha in sorte di essere diventato una parola ricercata.