GIALLO DI ARCE – OMICIDIO SERENA MOLLICONE
Il 15 luglio 2022 la Corte d’assise di Cassino, Presidente Massimo Capurso, Giudice a latere Vittoria Sodani, assolveva la Marco Mottola, Franco Mottola, Annamaria Mottola e i Carabinieri Vincenzo Quattrale e Francesco Suprano per l’omicidio di Serena Mollicone.
Un processo duro, difficile e complicato che, in realtà, non doveva nemmeno cominciare, ma la brama della massa urlante che voleva il patibolo lo aveva preteso e la logica psico-giudiziaria lo fece celebrare.
La sentenza d’assoluzione decretava l’innocenza degli imputati, la vittoria della loro Pool difensivo, il fallimento di un impianto accusatorio basato su indizi contraddittori, vuoti e, addirittura, alcuni a favore degli imputati.
La sentenza d’assoluzione dava ragione alle tesi della difesa, ai loro avvocati e ai loro consulenti tecnici.
Noi della difesa abbiamo sempre sostenuto che l’impianto accusatorio fosse basato non sulla scienza, ma sull’istinto e su analisi illogiche, su forzature e cecità e innamoramenti dei sospetti e delle congetture.
Abbiamo dimostrato che Serena mai e’ entrata in Caserma;
che il brig. Santino Tuzi e’ stato ritenuto inattendibile e contraddittorio, che si è suicidato per motivi di perdita di autostima e di crisi personale e che MAI ha visto Serena entrare in caserma;
che la porta della Caserma CC di Arce non e’ l’arma del delitto come invece erroneamente ritenuto dai Pm, dai suoi investigatori, dalla prof.ssa Cattaneo, dall’ing. Sala, dal generale Luciano Garofano, dai ct Casamassima, Della Guardia e Scatamacchia, dai consulenti delle parti civili, da qualche avventuriero/a della criminologia pronto/a solo a fare spettacolo e a buttarla in caciara, da diversi giornalisti caduti nella trappola cognitiva dell’impianto accusatorio fallace che si presenta come invincibile;
abbiamo dimostrato che il m.llo Mottola nulla ha depistato e che su di lui, sulla famiglia e sugli altri imputati sono state costruite solo congetture basate sul nulla solo per dimostrare la loro colpevolezza;
che gli elementi portati dall’accusa si sono rilevati insignificanti e/o contraddittori e/o a favore della Difesa degli imputati;
che le impronte papillari del legatore di Serena Mollicone (assassino o complice dell’assassino) sono sui nastri che legavano la povera Serena e non sono riferibili agli imputati.
Sicuramente hanno trionfato la logica, la scienza dell’investigazione criminale, le scienze forensi, la freddezza, il buon senso, l’intelligenza, la ragione e il diritto. Sicuramente sono stati sconfitti l’istinto giustizialista forcaiolo, l’oscurantismo della caccia all’untore tipo “La colonna infame” di Alessandro Manzoni, il pressappochismo, le fissazioni investigative fatte divenire tesi.
Si badi bene: abbiamo le impronte digitali del soggetto ignoto che ha legato Serena Mollicone, basta trovarlo e il caso sarà chiuso!
Diamo la caccia al vero colpevole, non a quello di comodo per fare vedere “quanto si è bravi”: basta con gli errori così come è accaduto prima con Carmine Belli, poi con la famiglia Mottola.
Prof. Carmelo Lavorino portavoce del Pool di difesa per conto degli Avv. Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Mauro Marsella, Enrico Meta e dei Ct Dr. Enrico Delli Compagni, Ing. Cosmo Di Mille, Prof. Bolino, Avv. Alessandra Carnevale, Dr.ssa Giusy Marotta, Avv. Silvana Cristoforo, Geom. Fulvio Marsella, Dr.ssa Valeria Bamonti, Dr. Tony Carbone, Dr. Massimo Amadei, P. Inf. Gaetano Bonaventura, Prof. Claudio Lavorino, Dr. Dante Davalli, Dr.ssa Raquel Scappaticci, Avv. Gianluca Ciaraldi.