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Attualità

Continuo degrado della libertà di stampa in tutta Europa

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Giornalisti assassinati, imprigionati, aggrediti fisicamente, perseguitati per via giudiziaria o sottoposti a campagne diffamatorie.
A lanciare l’allarme sono le organizzazione partner della Piattaforma per la promozione della protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa, Federazione europea e Federazione internazionale dei giornalisti in testa, che martedì 7 marzo 2023 hanno presentato il Rapporto annuale 2023 sull’attività della piattaforma.

Rai, l’assemblea dei Cdr: «L’azienda è in una situazione gravissima»

10 March, 2023

«Lassemblea dei Cdr e fiduciari della Rai riunita ad Assisi definisce gravissima la situazione in cui si trova oggi la Rai». Lo rende noto lUsigrai attraverso un comunicato stampa in cui viene riportato il documento finale approvato allunanimità dallassemblea.

«Mentre si discute animatamente sul cambio dei vertici prosegue il documento -, per dare rappresentazione alle nuove maggioranze politiche, si dimentica che lattuale legge di nomina dei vertici della Rai non rispetta le chiare indicazioni della Corte Costituzionale (sin dalla sentenza n. 225 del 1974) sulla esigenza di garantire obiettività, completezza ed imparzialità del servizio pubblico, anche attraverso lindipendenza degli organi direttivi dellazienda, dal Governo e dai partiti».

Il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico incalza: «Quella in vigore è una pessima legge che nessuno vuole riformare e che consegna ormai da anni la guida della Rai Servizio pubblico nelle mani del governo di turno, con scelte che sempre di più appaiono prese lontano da viale Mazzini. Lo abbiamo detto con ogni governo che si è alternato alla guida del Paese. Lattuale assetto normativo non fornisce nessuna garanzia di risorse certe, congrue né di lunga durata per il funzionamento dellazienda. Dal ministro dellEconomia apprendiamo solo che dal prossimo anno il canone sarà tolto dalla bolletta, ma senza indicazioni su metodi alternativi di riscossione. Il rischio concreto è che si dia il via ad una nuova stagione di evasione della tassa sulla falsa affermazione che sia lEuropa a chiedere la modifica del sistema di riscossione».

Il comunicato si sofferma sugli scenari futuri: «Due cose lEuropa chiede per la libertà e indipendenza dei servizi pubblici di informazione e sono la certezza di risorse e una governance che abbia la necessaria autonomia dalle maggioranze politiche e dai governi Sul futuro dellazienda, inoltre, pesa il rinvio della firma del contratto di servizio e lincertezza sul futuro di Rai Way, uno degli asset più importanti del gruppo pubblico. Manca, infine, una decisione sul piano industriale che senza le risorse necessarie rischia di rimanere uno sterile documento fatto di slide e buoni propositi. Forte è la preoccupazione per la mancata nomina della Commissione di vigilanza Rai che proprio sul piano industriale Rai deve esprimersi e rappresenta il parlamento come organo di riferimento del servizio pubblico».

Il documento si conclude con lannuncio delle prossime mosse: «I Cdr e fiduciari della Rai esprimono forte preoccupazione per le sorti dellazienda e sul futuro di lavoratrici e lavoratori del servizio pubblico. Chiedono che il Parlamento intervenga portando a termine il percorso legislativo per una nuova legge di nomina per i vertici Rai entro la fine del mandato dellattuale dirigenza. Chiedono allazionista di maggioranza, il Mef, di indicare con certezza modi e metodi di riscossione del canone che garantiscano le risorse necessarie al funzionamento della Rai prima di procedere a modifiche dellattuale sistema di pagamento attraverso le bollette della luce. In assenza di decisioni che garantiscano al vertice una guida con pieno mandato per la gestione dellazienda, lassemblea dei Cdr e fiduciari della Rai annuncia già da ora la mobilitazione delle giornaliste e dei giornalisti per una Rai al servizio dei cittadini».

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Minacce a Federica Angeli, condanna definitiva per Armando Spada. La Fnsi: «I colleghi non sono soli»

10 March, 2023

«La Corte di Cassazione, giudicando inammissibile il ricorso presentato dall’imputato, ha reso definitiva la sentenza di condanna nei confronti di Armando Spada per tentata violenza privata a danno della giornalista Federica Angeli». Lo rende noto la Fnsi.

