8 marzo: recuperare il significato della festa delle donne
L’8 marzo è diventato un giorno per divertirsi nei locali e ricevere mimose. Il solito risvolto consumistico di quella che dovrebbe essere una commemorazione riflessiva. Si, perché c’è tanto da riflettere su quello che nel 1908 accadde ad un gruppo di operaie newyorkesi della fabbrica tessile Cotton. Esse protestarono contro le dure condizioni in cui erano costrette a lavorare fino a quando, l’8 marzo appunto, lo sciopero fu fermato dal proprietario della fabbrica, Mr. Johnson, che bloccò tutte le uscite per impedire alle donne di scappare e appiccò il fuoco. Le 129 operaie rinchiuse all’interno dello stabilimento perirono arse dalle fiamme.
Alcuni ritengono che, in realtà, questo episodio non sia mai avvenuto; fatto sta che già nel 1909 fu celebrato negli USA il Women’s Day. Grande sostenitrice di tale dedicazione fu Rosa Luxemburg, ebrea socialista perseguitata ed uccisa dai tedeschi, che vedeva nell’8 marzo il simbolo delle vessazioni che la donna aveva dovuto subire nel corso dei secoli. La prima celebrazione internazionale si ebbe nel 1911, quando si tennero numerose manifestazioni anche in Europa. In Italia si deve, invece, aspettare il 1922 per dare il giusto rilievo all’evento, la cui celebrazione fu però sospesa durante la seconda guerra mondiale e ripresa nel 1945, per volere dell’Unione Donne Italiane che riconobbero il suo simbolo nella mimosa, fiore semplice ma bellissimo come il gentil sesso. Le femministe italiane dovettero combattere a lungo per vedere riconosciuti i propri diritti: nel 1946 ottennero il diritto al voto ma ancora nel 1972 furono oggetto di massacro. Esse erano scese in Campo de’ Fiori a Roma con lo scopo di riappropriarsi dell’intero processo della maternità che, per loro, non doveva appartenere allo Stato o alla Chiesa. Tali donne, favorevoli quindi all’aborto, furono colpite duramente dalla polizia. Tre anni dopo l’ONU riconobbe ufficialmente la Giornata Internazionale della Donna, in cui si commemora anche l’incidente, avvenuto nella fabbrica Triangle di New York il 25 marzo 1911, che causò 146 vittime – soprattutto donne. L’evento ebbe una forte eco tanto che da allora si vararono nuove leggi riguardo la sicurezza sul lavoro.
Molte donne oggi non si riconoscono nell’8 marzo proprio per il suo lato effimero. È necessario riappropriarsi di questa giornata, farla diventare nuovamente un momento di riflessione, non di divisione fra sessi ma di unione per tutti coloro che rifiutano la sopraffazione e la violenza.
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