L’ITALIA DEI CACHI- 1 – “Con lo stop agli aiuti impossibile vendere le case antisismiche”
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“Con lo stop agli aiuti impossibile vendere le case antisismiche”
VIA I CONTRIBUTI – Imprese a rischio in Abruzzo e Marche. Salta lo sconto di 86 mila euro sugli immobili ricostruiti Ance: in pericolo 25 mila aziende e 130 mila addetti
DI MARCO MARONI
20 FEBBRAIO 2023
Fino al 16 febbraio scorso la misura concedeva, ai privati che acquistavano in zone sismiche case edificate sulla demolizione di vecchi edifici, la possibilità di ottenere uno sconto di 86.100 euro sul prezzo di vendita. L’entità dello sconto corrisponde all’85% sul tetto massimo di 96 mila euro, cui sono soggetti tutti bonus. L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico nel mondo e la regione Abruzzo, colpita dal terremoto del 2009 e di nuovo da quello del 2016, è al secondo posto nella graduatoria di pericolosità sismica (al primo c’è la Calabria). Qui da ricostruire e mettere in sicurezza c’è molto. “Le imprese attive nelle zone sismiche del centro Italia lavorano all’80%-90% con sismabonus e sismabonus acquisti, si parla di quasi il 100% delle nuove palazzine negli ultimi due anni”, dice ancora l’imprenditore. “Molti acquirenti rinunceranno a nuove case più sicure, e molte imprese torneranno a fare nero all’impazzata, come 15 anni fa, quando quello edile era il primo settore per evasione”, conclude. “Lo Stato nelle aree post sisma riconosce circa il 70% della spesa per la ricostruzione o la messa in sicurezza”, spiega Antonio D’Intino, presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Abruzzo: in un territorio dove molte famiglie hanno perso beni e attività economica “qualcuno ce la fa a coprire la differenza, ma molti no”. Gli effetti del decreto che ha tagliato da un giorno all’altro la cessione dei crediti e il sisma bonus acquisti naturalmente non riguardano solo le zone del centro Italia. Per dirne una, da venerdì scorso costeranno 86.100 euro in più anche le residenze frutto della riqualificazione in corso nell’area ex Falk-Marelli a Sesto San Giovanni, nel milanese. A livello nazionale, l’Ance parla di 25 mila imprese e 130 mila addetti a rischio. Aziende di un settore che ha uno straordinario effetto di molti plicatore economico, vale a dire di attività aggiuntiva generata: ogni euro investito ne genera tre. Questo anche perché l’edilizia è l’unico comparto produttivo che acquista beni e servizi per oltre il 90% da tutti gli altri settori merceologici, di cui l’80% prodotti all’interno del territorio nazionale. Una dinamica che ha permesso al prodotto interno lordo italiano nel 2022 di crescere del 3,9%. Ma nell’area super sismica del centro Italia gli effetti risultano particolarmente nefasti. Si stima che in Italia solo il 25% degli edifici sia costruito, o ristrutturato, con criteri antisismici. Il patrimonio edilizio è in prevalenza antico, con edifici perlopiù costruiti in pietra o materiali poco resistenti. Secondo le stime Istat, solo il 43% delle abitazioni residenziali è stata costruita dopo il 1970, dopo la definizione a livello nazionale di norme tecniche per l’edilizia antisismica e la maggior parte è al centro-sud.
La messa in sicurezza dovrebbe essere una priorità. Oltre agli aspetti più tragici, secondo i calcoli dell’ex commissario straordinario di Governo per la ricostruzione del terremoto del 2016 in Italia Centrale, Giovanni Legnini, il solo sisma del 2016 è costato 27 miliardi di euro (il Fatto ha provato a contattare sull’argomento anche il nuovo Commissario, Guido Castelli, FdI, ma senza successo). “Così in futuro le attività di ricostruzione andranno ancora più a rilento”, conclude il presidente Ance Abruzzo.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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