«Il 23 maggio 2013 ricorda il sindacato Spada minacciò di morte la cronista di Repubblica, al fine di impedirle di portare a termine un servizio sulle infiltrazioni criminali nella gestione degli stabilimenti balneari di Ostia. Anche a causa di questo episodio, da dieci anni Federica Angeli è costretta a vivere sotto scorta».

L’imputato è stato condannato a un anno di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni causati, oltre che alla collega, alla Federazione nazionale della Stampa italiana e al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, costituitisi parte civile, rappresentati innanzi la Suprema Corte dall’avvocato Giulio Vasaturo.

«Siamo stati al fianco di Federica Angeli sin dall’inizio di questo lungo iter giudiziario che, dopo dieci anni, si è concluso col pieno riconoscimento della responsabilità dell’imputato per la vile intimidazione rivolta alla collega di Repubblica. Questa sentenza vale a rendere onore all’esempio di Federica Angeli che ha denunciato a viso aperto sul suo giornale e nelle aule di giustizia gli scenari criminali di Ostia, pagando un prezzo personale altissimo per il coraggio con cui ha difeso, con coerenza, la sua libertà di cittadina e di giornalista», rilevano Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente della Fnsi.

«La pronuncia della Cassazione proseguono ribadisce, inoltre, la piena legittimazione della Fnsi quale soggetto garante, anche in ambito processuale, del lavoro giornalistico che sempre più spesso viene messo a repentaglio dai clan che operano sui territori. Il sindacato continuerà a sostenere, con ogni mezzo e in ogni sede, l’impegno dei colleghi che sono in prima linea nelle terre di mafia, affinché nessuno di loro debba mai sentirsi solo al cospetto dei potentati criminali che vorrebbero ridurli al silenzio».

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L’Unità torna in edicola senza i ‘suoi’ giornalisti. Fnsi e Stampa Romana a fianco delle colleghe e dei colleghi

10 March, 2023

«Il 18 aprile il Riformista cambia nome e diventa l’Unità». Lo scrivono, in una nota, il Cdr e le redattrici e i redattori del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. «Il 18 aprile spiegano l’Unità tornerà in edicola. Ma senza le giornaliste e i giornalisti che la storica testata della sinistra hanno difeso e fatto vivere anche negli anni bui e dolorosi della sua chiusura. In questo nuovo progetto editoriale noi, lavoratori dell’Unità licenziati nei giorni scorsi dal curatore fallimentare, semplicemente non esistiamo. Cancellati».

Il direttore designato Piero Sansonetti, proseguono giornaliste e giornalisti, «dirigerà un giornale realizzato, sia nella parte cartacea che in quella online, dai redattori de Il Riformista. I giornalisti e i poligrafici dell’Unità non saranno della partita. Viene, infatti, ignorata una questione cruciale, sancita da sentenze che fanno giurisprudenza: la testata sono anche i suoi lavoratori. Un legame indissolubile. Il 18 aprile semplicemente Il Riformista cambierà nome e si chiamerà l’Unità. Questo è il progetto, sicuramente inedito».

Per le lavoratrici e i lavoratori: «Siamo di fronte a un caso mai contemplato nel mondo del lavoro e che, soprattutto in ambito editoriale, può aprire scenari con esiti drammatici. Lo ribadiamo al direttore Sansonetti e all’editore Romeo: la testata sono anche i lavoratori. Un concetto tanto più vero nel caso dell’Unità, per la storia e il ruolo del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, ma anche per l’abnegazione e i sacrifici con cui noi giornalisti e poligrafici ci siamo battuti per tenere in vita il giornale, unici, assieme alla Federazione nazionale della Stampa e alle Associazioni regionali, a denunciare la vivisezione della testata e dei suoi archivi. Siamo stati gli unici a pagarne le conseguenze».

