Salerno. Congresso di ‘Medicina Democratica’ per fare il punto sull’inquinamento ambientale
Si è tenuto l’altro pomeriggio, presso la “Casa del Volontariato” di Salerno, il primo congresso di “Medicina Democratica” – sezione Salerno e provincia.
Sono intervenuti Paolo Fierro, vicepresidente nazionale di “Medicina Democratica”, Margaret Cittadino, coordinatrice e dirigente di “CittadinanzAttiva / Tribunale per i Diritti del Malato” e Lorenzo Forte, presidente del comitato/associazione “Salute e Vita”.
Hanno aderito e partecipato anche altri rappresentanti del territorio, tra cui Anna Grimaldi del comitato” Togliamoci l’amianto dalla testa” di Eboli, Angelo Orientale presidente dell’associazione “Memoria in Movimento” e Vincenzina Di Leo del territorio di Buccino. Ha inoltre portato i suoi saluti Francesco Musumeci dell’ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente – ed ha concluso il presidente del CSV di Salerno Sodalis, Agostino Braca, che ci ha ospitato presso la “Casa del Volontariato”.
Il link della diretta è visionabile al link https://fb.watch/g1I249OU6P/. Il congresso è terminato con l’elezione di Lorenzo Forte a presidente della sezione di Salerno “Medicina Democratica” e di un direttivo di esperti che mette insieme professionisti e liberi cittadini, rappresentanti di numerose lotte che abbiamo portato avanti insieme a “Medicina Democratica”. Tra questi, Anna Risi (portavoce del comitato/associazione “Salute e Vita”), Fabio Torluccio (avvocato), Carla Cirillo (ricercatrice CNR presso l’Università degli Studi di Salerno), Salvatore Milione (ingegnere), Elena D’Elia (psicoterapeuta), Adele D’Anna (infermiera) e Salvatore Raimondi (fisioterapista).
Paolo Fierro – vicepresidente nazionale “Medicina Democratica”: “Medicina Democratica” incontra il comitato “Salute e Vita” durante una conferenza nazionale all’Hotel Ramada, dal Titolo “Da Ilaria Alpi alla terra dei fuochi”, il 10 maggio 2014.
Lorenzo Forte mi avvicinò e mi chiese di venire a Salerno per vedere la situazione di una fonderia in mezzo alle case. Certe cose se non si vedono non si capiscono.
Da allora fummo coinvolti come esperti nella lotta contro una terra dei fuochi oscurata, la Valle dell’Irno, ove insisteva un’industria siderurgica in attività da più di sessant’anni, le Fonderie Pisano. Si tratta di un’azienda con tecnologie obsolete rispetto alle BAT (“Best Available Technologies“, ovvero le migliori tecnologie in grado di garantire bassi livelli di emissioni di inquinanti) previste dalla normativa attuale.
La contraddizione lampante era che quest’industria è piazzata in un’area urbanizzata e c’è quindi un’incompatibilità ambientale evidente che la popolazione vedeva e sentiva ma che le autorità, le Istituzioni, la politica, non volevano e non vogliono né vedere né sentire.
Poi, insieme, abbiamo raccolto le storie di tante sofferenze, tanti decessi, tante malattie che non si spiegano se non con la nocività dei metalli pesanti della diossina, dei veleni che escono da un ciclo industriale di per sé nocivo ma che diventa esiziale se non rispetta le regole. Più tardi venimmo chiamati da Anna Grimaldi e coinvolti nella lotta contro l’amianto di un gruppo di insegnanti e cittadini di Eboli, che denunciavano la presenza di onduline di Eternit sui tetti delle scuole, su tanti manufatti del centro urbano ma specialmente in tanti capannoni abbandonati delle industrie conserviere che erano rimasti in mezzo a campi di carciofi, pomodori ed ortaggi.
Anche qui la gente denunciava una cosa evidente, ovvero la possibile trasmissione di fibre d’amianto alla popolazione scolastica ed a tutti i cittadini attraverso i prodotti alimentari, ma anche qui le autorità, specie quelle sanitarie, non ne vedevano la pericolosità e con sottili sofismi tendevano a convincere il comitato locale che l’allarmismo era eccessivo.
Anche lì la gente vedeva e gli “esperti“ delle Istituzioni preposte sembravano ciechi e sordi. “Il re è nudo!“: i tetti sgretolati erano là ma il responsabile dell’ASL ne negava lo stato di degrado e la necessità urgente di bonificare e rimuovere un pericolo mortale.
Poi, ancora, abbiamo conosciuto le condizioni di disagio per chi richiede assistenza nelle aree interne: Roccadaspide, Buccino ma anche Cava de’ Tirreni. Questa volta la parte dei chierici asserviti al potere toccava ai politici, quelli che volevano convincerci della necessità di un risparmio, della linea di austerità e del fatto che era meglio affidare l’urgenza alle eliambulanze. In verità non tutti si comportarono così perché qualche amministratore locale si mosse a difesa dei suoi concittadini.
