LA PAROLA DI OGGI E’ FESTEVOLE
Festevole
fe-sté-vo-le
SIGNIFICATO Gaio, allegro, brioso
ETIMOLOGIA da festa.
- «È stata davvero un’accoglienza festevole.»
Le parole positive, quelle che significano e danno un senso di piacevolezza e di agio, sono da coltivare con amore particolare: non danno allarmi né disinnescano, ma fanno notare un bel tratto della vita. Senza contare che, per quanto si diano per scontate, possono essere ricercate, e difficili da accordare in maniera fine.
Prendiamo il festevole. Avrà lo stesso significato di ‘festoso’, no? Ecco, anche oggi possiamo ammirare questo carattere della nostra lingua: tanta parte delle sue sfumature — e in particolare quella più sottile, inafferrabile, potente — passa per i suffissi.
Il suffisso aggettivale -oso ci racconta un essere ‘pieno di qualcosa’. Peloso, zuccheroso, invidioso. C’è molta quantità, molta concentrazione, nell’-oso. Il festoso quindi ha tanta festa, in sé, con un’allegria manifesta così smaccata da risultare perfino esagerata: non a caso l’epitome del festoso è il cane che uggiola e scodinzola quando rientri a casa.
Il festevole invece, nonostante parta dall’identica base, si presenta diverso. Beninteso, non è una diversità che la lessicografia riesca sempre a cogliere: è facile trovare sui dizionari che festevole vuol dire festoso (e questo è uno dei difetti che spesso i dizionari hanno, non riuscire a rappresentare le mezze tinte). La festevolezza non ci parla di un essere pieni di festa, ma di un modo di essere, di un’inclinazione. Infatti in genere il suffisso -evole (fratello di -abile e -ibile, e piuttosto sfaccettato) ci parla principalmente di un’attitudine. Vale la pena notare che è un suffisso di matrice popolare, e che ha dato i massimi frutti nel Trecento e nelle stagioni della lingua italiana che al Trecento si sono ispirate: quando lo leggiamo, è probabile che la parola che lo porta sia non solo antica, ma un’intuizione di un secolo d’oro della lingua.
Il festevole ha contorni meno netti. Non siamo nel vortice rapinoso della festa, coi cappellini e le lingue di Menelicche, ma in un’espressione di brio larga e accogliente, gaia, lieta, pronta al divertimento.
Arriviamo a casa dell’amica per cena e c’è un clima disteso di festevolezza; è conseguente che sia festevole l’accoglienza al festival, dove fra musica e odori invitanti respiriamo un’aria vivace e accomodante; possono essere festevoli i colori e i profumi di un giardino in primavera, così come quelli che scegli di indossare.
Rispetto al festoso — che è praticamente l’unica risorsa a cui ricorriamo di solito per attribuire un atteggiamento o un carattere di festa, a parte il festivo da calendario — il tono è più compassato, di una partecipazione meno quantitativa e più di modo. È una parola che non racconta la massa di un attributo, ma una disposizione. Tant’è che il respiro del festevole si è adattato (specie in passato) anche ad accezioni differenti: è il dilettevole e il faceto, quindi si può parlare di un racconto festevole; è ciò che è proprio della festa, e quindi si può parlare di ornamenti festevoli, di canti festevoli; è anche chi ama le feste e i divertimenti, e quindi si può parlare di una compagnia festevole.
È una parola non comune ma trasparente per chiunque: una splendida occasione per portare una mezza tinta più precisa e ricercata nel descrivere amenità e gaiezze.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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