Il 3 giugno 2017, incalza la nota della redazione, «l’Unità è stata chiusa per le scellerate scelte dell’editore Pessina, nel silenzio complice del Partito Democratico che ne deteneva una quota e alla quale ha poi rinunciato senza darne neanche comunicazione al Cdr. Nel frattempo, parliamo di un arco di tempo lungo 6 anni, si sono perse le tracce dell’archivio storico e di quello fotografico, patrimonio di questo Paese che, grazie alla nostra collaborazione e al nostro impegno, nei mesi scorsi sono stati indicati alla curatela fallimentare e ritrovati. Apprendiamo ora che anche l’archivio online è stato ceduto con la testata e appartiene al nuovo editore».

In conclusione, «non è una bella storia quella che raccontiamo e ai responsabili vecchi e nuovi diciamo un forte, corale “NO”. Non esiste spazzare via un intero corpo redazionale, parte indissolubile di un giornale che ha parlato sempre alla sinistra, che ha dato voce alle sue istanze. E tutto questo proprio ora con un governo di destra così aggressivo nei confronti dei fragili. Scusaci Sansonetti (cit.) ma proprio non va. E lo diciamo a voce alta, senza paura, con la schiena dritta che l’Unità ci ha insegnato ad avere».

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Agcom contro le liti temerarie a sostegno della libertà di stampa

9 March, 2023

«Il consiglio Agcom, su proposta del Commissario Antonello Giacomelli, esprime apprezzamento e gratitudine per le parole con cui, in occasione dei 60 anni dellOrdine dei Giornalisti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito linformazione come un veicolo di libertà e un valore irrinunciabile che non può essere soggetto ad autorizzazioni o censure, e richiama nuovamente lattenzione sulla necessità di intervenire per contrastare pressioni e limitazioni alla libertà della stampa». Lo si legge da un comunicato stampa pubblicato dallAgcom sul suo sito web.

«La professione giornalistica – prosegue la nota – rappresenta un tema particolarmente caro a questa consiliatura che, tra i primi atti, ha dedicato un Rapporto al sistema dellinformazione. Quel documento, sottoposto a una consultazione pubblica conclusasi nel 2021, ha evidenziato, tra gli altri aspetti, come “le querele temerarie rappresentano un fenomeno di particolare gravità perché in grado di condizionare o compromettere la libertà di espressione, non solo per gli effetti che producono ma anche per una più generale intimidazione indirizzata allintero settore dellinformazione”. Nellindividuare le liti temerarie come una delle forme più gravi di attacco alla stampa, in quelloccasione Agcom ha proposto al Parlamento e agli stakeholders “un intervento legislativo organico in materia di minacce alla professione”».

Il comunicato si chiude indicando la strada per il futuro prossimo: «Alla luce di questo lavoro pregresso compiuto dallAutorità e delle misure che in questi mesi ha presentato la Commissione Europea, prendendo atto con soddisfazione che già in Parlamento sono state presentate proposte di legge in materia, il Consiglio Agcom dà mandato al presidente di organizzare in tempi ristretti sul tema specifico e sulle questioni attinenti alla condizione della libertà e delletica del giornalismo, incontri con i rappresentanti dellOrdine dei Giornalisti, con la Federazione Nazionale della Stampa e con la Fieg, per proseguire nellimpegno a cui richiama lalto appello del Capo dello Stato».

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Contributi ai giornali, Dipartimento per l’editoria e Guardia di finanza: nuova intesa sui controlli

9 March, 2023

Controlli ex post a campione sui contributi diretti e indiretti di sostegno all’editoria. E’ stato firmato oggi, presso la sede della Guardia di Finanza, a Roma, l’accordo tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, e il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Giuseppe Zafarana, che dà attuazione al Protocollo di intesa relativo ai rapporti di collaborazione tra il Dipartimento e la Guardia di Finanza.

L’obiettivo della collaborazione – rinnovata oggi per i prossimi 36 mesi senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica – è quello di «migliorare l’efficacia complessiva delle misure volte a prevenire, ricercare e contrastare le violazioni in danno degli interessi economici e finanziari dello Stato connessi all’erogazione dei contributi diretti e indiretti all’editoria».

«La collaborazione con la Guardia di Finanza – ha dichiarato Barachini – è uno strumento fondamentale nell’assegnazione dei sostegni all’editoria e, negli anni, ha contribuito alla drastica riduzione dei fenomeni patologici di illeciti e truffe nel settore. Una svolta, quindi, che tutela i contribuenti e lo Stato nel suo percorso di maggiore attenzione e responsabilità nella gestione dei soldi pubblici».

