S.Maria C.Vetere. ‘Teatri di Pietra’: grande spettacolo sabato all’Anfiteatro con ‘Acarnesi’ di Aristofane
Presso l’Anfiteatro Campanodi Santa Maria Capua Vetere, nella serata di sabato 31 luglio, è stato rappresentato lo spettacolo “Acarnesi” di Aristofane nell’adattamento di Anton Giulio Calenda e Alessandro Di Murro, per la regia di Alessandro Di Murro.
L’ allestimento, caratterizzato da continui cambi di ruolo e da costumi originali, ha visto come interpreti in scena i bravi Matteo Baronchelli, Alessio Esposito, Amedeo Monda e Laura Panni
Il contesto storico della commedia è quello della guerra del Peloponneso (cioè dello scontro tra Sparta e Atene), l’obiettivo l’irrisione dei guerrafondai e l’elogio della tranquilla vita nei campi. Il protagonista è infatti un contadino di nome Diceopoli, si tratta un nome parlante che contiene in sé l’idea della giustizia e della città-comunità (polis). Nella rivisitazione,però, l’eroe è una donna (Laura Panni) caratterizzata da “derive dionisiache sessantottine”
Questa scelta, probabilmente, richiama il contenuto di Ecclesiazuse, un’altra commedia di Aristofane, in cui alcune donne -stanche del corrotto governo degli uomini e guidate da Prassagora- si introducono travestite nell’assemblea popolare per proporre idee rivoluzionarie. In questo caso, l’idea rivoluzionaria consiste nel rivendicare una totale uguaglianza per tutti, mentre in Acarnesi si propone la pace.
Nella commedia originale compare poi sulla scena il coro, formato dai carbonai di Acarne (un demo attico), le loro proprietà sono assediare dal nemico e dunque propendono per la guerra, considerata una soluzione ai loro mali. Sulla scena al posto del coro, troviamo un attore che indossa una maschera dotata di molteplici volti pietrificati e privi di umanità ,come quelli di chi si fa portavoce delle “ragioni” della guerra. In ogni caso, l’attore si lancia alla ricerca della disertrice, la quale afferra come ostaggio un televisore- in origine una cesta di carbone- minacciando di privare il popolo dello strumento di imbonimento che li rende succubi del volere altrui (l’attualizzazione con i giorni nostri è chiara, così come è stato chiaro il riferimento ad alcuni politici contemporanei) e solo dopo esprime le proprie ragioni.
Aristofane, per consentire a Diceopoli di ottenere la pietà degli Acarnesi, ricorre a un espediente molto usato nelle contese giudiziarie, fa travestire il protagonista da pezzente, che ottiene da Euripide i cenci necessari allo scopo. Nella rivisitazione dell’opera, però, Diceopoli non può chiedere aiuto ad Euripide per difendersi dai carbonai di Acarne. Al posto di Euripide-deus ex machina che avrebbe dovuto sciogliere dei nodi e tracciare un percorso di salvezza- c’è invece solo il deserto lasciato dalle devastazioni di cui l’umanità è capace.
Questa amara disillusione è un po’ la cifra della nostra epoca, in cui sembra che niente e nessuno possa affrancarci dalla retorica della propaganda e dell’ipocrisia. Di Euripide si sente, infatti,solo una voce che chiede di non disturbarlo.
A questo punto ha luogo un agone durante il quale Diceopoli chiarisce le vere cause della guerra: questioni relative a prostituite che avevano suscitato l’ira di Pericle Olimpo. A sostenere la posizione dei guerrafondai è invece il generale Lamaco, le cui argomentazioni appaiono, però, deboli, risibili e assimilabili a quelle di una destra estrema e nazionalista. Dopo la parabasi, Diceopoli ritorna al mercato e, in seguito ad alterne vicende, si appresta a celebrare la festa dei Boccali, a voler dire che la pace non è uno stato di quiete, ma di festa, di allegria e di frenesia dionisiaca.
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La rivisitazione ha rispettato una delle caratteristiche fondamentali delle commedie di Aristofane. Il fatto, cioè, che il motivo che induce l’eroe all’azione è sempre un fatto politico su cui poi si innesta lo sviluppo esilarante dell’azione. Quest’ultimo è necessario per deformare la realtà e suscitare il riso, il cui bersaglio è la pochezza di chi specula con la guerra. Il coro degli Acarnesi, protagonisti di una guerra ormai conclusa, inizialmente odia Diceopoli, che ha stipulato da sole la pace con la nemica Sparta, ma poi comprende che la pace è l’unico vero obiettivo per cui combattere e così nella scena finale sbranano Lamaco, simbolo di una mentalità da abbandonare.
Il prossimo appuntamento con “Teatri di Pietra” è il 5 agosto alle ore 21:00 con “Passato, Presente e… Pasolini”.
(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)