Caiazzo. Ex Decò: apprensione per la sorte della struttura, non demolita entro il termine prescritto
Ore di apprensione per la sorte della grossa struttura che ospitava il maxistore Decò, lungo la provinciale per Alvignano, prima che -all’epilogo di una decennale, estenuante controversia giudiziaria- il Consiglio di Stato ne sancisse definitivamente la sorte, inesorabile, dell’abbattimento, in quanto edificata su suolo a destinazione agricola semplice – ovvero, in difetto, l’acquisizione al patrimonio comunale per essere poi destinata a servizi di pubblica utilità.
Questo sebbene, a quanto è dato sapere, proprio sulla base di documenti, all’apparenza legittimanti, in più fasi rilasciati dal Comune, a suo tempo la proprietà sia stata indotta all’acquisto, salvo poi a ritrovarsi con il classico pugno di mosche fra le mani alla fine di quello che è diventato il primo “step” giudiziario.
Altri processi infatti sono in corso, pare anche penali a carico di funzionari comunali, e probabilmente altri ne saranno intentati contro l’ente dai titolari delle aziende seriamente danneggiate dal tutto, Decò in primis.
I cui titolari intanto, sempre a quanto è dato sapere, si sarebbero opposti alla procedura di acquisizione al patrimonio comunale disposta d’imperio dal commissario come stabilito dalla giustizia amministrativa al termine del tempo concesso per il riprsitino della “status quo ante”, cioè della citata zona agricola previa demolizione della mastodontica struttura, intanto ampliata, pare anche con qualche abitazione.
E così, mentre il commissario “ad acta” (a spese del Comune) disponeva l’acquisizione (ormai avvenuta) al patrimonio comunale della grossa struttura, e -vox populi- il tecnico comunale indugiava nel disporne la trascrizione catastale, la ex proprietà avrebbe intentato un nuovo processo al TAR, pare assicurando di aver iniziato la procedura di demolizione e invocando quindi, considerata la complessità dell’opera, una congrua proroga per portarla al termine.
Sulla base di tale istanza (pare documentata da un attestato comunale) quindi, il TAR Campania avrebbe disposto una sorta di rinvio al 25 gennaio, quando le parti avrebbero dovuto ritrovarsi per prendere atto dello status quo, situazione attuale che non parrebbe affatto mutata, almeno esternamente.
E per conseguenza assumere una nuova decisione, si presume definitiva (salvo ulteriore, immaginabile azione al Consiglio di Stato qualora ancora una volta i ricorrenti dovessero risultare soccombenti).
É lecito immaginare che, considerata delicatezza e complessità della controversia il verdetto del TAR non sia immediato ma venga differito almeno di qualche giorno, lasso durante il quale più di uno potrebbe essere con il fiato sospeso: anche al comune?
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