Ogni anno il Dipartimento, unitamente agli importi erogati l’anno precedente, trasmette al ‘Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie’ l’elenco dei soggetti ammessi ai contributi e al ‘Nucleo speciale entrate’ l’elenco dei soggetti ammessi ai crediti di imposta. I Nuclei speciali curano l’esecuzione di sinergici controlli e, al ricorrerne i presupposti, comunicano al Dipartimento le risultanze emerse, accertando che siano state soddisfatte tutte le condizioni previste dalla legge, in mancanza delle quali occorre procedere al recupero delle somme percepite. Ciò anche ai fini delle verifiche e dei monitoraggi da parte della Commissione europea in relazione alle misure sottoposte al regime di aiuti di Stato.

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Libertà dei media, la Cei in campo per la tutela del giornalismo: «Dati allarmanti»

9 March, 2023

La Cei scende in campo a tutela della libertà di stampa. «Non sempre scrive Vincenzo Corrado, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della CEI disponibilità fa rima con libertà. Almeno nel mondo della comunicazione e dell’informazione. Se è vero che sono aumentate le fonti con l’ausilio della tecnologia, è altrettanto vero che la libertà dei media continua a essere sempre minacciata. E questo avviene anche in Europa».

Riferendosi al rapporto “La guerra in Europa e la lotta per il diritto di informare“, delle organizzazioni partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, il portavoce della Cei ricorda che «nel corso del 2022, sono stati pubblicati 289 avvisi per segnalare gravi minacce o attacchi alla libertà dei media in 37 Stati, dove giornalisti sono stati uccisi, arrestati, aggrediti, perseguitati legalmente e oggetto di campagne di diffamazione».

Il dato numerico «è allarmante, soprattutto se legato alla guerra in corso e alle varie conflittualità. In primo piano resta la tenuta democratica del Vecchio Continente. Perché democrazia fa sempre rima con libertà di stampa», ricorda l’esponente della CEI.

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Domani, Di Trapani: «La querela di Durigon rilancia l’urgenza di una legge contro le molestie alla libertà di stampa»

9 March, 2023

«Due carabinieri si presentano nella sede di un giornale per chiedere la stampa di un articolo che era disponibile a chiunque online. L’articolo serviva per essere allegato a una querela per diffamazione che, evidentemente, il querelante non aveva prodotto. Apparentemente la storia potrebbe concludersi così, con contorni che hanno del grottesco. Ma sarebbe un grande errore: la querela presentata dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, e il provvedimento di sequestro con il quale due Carabinieri sono entrati nella redazione de Il Domani, richiedono la massima attenzione da parte di tutti coloro che hanno a cuore la libertà di stampa». Lo scrive il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, in un commento pubblicato martedì 7 marzo 2023 sul sito web del quotidiano diretto da Stefano Feltri.

«Nel Paese prosegue si respira, a onor del vero non da oggi, un clima crescente di insofferenza nei confronti dell’informazione, e in particolare del giornalismo di inchiesta. La Fnsi sempre più spesso si trova ad affiancare giornaliste e giornalisti che devono fronteggiare querele bavaglio, che hanno il solo scopo di intimidire. Ed è bene ribadirlo una volta di più: queste forme di intimidazione “esercitate attraverso strumenti legali” (Osservatorio sul Giornalismo dellAgCom) evidentemente colpiscono i giornalisti. Ma in realtà il prezzo più alto viene pagato dai cittadini, e dal loro diritto a essere informati, garantito dall’art.21 della Costituzione».

Aggiunge Di Trapani: «Nella stragrande maggioranza dei casi (7 volte su 10) le querele vengono archiviate ancor prima di arrivare a processo. Di quelle che effettivamente arrivano in aula di tribunale, 9 su 10 si concludono con l’assoluzione del giornalista. Basterebbero questi dati per spiegare perché è urgente approvare una legge che ponga fine a quella che è una molestia alla libertà di stampa. Per questo la Fnsi chiede da tempo l’approvazione di una norma di civiltà molto semplice: in caso di bocciatura, il querelante deve essere tenuto a pagare il 50% del risarcimento da lui richiesto. E sarebbe un segnale molto importante se questa somma venisse messa a disposizione di un fondo contro le querele e le azioni civili temerarie a disposizione dei precari, dei free lance, e di tutti coloro che non hanno un grande gruppo editoriale a proteggergli le spalle. Una norma contro i bavagli e la creazione di un Fondo per lArt.21 della Costituzione».

