L’ITALIA CHE SI DIVIDE TRA TROJAN E TROIE
Dal caso Palamara agli appalti di Pozzuoli: quel che i pm non avrebbero mai scoperto
LE INDAGINI – Non solo mazzette e malaffare: inchieste che saranno impossibili
Quel trojan che ora l’emendamento Costa vorrebbe eliminare dalle inchieste contro la pubblica amministrazione. Senza l’uso del quale le vicende del Palamara Gate, e in particolare la riunione all’Hotel Champagne tra il pm radiato dalla magistratura, Cosimo Ferri, Luca Lotti e cinque componenti del Csm per discutere della nomina del procuratore di Roma, nulla avremmo saputo. Il virus fu inoculato sul cellulare di Palamara in base a vecchie accuse di corruzione che poi caddero. Ma fu utile a scoperchiare il pentolone.
Detto questo, in un mondo dove tutti hanno sugli smartphone delle app che consentono di chiamare e videochiamare senza passare per la rete telefonica, non c’è pm che non abbia usato il trojan per reati di tangenti e pubblica amministrazione. I pm di Napoli che indagavano su appalti per la riqualificazione turistica di Pozzuoli lo introdussero nel cellulare dell’allora presidente dell’Enit (Agenzia Nazionale per il Turismo) Giorgio Palmucci, e attraverso il suo ascolto arrivarono alle mazzette che un imprenditore di Pozzuoli versò a Nicola Oddati, ex coordinatore della segreteria dem di Nicola Zingaretti e dirigente della Regione Campania, su nomina del governatore Vincenzo De Luca, con l’incarico di curare la sede di Roma. La retata di arresti è scattata a gennaio, quasi certamente ci sarà un processo.
In primo grado si è invece concluso, con la condanna a nove anni e mezzo, il processo all’ex presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano (Forza Italia), imputato di aver autorizzato l’ampliamento della discarica di Grottaglie in cambio denaro e favori. Decisivo fu il trojan installato sul suo cellulare e su quello di un imprenditore che gli avrebbe regalato un’auto di lusso. E c’è traccia dell’uso di un captatore informatico anche nella recente inchiesta ‘Aspide’, 13 misure cautelari per accuse di corruzione e turbativa nell’Asp di Trapani, infestata secondo le indagini da vicende di appalti truccati e ricatti sessuali. Il software fu inserito nel cellulare del funzionario Asp Antonino Sparaco, che avrebbe ricevuto l’incarico di direttore dell’Unità operativa complessa attraverso favoritismi.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)