Maria Elisabetta Alberti Casellati rimane muta. E sì che proprio ieri mattina aveva dato alle stampe un’intervista per dire che continuerà “a coltivare il legame che ho stretto con i lucani”. Ma poi il silenzio, nemmeno una parola sugli avvisi di garanzia né sull’arresto del capogruppo di Forza Italia in Regione, Francesco Piro, inseguito dal sospetto di avere relazioni con esponenti della criminalità organizzata e di ostentarle a scopo intimidatorio. Capolista nel listino che ha fatto da traino elettorale a Sua Presidenza e suo navigator personale in campagna elettorale, Piro era indagato da tempo e chissà da quanto intercettato, ma che importa: aveva ben pensato di andare a trovare Casellati, a Roma, a inizio settembre, per rivelarle tutti i segreti “per rendere la Basilicata un’isola felice” e spiegarle insomma, le leve da adoperare per convincere i lucani a votarla nonostante il suo collegio naturale fosse in un altro emisfero, la natia Padova. E così eccola sul palco a Lagonegro assieme a lui e al fianco della sindaca Maria Di Lascio, che gli inquirenti accusano di aver messo in atto misure ritorsive per contrastare gli avversari elettorali di Piro.Immancabile il governatore Vito Bardi finito anche lui nelle pesti dell’inchiesta insieme a un bel pezzo della sua giunta. Come l’assessore Francesco Cupparo: Maratea, Lauria e via comiziando per piazze e caffè con la Presidente. Per l’omaggio alla Madonna del Carmine di Avigliano a fare gli onori di casa erano invece stati i due meloniani, immortalati al fianco della seconda carica dello Stato, sorridentissima: il già assessore all’ambiente Gianni Rosa indagato da quel dì nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Potenza e che il 25 settembre è stato eletto al Senato. E Salvatore Caiata, patron del Potenza Calcio, indagato da tempo dai pm di Siena con l’accusa di riciclaggio e corruzione e ciò non di meno accolto tra le braccia di Fratelli d’Italia che l’ha promosso e ricandidato: va senza dire è stato eletto pure lui, ma alla Camera. Con tanti saluti alle inchieste: Bardi, per dire, non molla di un centimetro: “Vado avanti”. Lo stesso spartito del presidente della Sardegna, il leghista Christian Solinas rinviato a giudizio qualche giorno fa per le nomine illegittime di dirigenti regionali.
Barcollo ma non mollo, è la regola. Anche quando si scivola sulle gaffe, diciamo così: nelle ore dell’alluvione che ha devastato le Marche, il governatore di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli, era con Guido Crosetto a una cena elettorale. “Ebbene sì, ammetto che non ho poteri di veggenza”, si è giustificato il governatore che poi, capito che non era un passante ma il capo della baracca, si è affrettato a raggiungere la sala operativa della Protezione civile. Ma dispiaciuto per le polemiche da “sciacalli”. Un po’ come quelle che ritiene di aver subito l’altro governatore meloniano Marco Marsilio, già beccato a cena due anni fa nel ristorante sul lungomare di Pescara mentre i boschi dell’Aquilano bruciavano da giorni. E che durante l’incendio che lo scorso anno ha devastato la pineta dannunziana, aveva ben pensato di prendersela con il sindacato dei Vigili del Fuoco che avevano osato denunciare i tagli alle risorse. “Si sono abituati a utilizzare le Regioni per chiedere integrazioni salariali e straordinari che poca utilità hanno nella lotta agli incendi boschivi”. Più di recente se l’è presa anche con i magistrati abruzzesi per via di un’inchiesta. Ma questa è un’altra storia o forse è sempre la stessa.
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