Così come, incalza il presidente della Fnsi, «i fatti degli ultimi mesi dimostrano che per una tutela reale del diritto di cronaca è di assoluta urgenza intervenire sulle norme sulla presunzione di innocenza e sulla tutela del segreto professionale e delle fonti. Ed è arrivato il momento che su questi temi si costruisca una mobilitazione europea, insieme alla Federazione europea dei giornalisti, a tutela della libertà di stampa in Italia. In conclusione, a nome della Fnsi, voglio ribadire la totale solidarietà alla redazione de Il Domani. E ringraziare il Direttore, il Comitato di Redazione, tutte le giornaliste e i giornalisti del quotidiano per non aver piegato la schiena di fronte ad alcun tentativo di intimidazione. E anzi, di aver alzato la testa e la voce per avviare una campagna che, ci auguriamo, porti all’approvazione di norme a protezione della libertà di stampa. Mi rassicura la grande mobilitazione di queste ore: i messaggi, le mail, gli attestati di solidarietà. Perché vuol dire conclude Di Trapani che la comunità dei lettori de Il Domani ha ben compreso che questa è una lotta non solo e non tanto a difesa di una redazione, ma del loro diritto costituzionale a continuare a essere informati».

PER APPROFONDIRE
L’intervento integrale del presidente Di Trapani, pubblicato anche sull’edizione cartacea di Domani di mercoledì 8 marzo 2023, è disponibile a questo link.

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Protezione del giornalismo, presentato il Rapporto 2023 del Consiglio d’Europa: «Libertà di stampa in continuo degrado»

9 March, 2023

Un continuo degrado della libertà di stampa in tutta Europa, con giornalisti assassinati, imprigionati, aggrediti fisicamente, perseguitati per via giudiziaria o sottoposti a campagne diffamatorie. A lanciare l’allarme sono le organizzazione partner della Piattaforma per la promozione della protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa, Federazione europea e Federazione internazionale dei giornalisti in testa, che martedì 7 marzo 2023 hanno presentato il Rapporto annuale 2023 sull’attività della piattaforma.

“Guerra in Europa e lotta per il diritto alla denuncia”, questo il titolo dato alla relazione, esamina e analizza le 289 segnalazioni riguardanti 37 Paesi pervenute nel 2022, delineando le minacce più significative e gravi al giornalismo e alla libertà di stampa in tutto il continente.

«Il 2022 è stato senza dubbio segnato dalla guerra in Europa, ma anche da una serie di metodi, sia nuovi che consolidati, per mettere a tacere il giornalismo indipendente, tra cui il ricorso a strumenti di sorveglianza e spyware, molestie legali, arresti, detenzioni, continui casi di impunità», denunciano le organizzazioni, per le quali «i contenuti del rapporto dimostrano la chiara e urgente necessità per il Consiglio d’Europa, gli Stati membri e le altre istituzioni europee di affrontare le minacce che il giornalismo deve affrontare con azioni rapide e coordinate».

Un impegno che la relazione mette in dubbio, tanto che le organizzazioni partner della piattaforma esortano gli Stati membri «a rispettare gli obblighi in materia di libertà di espressione, protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti ai sensi dello statuto del Consiglio d’Europa e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

Almeno 12 riporta la relazione i giornalisti e gli operatori dei media uccisi mentre svolgevano il loro lavoro per raccontare al mondo la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, e almeno altri 21 sono rimasti feriti. Ben 127 i reporter detenuti al 31 dicembre 2022 principalmente, ma non solo, nelle prigioni di Turchia, Bielorussia, Russia, Azerbaigian: il 60 per centro in più rispetto al 2021. Cresce il ricorso alle azioni legali per intimidire i giornalisti e sempre più la voglia di bavaglio attraversa l’Europa, con proposte di legge liberticide che vengono discusse nel parlamenti nazionali.

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Sindacato Unitario Giornalisti Campania
Vico Monteleone 12 – primo piano
80134 Napoli

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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