S.Maria a Vico. Aurora picchiata, ustionata e mai portata dal medico; la Procura: ‘Curata con lo strutto’
La piccola morta 45 giorni dopo la nascita. Arrestati i genitori con l’accusa di omicidio colposo: lui 26 anni e lei 19
Il bagno con acqua bollente
Fin dal primo momento la versione fornita dalla coppia ai carabinieri era apparsa poco credibile. I due avevano infatti raccontato di avere fatto un bagnetto alla piccola con acqua troppo calda, ipotizzando che si fosse scottata in un loro momento di distrazione.
L’autopsia e l’esame dei cellulari dei genitori (in particolare i messaggi che si erano scambiati) hanno invece fatto emergere un’altra dinamica.
Gli altri due figli della coppia erano già stati affidati a una casa famiglia.
Dall’autopsia è emerso anche che la piccola aveva subìto precedenti maltrattamenti: sul corpicino infatti sono state rilevate ecchimosi, graffi e ustioni.
Effettivamente la bimba veniva lavata con acqua bollente, ma non è stata quella la causa della morte.
Dalle indagini è emerso anche che nei suoi 45 giorni di vita la piccola non sarebbe mai stata visitata da un medico, ma sottoposta a cure fai da te; i genitori avrebbero usato dello strutto per medicarle le ustioni.
In un comunicato gli inquirenti sottolineano la mancata prudenza nella gestione quotidiana della bambina.
Emanuele Savino si trova ora nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Anna Gammella in quello di Pozzuoli; nelle prossime ore ci sarà l’interrogatorio di garanzia da parte del gip, nel corso del quale potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere.
La storia di Giuseppe
La vicenda di Santa Maria a Vico ricorda molto quella avvenuta a Cardito, nel Napoletano, nel gennaio del 2019: il piccolo Giuseppe, di otto anni, fu massacrato di botte in casa dal compagno della madre, l’italo tunisino Toni Essobti Badre, alla presenza della donna, Valentina Casa, che non fece nulla per salvare il figlio.
Anche in quel caso, è emerso dai processi, pur avendo compreso che le condizioni del bambino erano gravissime i due non lo fecero curare, ma si limitarono a fargli un massaggio con una pomata.
Quando i familiari dell’uomo chiamarono il 118 era troppo tardi. La vicenda di Giuseppe suscitò un clamore enorme, anche perché le maestre, che pure vedevano i lividi e i graffi, non si rivolsero alle forze di polizia.
Essobti Badre è stato condannato in via definitiva all’ergastolo.
Più complicata la vicenda processuale della madre: condannata in primo grado a sei anni e in secondo all’ergastolo, subirà un nuovo processo di appello dopo l’annullamento della sentenza con rinvio da parte della Cassazione.
(Fonti: Corriere del Mezzigiorno – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)