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NICOLA COSENTINO ASSOLTO MA PER I PUBBLICI MINISTERI MANETTARI LE ASSOLUZIONI NON FANNO NOTIZIE

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 Due assoluzioni importanti, una sentenza di condanna che deve ancora essere definita in Cassazione il prossimo aprile e, infine, una condanna definitiva a 4 anni per la corruzione di un agente della polizia penitenziaria di Secondigliano, carcere in cui trascorse la detenzione preventiva. Per l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, già coordinatore campano di Forza Italia, l’odissea giudiziaria di cui è ostaggio da anni – con i primi esiti che sconfessano le accuse della Dda – probabilmente terminerà il prossimo 27 aprile, quando si discuterà davanti agli ermellini il ricorso contro l’accusa di concorso esterno in camorra per una condanna in appello a 10 anni, dopo i 9 del primo grado. In questo caso, si tratta della vicenda relativa al caso «Eco4», il più importante tra i procedimenti a carico di Cosentino con fatti risalenti a quasi 20 anni fa. Dell’altro giorno, invece, il ricorso della Procura generale di Napoli che aveva impugnato l’altra assoluzione, quella relativa alla costruzione a Casal di Principe di un centro commerciale voluto dal clan dei Casalesi, ma mai edificato, finito nell’inchiesta battezzata dagli inquirenti con il titolo fantasioso «Il Principe (e la ballerina)», dal nome del complesso mai costruito. Il principale fatto contestato a Cosentino riguardava un incontro che l’ex sottosegretario ebbe a Roma presso la filiale dell’Unicredit, il 7 febbraio 2007, che secondo l’accusa doveva servire per fare pressioni sul funzionario Cristoforo Zara per concedere il finanziamento da 5 milioni di euro per realizzare il centro commerciale. I legali di Cosentino avevano sempre smentito la circostanza che l’incontro fosse servito allo scopo indicato dalla Direzione distrettuale antimafia, in quanto il prestito era già stato deliberato il 31 luglio del 2006, e due giorni prima del famoso incontro l’Ufficio Legale dell’Istituto di Credito diede parere positivo all’erogazione; la quale, peraltro, fu poi bloccata. CONDANNATO E ASSOLTO. Cosentino (difeso da Agostino De Caro, Stefano Montone ed Elena Lepre) era stato assolto dalla Corte di Appello di Napoli il 29 settembre 2020 per «non aver commesso il fatto»: la sentenza di secondo grado aveva ribaltato il verdetto dei giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che avevano condannato Cosentino in primo grado a 5 anni e mezzo di carcere. Si chiude così definitivamente per l’ex politico di Forza Italia uno dei numerosi procedimenti giudiziari in cui è rimasto coinvolto. LA PRECEDENTE ASSOLUZIONE. L’assoluzione nel processo «Il Principe» si aggiunge a quella, anch’essa passata in giudicato, ottenuta nell’altro procedimento cosiddetto dei «Carburanti», in cui Cosentino era imputato insieme ai fratelli, ed era finita sotto processo, su impulso della Direzione distrettuale antimafia, l’intera galassia delle aziende di carburanti della famiglia Cosentino: altra svista dell’accusa con il finale dell’assoluzione per tutti. 1500 GIORNI DI CARCERE. L’ex viceministro azzurro Nicola Cosentino, possessore di un record di giorni trascorsi tra carcere e domiciliari – 1460, di cui 1011 in carcerazione preventiva senza una condanna di primo grado è stato destinatario complessivamente di oltre 20 anni di condanne per i quattro processi subìti: e in un tempo relativamente breve, tant’è che la «rapida» celebrazione dei suoi processi davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con tanto di istruttoria «corposa» fu citata perfino nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario celebratasi nel 2018 presso il Maschio Angioino di Napoli. ACCUSE DI 19 ANNI FA. Le accuse che gli vengono mosse dai magistrati risalgono a molti anni addietro. Per quanto riguarda l’inchiesta «Eco4», ad esempio, l’ultimo episodio contestatogli è del 2004; nel «Principe e la scheda ballerina» era del 2007; nell’inchiesta sul carburante era del 2009. Alla moglie, Marisa Esposito, qualche anno fa, fu anche negata l’autorizzazione ad andare nel carcere di Terni a trovare il marito, circostanza che sollevò altre polemiche da parte dei legali che parlarono di trattamento al pari di un detenuto mafioso al 41 bis. Un calvario giudiziario in parte subìto anche per la sua forte passione per la politica.

FONTE:  BIAGIO SALVATI DA IL MATTINO DI OGGI 4 MARZO 23  

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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