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POLITICI E IMPRENDITORI CORROTTI: ” REPORT DEVE CESSARE DI ESISTERE”…

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IL CASO

La nuova Rai taglia il giornalismo d’inchiesta: non è più un dovere

TV – Ranucci (Report): “Via dal contratto di servizio”

DI GIANLUCA ROSELLI

28 GIUGNO 2023

La Rai non è più obbligata a realizzare programmi che facciano giornalismo d’inchiesta. Almeno a leggere il testo del nuovo contratto di servizio, approdato lunedì in Cda. Con conseguenze che possiamo immaginare per le trasmissioni d’inchiesta, da Report a Presadiretta, e non solo. A lanciare l’allarme è Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, in queste ore nell’occhio del ciclone per l’affaire Santanchè.

“Il giornalismo d’inchiesta sta vivendo un momento molto particolare. Mi risulta che il contratto di servizio presentato ora sia stato privato di una parte che riguardava la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta”, ha detto Ranucci intervenendo su Radio1. “Se questo fosse vero, sarebbe gravissimo, perché a scrivere il contratto è stato il ministero del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, oggetto di un’inchiesta di Report”, ha aggiunto il giornalista.

Il tema scatena subito reazioni. A partire da Giuseppe Conte. “Sarebbe gravissimo. Viva il giornalismo d’inchiesta, perché contribuisce a elevare la qualità del dibattito pubblico”, afferma l’ex premier. “Invece di far dimettere una ministra che non paga i fornitori e i dipendenti, preferiscono far dimettere le inchieste dal servizio pubblico”, attacca Nicola Fratoianni, mentre Elly Schlein si chiede “come questi cambiamenti incideranno sulla programmazione”, facendo riferimento anche all’introduzione della promozione della natalità inserita nel contratto. Secondo Alessandro Zan, in Rai “si applica in pieno il modello Orban, con la destra che ostacola il giornalismo e impone il modello di società sovranista”.

Nel vecchio contratto, sotto la categoria obblighi specifici, si parlava infatti di “valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica d’inchiesta”. Ora non più. Ma il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, fa notare come nel nuovo contratto “manchi pure il punto sul favorire la coesione sociale, come anche, tra i principi generali, è stato eliminato il comma sull’accoglienza e l’inclusione”.

Insomma, secondo alcuni, anche il nuovo contratto che impegnerà l’azienda nei prossimi anni servirà alla nuova narrazione teorizzata dal governo Meloni e dai vertici aziendali nominati dalla destra.

“Polemiche prive di fondamento. Il contratto deve ancora essere oggetto di discussione. Inoltre, all’interno dei prossimi palinsesti la Rai ha incrementato i programmi d’inchiesta per quantità e ore, a partire da Report”, smentisce, con una nota, di Viale Mazzini.

Il nuovo contratto di servizio, con validità cinque anni (2023-2027), è come sempre il frutto di un confronto tra il ministero ex Sviluppo economico (ora Imprese e Made in Italy), quindi Urso e il suo staff, e il vertice della tv pubblica, Roberto Sergio e Giampaolo Rossi. La bozza sarà messa ai voti il 3 luglio in Cda, per poi passare al vaglio, non vincolante, della commissione di Vigilanza. Solo dopo questo passaggio potranno essere apportate delle modifiche, sempre da parte di ministero e vertici Rai.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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