Da Brescello all’oceano Atlantico. “Papa Francesco? Un giovane come noi”
Externato de Penafirme a dos Cunhados: non è semplice pronunciare il nome della località – una sessantina di chilometri a nord ovest di Lisbona – che accoglie un numeroso gruppo di italiani, giunti in Portogallo per la Gmg. Per arrivare qui occorre mettersi nella prospettiva dell’esodo: ma dopo un paio d’ore, cambiando tre mezzi, anche il giornalista partito dalla capitale raggiunge la meta.
Qui si respira l’Italia. Una grande struttura scolastica, con chiesa annessa, accoglie i pellegrini, alloggiati parte in famiglia e parte proprio nella scuola. I volontari si fanno in quattro per dare indicazioni e offrire acqua e frutta. Giornata umida e nuvolosa da queste parti, non lontane dall’oceano. Alla messa, in mattinata, la partecipazione dei ragazzi è numerosa e vivace. Cinque preti sull’altare, un nutrito coro portoghese con magliette gialle. Il resto è Italia: bandiere, cappellini, accenti regionali. Spicca, per vivacità, il gruppo della comunità pastorale “Sant’Anselmo di Gerusalemme e Sant’Antermide Zatti”, che riunisce le parrocchie di Brescello, Boretto e Lentigione, diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
Un respiro universale. “Sono partito con la voglia di conoscere gente, tanti giovani. E con la consapevolezza di iniziare un cammino per capire dove mi avrebbe portato”: Mattia è di Brescello, 21 anni. Fa parte di quelli destinati a Externato de Penafirme. Si sta preparando, con gli altri, all’avventuroso trasferimento verso Lisbona, dove stasera è prevista la “festa degli italiani”. Mattia, bersagliato dal giornalista, dapprima si schernisce: “Fede”, che sta per Federica, “rispondi tu per me!”. Poi imbastisce un paio di belle riflessioni. Ha intrapreso questo viaggio per la Gmg “cercando una direzione”: nella vita, nella fede. Quindi riprende il discorso: “sono qui con altri giovani come me, che sto conoscendo, che mi stanno facendo capire che la fede va oltre la propria parrocchia, la propria comunità. La fede e la Chiesa qui assumono un respiro più ampio, si comprende che sono una esperienza universale”.
A Fatima l’incontro con Gabriella. Volti sorridenti e interessati assistono alla chiacchierata. Tra loro, don Giancarlo Minotta, che li accompagna. “Io sono qui con le miei due migliori amiche, siamo cresciute assieme. Una esperienza diversa, anche se non nuova, perché sono una scout”. Ilaria, 19 anni, di Boretto, trasmette “il bello” del muoversi “con altri ragazzi, per un evento ecclesiale”. Anche lei attende con curiosità l’incontro con Papa Francesco. “È un giovane come noi – racconta convinta –, nonostante l’età. Ha idee fresche, che condivido. Mi è sempre piaciuto molto”. Il pontefice argentino sarebbe felice di ascoltare queste parole che vengono dal cuore. Ilaria passa a raccontare la giornata precedente, trascorsa a Fatima. “Ci faceva da guida una donna, Gabriella, che oltre a spiegare il santuario e la sua storia ci ha trasmesso un senso profondo di credere”.
“Per me Cristo è importante”. Il colloquio continua a taccuino chiuso. Entusiasmo e passione abbondano. Risate e abbracci accompagnano la giornata. Assieme alla voglia di stare insieme, alla curiosità di conoscere giovani di vari Paesi e nazionalità. L’italiano si mischia al portoghese, poi spuntano frasi in inglese, lingua franca di questa generazione digitale e senza confini. Nel parlare c’è molto Gesù e poca Chiesa. Poi si affaccia un volontario, Manuel, 23 anni, di Lisbona: “ho sentito quello che stavate dicendo – confida –. Le cose che hanno detto loro valgono anche qui, per noi. A volte sento i miei amici che dicono di far fatica ad andare a messa. Magari Papa Francesco ci aiuta a capire di più la Chiesa. Per me Cristo è importante, sennò non sarei qui”.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)