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LA FAIDA FAMILIARE

“Dai tre Elkann una frode verosimile e frutto di dolo”

TRIBUNALE – Riesame “Confermata la tesi d’accusa: Marella Caracciolo in Svizzera soltanto due mesi l’anno. Negli ultimi tempi la residenza prevalente era in Italia”

DI ETTORE BOFFANO E MARCO GRASSO

6 APRILE 2024

Le parole dei giudici del Tribunale del Riesame di Torino sono nette e pesanti per i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann: “La frode è stata verosimile oggetto di dolo in capo a tutti i tre: si è visto come fossero in ottimi rapporti con la nonna Marella Caracciolo e come ne conoscessero abitudini e problematiche di salute che rendevano prevalente la sua permanenza in Italia. Di fronte al decesso della congiunta, è verosimile che abbiano avallato (con dolosa volontà adesiva), le strategie già suggerite e realizzate con la fattiva consulenza di Gianluca Ferrero (il commercialista di fiducia, ndr)”.

La frase è il passaggio più importante nelle 22 pagine della motivazione nelle quali il Riesame spiega perché, la settimana scorsa, ha respinto il ricorso degli indagati, lasciando ai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti, tutti i documenti cartacei e digitali sequestrati dopo che, il 6 marzo scorso, lo stesso il Tribunale ne aveva aveva ordinato il dissequestro.

La replica della Procura era stato un secondo decreto, nel quale si indicavano come nuovi indagati, dopo John, Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grunigen, anche Lapo e Ginevra Elkann, contestando oltre ai reati fiscali anche la truffa nei confronti dello Stato. Consistente “nei raggiri e negli artifizi” per far risultare la “residenza fittizia” della nonna e vedova di Gianni Agnelli in Svizzera: per non pagare la tassa di successione in Italia ed escludere la madre Margherita dall’eredità dei suoi genitori.

Un “novum”, secondo i giudici, che questa volta hanno reso legittimi tutti i sequestri (faldoni, telefonini, computer, server e account di posta elettronica), nell’abitazione e negli uffici di John, negli studi di Ferrero, di due notai, in alcune fiduciarie e nella filiale torinese della banca svizzera Pictet & Cie.

Le prime contestazioni dei pm riguardano la mancata indicazione, nelle dichiarazioni dei redditi di Marella Caracciolo successive alla sua morte avvenuta il 23 marzo 2019, del vitalizio mensile che riceveva dalla figlia Margherita: con un’evasione di Irpef per almeno 3,7 milioni di euro. Oltre alla scoperta, in una delle fiduciarie, del trasferimento su due off-shore, gestiti da un trust del Liechtenstein e intestati ai fratelli Elkann di oltre 700 milioni di euro, riconducibili a un precedente off-shore attribuito alla nonna.

Adesso, controllando tutta la documentazione digitale, e in particolare quella trovata nella banca Pictet & Cie e nella P-Fiduciaria, la Procura vuole accertare se esistano altri capitali creati all’estero da Gianni Agnelli, poi trasferiti alla vedova e infine ai nipoti.

Sono ancora i giudici del Riesame a sottolineare questa nuovo fronte d’indagine: “Oggi sufficientemente riscontrato dalle annotazioni della Guardia di Finanza, secondo cui tutti i familiari… e quindi anche la Caracciolo, il defunto marito e i nipoti, forse anche l’esponente stessa (Margherita, ndr) fossero adusi a movimentare cospicue liquidità in paradisi fiscali”.

Lunedì si svolgeranno gli “accertamenti irripetibili”: la procedura con la quale si provvede a estrarre dai dispositivi copia di tutto ciò che l’accusa giudica importante. Il giudice per le indagini preliminari, invece, ha respinto la richiesta dei legali degli Elkann affinché tale adempimento si svolgesse in sua presenza. Tutti gli eventuali patrimoni scoperti ricadrebbero nella massa ereditaria italiana di Marella, con un calcolo della tassa di successione evasa che potrebbe raggiungere cifre molto ingenti, soprattutto se inglobasse le quote della società “Dicembre” (un’altra vicenda sulla quale il Riesame indica la necessità di indagare) che oggi consente a John e ai fratelli il controllo dell’impero Agnelli.

Ma chi dovrà pagarla Una questione che sarà decisa invece dal Tribunale Civile di Torino, davanti al quale Margherita Agnelli ha avviato una causa contro i figli, per ottenere l’intera eredità della madre, facendo seguire l’esposto penale. Nelle loro motivazioni, i giudici si occupano anche delle testimonianze del personale che seguiva Marella. E indicano due “schieramenti” – tra i dipendenti più favorevoli agli Elkann oppure alla madre – di alcuni di loro “compulsati” da entrambe le parti (ma il legale di Margherita, Dario Trevisan, lo nega con fermezza) e cita persino un’intercettazione nella quale due ex autisti alluderebbero “alla loro ricerca di vantaggi economici dalla vicenda”. Le altre testimonianze, però, sono giudicate “convergenti” nell’indicare la reale residenza italiana di Marella.

Durante la discussione davanti al Riesame, infine, i pm hanno riferito di voler indagare anche sulla possibilità di pagamenti “forfettari” (o in nero?, ndr) al personale e su quanti, tra gli indagati, ne fossero a conoscenza.

LEGGI – Pasqua, sorpresa amara per gli Elkann: tutti i sequestri confermati

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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