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Licenziati a mezzo stampa: il bel Mondo Convenienza
VERTENZA – Da Firenze a Torino, dove in 150 bloccano il magazzino e interviene la polizia. Un mese di protesta, ma il colosso non tratta
DI LEONARDO BISON
15 LUGLIO 2023
Non si ferma, e anzi sale di livello, la vertenza Mondo Convenienza – colosso della distribuzione mobili – che a Campi Bisenzio (Firenze) ha superato i 40 giorni di presidio e sciopero permanenti. L’ultima trovata è del 13 luglio, quando, con un comunicato stampa, Rl2, la società in appalto per cui lavorano i facchini in sciopero, ha comunicato “di aver proceduto in data odierna al licenziamento di 25 dipendenti, responsabili del blocco illegale anche tramite atti violenti, del servizio di consegna nel deposito di Campi. I dipendenti in questione, supportati dai SiCobas, con le loro condotte hanno messo a rischio chiusura l’attività produttiva” e, quindi, anche i posti di lavoro. Tradotto: un licenziamento a mezzo stampa, un salto di qualità nei conflitti del lavoro, che peraltro non è chiaro chi riguardi, dato che i tesserati Si Cobas in sciopero sono una cinquantina a Campi Bisenzio, ma che per i sindacalisti ha un motivo preciso: quello che nelle stesse ore stava succedendo a Torino, dove nel magazzino Mondo Convenienza da mercoledì circa 150 lavoratori sui 280 impiegati sono in sciopero a oltranza. Ieri mattina la polizia ha provato a rompere il picchetto portando via i lavoratori di peso, mentre (anche a Firenze) altri lavoratori protestavano sotto Comune e Questura contro gli scioperi (“Fateci lavorare”). La situazione si sta complicando, e due nuovi tavoli di crisi ieri sono stati convocati in Toscana.
La vertenza partita da Campi ha sempre le stesse rivendicazioni: rispetto del Ccnl nazionale della logistica (oggi i lavoratori in appalto di Mondo Convenienza sono inquadrati col più povero Ccnl Multiservizi, circa 400 euro al mese in meno); introduzione di un marcatempo che consenta di segnare le ore lavorate e veder pagati regolarmente gli straordinari; rispetto delle misure di sicurezza e dismissione del “regolamento aziendale” interno a Mondo Convenienza – e società in appalto – che, tra le altre cose, prevede di effettuare consegne in qualsiasi condizione. Ma l’azienda – 1,2 miliardi di fatturato, e lo slogan “La nostra forza è il prezzo” – rivendica la possibilità di utilizzare quei sistemi, fatto ribadito anche il 28 giugno nel primo tavolo tenutosi, dopo 20 giorni di scioperi, in Regione Toscana, sperando in rapida fine delle proteste.
“Non avevamo mai visto un licenziamento collettivo con un comunicato stampa”, spiega al Fatto Luca Toscano dei Si Cobas Firenze, convinto che sia stato lo sciopero di Torino a cambiare le carte in tavola, “uno stabilimento che serve tutto il Piemonte e la Val d’Aosta, bloccato da tre giorni” mentre a Campi Bisenzio, uno dei tre stabilimenti toscani, numeri simili non erano mai stati raggiunti (la vertenza a giugno è arrivata anche nei magazzini di Roma e Bologna).
Già due procure, Ivrea e Bologna, hanno indagato i vertici aziendali per l’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento del lavoro, nel 2021 e nel 2022. A Bologna il processo è appena iniziato, a Ivrea è in fase di conclusione delle indagini. Mondo Convenienza ha scelto in queste settimane di non parlare della vertenza in corso, alle domande del Fatto ieri non ha risposto, ma promette di farlo lunedì. Già nelle settimane scorse ha spiegato però di non avere responsabilità su ciò che fanno le Srl in appalto.
Veneta Logistics, l’azienda che gestisce il magazzino di Settimo Torinese, ha detto di non accettare che “un gruppo di pochi dipendenti affiancati da Si Cobas e soggetti manifestanti estranei all’azienda, stia impedendo a oltre 300 persone di poter lavorare mettendo a rischio il loro posto di lavoro”. Ma secondo Oscard Gnagob Ioba, delegato Si Cobas del magazzino di Settimo, la situazione è diversa: “Sono tutti d’accordo con noi, ma tanti sono costretti a non dirlo”. Nel magazzino, dove sono in prevalenza africani subsahariani, romeni e maghrebini, i Si Cobas sono arrivati pochi giorni fa, Oscard è stato uno dei primi tesserati: “Abbiamo detto basta. Non si riesce a lavorare in queste condizioni, con turni di 10, 11, 12 ore. Vogliamo solo qualche diritto”. Si sono organizzati in turni, anche chi non sciopera offre aiuto. E non hanno dubbi su quando finirà la protesta: “Quando apriranno un tavolo per discutere, sennò stiamo qui due settimane, due mesi, quanto serve”.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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