Editoria, i fondi all’innovazione premiano sempre i soliti colossi
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AIUTI DI STATO
Editoria, i fondi all’innovazione premiano sempre i soliti colossi
FINANZIAMENTI – Il 73% va a Gedi, Rcs, Sole, Agi, Ansa e AdnKronos, a 19 piccoli solo briciole
7 MAGGIO 2024
Lo schema è sempre lo stesso: i pesci grossi fanno man bassa, ai piccoli restano solo le briciole – quando va bene. Il tema è quello degli aiuti di Stato all’editoria, sia essa cartacea, digitale o radio-tv. La misura in questione non è quella relativa ai sussidi diretti a fondo perduto, ma ai 7,5 milioni lordi di sussidi all’innovazione tecnologica.
Venerdì 26 aprile Luigi Fiorentino, capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio dei ministri, ha approvato l’elenco delle aziende editoriali alle quali è stato riconosciuto il contributo pubblico per gli investimenti in tecnologie innovative, varato con il decreto del presidente del Consiglio del 28 settembre 2022 e poi regolato dal decreto dello stesso capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria del 12 settembre 2023. Si tratta delle spese sostenute nel 2022 relative a hardware e software, compresa l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e aumentata, nuovi sistemi editoriali “web based” e interfacce “che stimolino l’interazione con l’utenza”, tecnologie cloud, “applicativi di intelligenza artificiale e tecnologie emergenti per il contrasto alla disinformazione” (qualsiasi cosa significhi), “tecnologie volte a garantire un adeguato presidio della cybersecurity”, “la business continuity” e per “evitare danni reputazionali”. “Un ventaglio di tecnologie molto ampio: di alcune si fatica a capirne l’effettiva applicazione in ambito editoriale”, spiegano dalla testata specialistica DataMediaHub. Su 28 imprese che hanno fatto domanda, una non è stata ammessa per problemi di documentazione. Le altre 27 si sono divise poco meno di 7,3 milioni lordi, pari a 7 al netto dell’Ires. E qui scattano le dolenti note: su 27 gruppi beneficiati, 6 si sono spartiti quasi il 73% della somma complessiva. Si tratta dei tre principali editori della carta stampata e delle tre maggiori agenzie di stampa nazionali. Al gruppo Gedi sono andati quasi 1,58 milioni netti (il 22,5% del totale), a Rcs poco meno di 964 mila euro (il 13,8%) e al Sole 24 Ore 712 mila euro (10,2%). L’agenzia Agi (che Eni vuol vendere, con unico pretendente sinora la famiglia Angelucci), ha ottenuto 709 mila euro (10,1%), l’Ansa 656 mila euro (9,4%) e AdnKronos 472 mila euro (6,7%). Agli altri concorrenti, per la gran parte piccole realtà editoriali quasi tutte locali, sono rimasti da spartirsi poco più di 1,91 milioni, in media 100 mila euro ad azienda.
“Siamo alle solite. Su 27 beneficiari ai primi 10 vengono erogati più dell’85% del totale dei contributi. Per contro, alle uniche due testate all digital dell’elenco sono andati complessivamente poco più di 80 mila euro, l’1,1% del totale”, spiega Pier Luca Santoro, project manager di Datamediahub e consulente di marketing e comunicazione.
“È evidente che i meccanismi di erogazione dei contributi devono essere rivisti con criteri che possano garantire fondi adeguati anche ai gruppi più piccoli. Tutti i parametri attuali per ottenere i contributi sono quantitativi: è chiaro che un gruppo più è grosso più soldi prende, mentre non ci sono parametri qualitativi. Si potrebbe, ad esempio, inserire un indice di affollamento pubblicitario per premiare le testate che hanno meno pubblicità, oppure dare una valutazione dell’innovatività dei progetti. Ma quello che è certo è che distribuire gli aiuti su base quantitativa non funziona”, conclude Santoro. Insomma, anche nell’editoria continua a piovere sul bagnato.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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