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L’angolo del lettore, Vincenzo Restivo consiglia La Storia di Shuggie Bain

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Per il numero di giugno della rubrica letteraria“L’angolo del lettore” Vincenzo Restivo consiglia un testo di Douglas Stuart, intitolato “La Storia di Shuggie Bain” Oscar Mondadori.

“Sono andato a ritroso stavolta. La Storia di SHUGGIE BAIN sarebbe dovuta venire in modo propedeutico rispetto al GIOVANE MUNGO, e credo che se lo avessi fatto, ne avrei sprezzato di più la cronologia e la narrazione stessa.  Comincio questa digressione con la ferma consapevolezza che con un centinaio- o forse più – di pagine in meno, il messaggio sarebbe arrivato con la stessa intensità e avrebbe alleggerito una lettura che già per contenuti e argomentazioni, risulta gravosa.  Detto ciò, Stuart porta avanti un’ autobiografia autentica, sincretica in relazione a nomi e luoghi ma veridica, attendibile.  E non è la storia di Shuggie, come erroneamente la quarta di copertina vuole lasciarci credere. Quelli di Shuggie sono solo occhi osservatori e addolorati su quella che è la vita tormentata di sua madre Agnes, e la sua graduale ascesa agli inferi. Agnes è una donna che trova nell’alcol la via di uscita più semplice alla sua condizione. C’è, senza dubbio, il ritratto di una realtà dove il patriarcato incombe inostacolato e tossico, imponendo solitudine e comportamenti che sono il risultato di norme sociali asfissianti e deformanti.  Una donna troppo bella e ribelle non avrà vita facile in un contesto dove l’eredità maschile rende difficile la sopravvivenza del genere opposto e condanna le stesse donne all’attesa snervante di un uomo che possa provvedere al mantenimento della famiglia e, di notte, consumare un rapido rapporto sessuale scarno e maldestro. E per quanto all’uomo sia tutto permesso, anche il tradimento diventa una banale prassi da sopportare e quindi ,l’alcol resta l’unica risposta possibile a questa sopportazione. Stuart ci parla di sua madre, ma dà voce così a un’infinità di altre Agnes che per volvere sociale vengono condannate a un destino di stenti.  Se in Mungo , il conflitto snervante era quello tra la ripartizione Cattolici/Protestanti, qui, per quanto presenti le stesse dinamiche, il focus è proprio sulla solitudine e l’impossibilità di progresso malgrado gli sforzi.

Lo stesso Shuggie, bambino dai tratti delicato e dalle movenze troppo aggraziate per un maschio Glawsoniano negli anni 80, diventa il bersaglio preferito di questa comunità dove la norma sociale è indissolubile e persistente.
Shuggie è “lo strano”, sia per gli altri ragazzini che per i genitori di questi.
Un mondo malvagio e inospitale dove il bambino cerca salvazione a spintoni, tra sputi e schiamazzi, dedicando tutto il suo amore a quella donna che purtroppo, per la sua condizione precaria ed egoistica, non può ripagare l’affetto con la stessa mera intensità.
Un romanzo difficile. La struttura spazio/temporale, spesso precaria, per quanto indispensabile, rallenta la lettura. Lo consiglio con riserva a chi ha del tempo da volergli dedicare che non sia solo una pausa di mezz’ora tra un caffè e una corsa in metropolitana.

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