«Io ho quello che ho donato»: questa è la frase formulata da Gabriele d’Annunzio e scelta per il proprio necrologio dall’imprenditore del vino Piero Pittaro, scomparso all’età di 89 anni lo scorso 24 marzo. Poche sintetiche parole che racchiudono un approccio alla vita, riflesso in maniera coerente anche con le ultime volontà del «mago dello spumante», che ha scelto di lasciare la maggior parte della sua eredità ai suoi nove più fedeli collaboratori. Un vero e proprio tesoro: come ricostruito da Repubblica, la “Vigneti Pittaro” si estende su 85 ettari e produce 300 mila bottiglie l’anno, tra spumanti, bianchi e rossi fermi. Vanta clienti in tutta l’Unione Europea, ma anche negli Stati Uniti e a Singapore. Pittaro, insieme al noto vignaiolo friulano Girolamo Dorigo, fu il primo a introdurre il metodo classico nella spumantistica regionale.

Il commento

«Ogni tanto ce lo diceva: “Us lassi dut a vualtris” (“Lascio tutto a voi”). Ma mai avremmo immaginato che meditasse davvero di farlo», ha commentato incredulo l’enologo Stefano Trinco, che ha affiancato Pittaro per oltre 40 anni. «Con questo gesto, ha confermato la coerenza che lo ha contraddistinto per tutta la sua vita: premiava sempre chi riteneva meritevole e amava trasmettere la bellezza e la perfezione dei nostri prodotti», ha aggiunto Trinco. Che figura tra i destinatari della fortuna assieme al perito agrario, all’addetto commerciale, al responsabile della lavorazione dei vigneti e agli operai, tre dei quali già a riposo. E alla contabile Jenny Pez, che ricorda come il clima in azienda fosse coeso, quasi familiare: si condivideva ogni momento di festa, «dal compleanno, al Natale e a ogni fine vendemmia».

La famiglia

Però una famiglia «Pieri» ce l’ha davvero, al di là delle metafore: una moglie, una figlia, due nipoti e un pronipote. Per il momento nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni sull’accaduto. Ma, scrive Repubblica citando alcune indiscrezioni, in quanto legittimari sarebbero valutando un contrattacco. Mentre i nove dipendenti, con l’assistenza legale dell’avvocato Irene Lenarduzzi, valutano la costituzione di una nuova società, per formalizzare il passaggio e permettere al marchio di sopravvivere alla scomparsa del suo fondatore.

Foto copertina: Repubblica