Abbiamo quindi intrecciato un rapporto intenso sino ai giorni nostri con queste realtà attraverso manifestazioni, conferenze stampa, aule giudiziarie, dibattiti pubblici in qualità di “esperti“, tecnici che affiancano i movimenti, voci che possano contraddire con gli strumenti adeguati gli “esperti“ dei padroni, dell’ASL, dei governanti. Qualcuno potrebbe pensare che sia un’affermazione, questa, di autoglorificazione, per la quale veniamo ad esigere ringraziamenti da parte dei comitati locali.
Così non è: dobbiamo anche noi molto a questi attivisti, alla gente comune di questi territori, per quello che abbiamo ricevuto. Attraverso questo percorso, infatti, abbiamo avuto modo di esaminare il concetto di “esperto” che, nel nostro caso specifico, si limitava al fatto che un paio di medici, senza nessun titolo accademico.
Semplicemente, hanno aiutato la gente a leggere le carte, a trovare i riferimenti scientifici a supporto della loro causa, ad orientare le rivendicazioni su terreni meno infidi di quelli prospettati dal potere. Secondo un certo schema, “esperto“ è chi ha studiato sui libri, nelle aule universitarie, nei corsi di aggiornamento e, quindi, ha acquisito conoscenze in ambito scientifico che può utilizzare al servizio di una parte sociale, di una causa o di un privato. Tuttavia, “esperto“ è anche chi ha fatto esperienza nel suo vissuto, da ammalato, da lavoratore di industrie nocive, da abitante di territori inquinati, da familiare di un disabile, da escluso in una società che pone sempre margini al di là dei quali rimane sempre troppa gente. È una cultura non scritta, una conoscenza non codificata ma fondamentale per raggiungere la verità o per muovere la storia.
È dall’incontro di queste due conoscenze, dal loro scambio dialettico, che nasce la vera scienza, quella che costituisce la forza propulsiva dell’agire politico, della trasformazione dell’esistente, dello stato di cose che non ci soddisfa, che crea malessere e che, per questo, deve essere mutato. “Medicina Democratica” ha questa funzione sin dalla sua nascita: creare l’incontro delle due conoscenze, far sprigionare questa scienza attiva, politicamente propulsiva.
Per tale motivo, essa non è un club esclusivo di medici e ricercatori, magari tutti orientati verso “il popolo” ma alla fine chiuso in senso corporativistico: “Medicina Democratica“, per funzionare davvero, deve includere i medici e gli attivisti dei comitati che rigettano il ricatto delle aziende abituate a lavorare sporco in nome della produzione e del profitto, i tecnici e gli operai che combattono la nocività e la mancanza di sicurezza nei cantieri, i ricercatori e gli insegnanti che scendono dalle loro cattedre e si uniscono alle famiglie per eliminare l’amianto dai tetti delle scuole, gli operatori sanitari ed i cittadini delle aree interne che difendono i loro ospedali, non per campanilismo, ma per la consapevolezza che la presenza di un presidio attrezzato fa la differenza tra la vita e la morte in tante situazioni.
Per tale motivo, nasce la sezione di Salerno che accoglie tante esperienze locali che si sono confrontate con “Medicina Democratica“ in questi anni e tante potenzialità che vengono da nuove energie professionali, settori di ricerca e di cultura sedimentata, tutte a valenza positiva che, in luogo d’incontro comune, possono potenziarsi a vicenda e dare un impulso decisivo all’affermazione del diritto alla salute nel territorio di una delle provincie più belle d’Italia.
Margaret Cittadino – coordinatrice e dirigente “CittadinanzAttiva-Tribunale per i Diritti del Malato”: L’istituzione di “Medicina Democratica“ nel nostro territorio è di considerevole importanza per affrontare la questione di una sanità sotto attacco da parte sia dei privati accreditati che di un sistema pubblico che fa finta di non capire.
È fondamentale la presenza di queste forme organizzative a difesa della sanità pubblica e a difesa dei cittadini, contro lo strapotere delle multinazionali del farmaco e delle cliniche, per una partecipazione completa e corretta dei cittadini alle decisioni programmatiche della sanità pubblica e perché venga finalmente attaccato questo nodo gordiano, con la sanità accreditata/privata che sta portato quella pubblica allo sfacelo, facendole concorrenza con i soldi dei cittadini.
Lorenzo Forte – presidente comitato/associazione “Salute e Vita”: L’esperienza sul territorio del comitato/associazione “Salute e Vita” ed il suo rapporto con “Medicina Democratica“ sono una storia da valorizzare come insegnamento nella difesa dell’ambiente.
Le condizioni dell’assistenza sanitaria in una provincia vasta e complessa come quella di Salerno meritano un’attenzione ed un impegno adeguato, sicuramente maggiore di quanto espresso dalla politica sinora. Da queste considerazioni nasce la necessità di fondare una sezione di “Medicina Democratica“ di Salerno e provincia.
Anche questo primo congresso è stato aperto a tutti, in particolare alle voci provenienti dalle condizioni critiche di malattia fisica e mentale, ambientale e sociale. Un incontro della gente dei territori difficili con gli esperti che hanno scelto di affiancare le popolazioni in tante vertenze che segnano la nostra storia provinciale.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)