*Il sacello* di Vincenzo D’Anna*
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*Il sacello*
di Vincenzo D’Anna*
“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?” Comincia con questa celebre strofa una delle più belle poesie della letteratura italiana, uscita dalla penna del grande Ugo Foscolo. Il Carme dei Sepolcri rappresenta un mirabile esempio di lirica e di morale, ammonimento eterno per tutte le generazioni presenti, passate e future. Chiediamoci con il poeta di Zante: esiste ancora il senso dell’eternità, il valore di tramandare ai posteri il culto di chi ci ha preceduto in vita, di chi ce l’ha donata, di quanti ci hanno istruiti oppure amati, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno aiutato a camminare con il loro insegnamento? Nell’era del pensiero debole, dell’alienazione a cui ci conduce l’opulenza, nel tempo dell’ignoranza che fa bella mostra di sé (con la stolta protervia che invece il sapere ha sempre schivato per umiltà), resiste e sopravvive la distinzione tra la quotidianità e l’esistenza stessa, tra il procurarsi gli agi quotidiani e la vita intesa come portato che travalica i bisogni e ci eleva al pensiero alto e profondo? Persiste ancora negli uomini, soprattutto nei più giovani, il sentimento della memoria e della riconoscenza, del rispetto di quella parte di noi stessi che attraverso i saperi ci ha fatti esseri viventi superiori ? Insomma: c’è ancora qualcosa che ci distingua da ciò che consumiamo, da quello che inseguiamo per induzione, per sentirci allineati, omologati, a quella parte della comunità nella quale viviamo? Siamo ancora protesi ad essere persone consapevoli e responsabili della libertà di cui godiamo nel nostro presente e della storia tramandata che rappresenta il nostro passato? Vivere non è affatto sopravvivere !! .Un altro grande poeta, Pierpaolo Pasolini, presago dei tempi che sarebbero venuti, in una sua poesia, “Ballata delle madri”, così scrisse: “È così che vi appartiene questo mondo: fatti fratelli nelle opposte passioni, o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo a essere diversi: a rispondere del selvaggio dolore di esser uomini”. Innanzi ad efferati crimini, alla società che ormai accoglie e ratifica ogni devianza, ogni violenza, ogni crudeltà, e le sdogana come retaggio inevitabile di un mondo che muta e che fisiologicamente è’ costretti ad accoglie, come segno emancipazione e di libertà, finanche disponendo “ ad nutum” della vita e della morte, rimaniamo fermi ed inermi, basiti ma ossequiosi e proni a quella realtà. Parole come eutanasia, eugenetica, manipolazione del DNA, per costruire organi ed individui, soppressione dei generi e della famiglia tradizionale, lascivia dei costumi ammantata di libero arbitrio, fanno parte ormai di una sorta di campionario sdoganato, una scala di valori etici introdotta da una nuova semantica e dalla nuova morale introdotta dal “politicamente corretto”. Le voci di dissenso, pur presenti, sono aggredite mediaticamente da i nuovi filosofi farlocchi, zittite come espressione di una mentalità retrograda ed ottusa, sono sempre più flebili. Risultato: in tanti finiscono per adeguarsi alla vulgata ed alla vacuità della emulazione corrente. Ha ancora valore e senso, dunque, credere nel trascendente, coltivare i precetti di una fede e dei suoi codici etici, testimoniare una diffidenza logica per tutto quanto ci viene propinato come ineluttabile segno dei tempi ai quali piegarci? E cosa dire innanzi alla moda della dispersione delle ceneri dei defunti cremati, considerata un atto estremo per ricongiungersi alla natura senza nessun altra mediazione culturale e spirituale? E’ forse giusto abituarsi ad essere tra i ricchi e voltarsi dall’altra parte innanzi ai diseredati ed ai morti che attraversano il mare per raggiungere una vita degna e decorosa che altrove non hanno mai avuto e che hanno perso definitivamente? E’ l’insieme di questi nuovi “valori” che la tecnologia ed il pensiero minimale, quasi una nuova “ minima moralia” ci ha imposto come portato di un nuovo umanesimo universale, cosa ci riserverà in futuro? Non credo sia possibile costituire una nuova guida, uno scoop alto e nobile per l’umanità, se si cancellano intere pagine dalla storia del mondo e la memoria di coloro che ne crearono i suoi splendori!! In questa nuova tipologia di vita che ci propongono come moderna, che valore hanno la cultura, l’onestà, la bontà, il rispetto per il bene comune, il bello e l’estetica, l’etica che orienta le coscienze? Sono forse reminiscenze desuete, arnesi ideologici da accantonare, storia da cancellare? Ed allora che se ne faranno di un mondo che non ha ricordi, che ignora la sua storia e quelli che l’hanno fatta, che archivia, come inutile ancella della tecnologia, finanche la memoria delle umane cose? E ci sovviene ancora il Foscolo laddove egli descrive che il sacello, il sepolcro che raccoglie le spoglie dei nostri predecessori, è un monumento, un filo conduttore che ci guida verso il futuro che, se non ha memoria del passato, non potrà mai dispiegarsi degnamente: “Ahi! su gli estinti non sorge fiore, ove non sia d’umane lodi onorato e d’amoroso pianto”. Ed ancora: “Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna”. Pensieri, questi ultimi, licenziati come ridondanti ed inutili nozioni, smarriti e sconosciuti. E se nessuno si interessa degli avi dei valori sui quali fu costruita la civiltà che qualità potrà mai avere una vita degna di tale nome? Alzi la mano chi lo può spiegare!!
*già parlamentare
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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