Mormonismo: religione conosciuta per la (presunta) incentivazione alla poligamia
Sebbene l’aspetto più stimolante del mormonismo fosse, per la massa popolare, la pratica della poligamia, questa era poco più che un mezzo di reclutamento, adatto ad una tribù errante, e fu, come vedremo, abbandonata nel 1890. La vera forza di quella gente, consisteva nella ferrea disciplina della loro vita in comune, integrata da una singolare fede religiosa e governata da capaci uomini d’azione.
Nel frattempo, i “Santi” si erano moltiplicati in maniera esponenziale. Sin dal 1831, i missionari aveva radunato gruppi di convertiti, provenienti dagli stati del Nord America e quando Brigham Young, che come abbiamo visto nella parte precedente, successe al fondatore Joseph Smith, assassinato nel 1844, visitò Liverpool, quattro anni prima, trovò che l’Inghilterra era divenuta uno dei centri di raccolta più importanti, in Europa, poiché migliaia di lavoratori erano affascinati, sia dalla prospettiva di potersi guadagnare da vivere decorosamente, sia dalla promessa di “troni, regni, principati e poteri” celesti.
Quasi quattromila inglesi giunsero a Nauvoo, tra il 1840 ed il 1846, sostenuti da una cinquantina di chiese che inviavano, dalla madre patria, le loro modeste decime (tributo di un “decimo” del valore del raccolto, esistito fin dall’antichità) ad ingrossare il tesoro già ricco del nuovo Profeta.
La morte, violenta e prematura, di Smith aveva aperto una lunga crisi di successione, all’interno della confraternita da lui fondata. La nomina di Young, non era stata certamente condivisa dalla totalità.
Anche se i Mormoni si dimostravano virili e combattivi, era giunto il tempo che se ne andassero altrove, prima di essere fatalmente sopraffatti ed eliminati dall’imponente numero degli avversari. Il movimento si era, di fatto, spaccato sostanzialmente in due fazioni, sempre più violente. L’una, voleva iniziare con lui un’incerta, ma esaltante, migrazione verso Ovest, l’altra era fermamente convinta di dover rimanere nel Midwest. I mormoni che restarono, non riuscirono mai più a trovare una vera guida spirituale e, ancora oggi, sono divisi in numerose chiese, relativamente piccole.
Nel 1846, in più di dodicimila abbandonarono le loro case ed iniziarono un vasto esodo verso i territori del West. Dopo aver svernato a Council Bluff, nella Contea di Pottawattamie, in Iowa, Young si spinse in avanti, con un gruppo di pionieri, lungo una nuova pista, fiancheggiando la sponda orientale del fiume Platte, che scorre nel Nebraska, prima di affluire nel Missouri. In luglio, la carovana raggiunse la terra promessa, il bacino del Grande Lago Salato. A molti non mancò il coraggio di affrontare il lungo cammino, ma alla fine del ‘48, solo cinquemila di loro arrivarono nel futuro Stato dello Utah, dopo aver percorso circa 1700 chilometri.
Quella nuova “Canaan” si rivelò, ahimè, una regione squallida, inospitale, un deserto arido ed aspro, inadatto a qualsiasi tipo di coltivazione. Il nuovo leader l’aveva scelta, così lontana, nella speranza che il suo popolo di “Santi” non sarebbe mai più stato perseguitato. Grandi distese, in cui depositi di salgemma e di alcali luccicavano in mezzo ai cespugli, discendevano dai Monti Wasatch, fino al grande Lago Salato, desolato e ripugnante, quanto un secondo Mar Morto. Ma su, nelle montagne, vi erano dei serbatoi naturali di acqua piovana e di neve, indispensabili per la vita.
In condizioni così particolari, le tradizioni individualistiche dei pionieri anglosassoni non valevano molto, mentre gli usi ed i costumi di una comunità teocratica, come quella mormone, erano ciò che serviva. Young, a ragione, vantava pari competenze come governatore, legislatore, pastore e patriarca. Fece scavare canali di irrigazione ed elesse comitati di controllo per la distribuzione dell’acqua, abolendo la dottrina dei diritti rivieraschi.
Adottò un sistema di piccole fattorie a coltivazione intensiva, le cui terre venivano dissodate e concimate con cura. Proibì la speculazione sui terreni, ma rispettò la proprietà privata, accumulando egli stesso un’ingente fortuna. Organizzò industrie locali, così che i guadagni ricavati dal duro lavoro dei campi non venissero dispersi in spese di trasporto ed intascati dai capitalisti dell’Est. Tenne a bada i “nativi selvaggi”, unendo, saggiamente, le maniere forti ad un’inattaccabile giustizia. Represse severamente l’eresia e lo scisma, organizzò missioni sia in patria che all’estero e finanziò l’immigrazione transcontinentale.
Attraverso un complesso sistema di gerarchie, controllò gli affari, tanto temporali che spirituali, con astuzia yankee, con rozzo umorismo e con effettiva equità, ritenendosi responsabile solo verso Dio. Creò una città, che elesse capitale, Salt Lake City, e diede il via alla colonizzazione delle aree circostanti. Nel 1849 decise che quelle distese divenissero uno Stato, uno “Stato Mormone”, a cui dette il nome di Deseret (termine, che in ebraico antico significava “ape mellifera”, comparso nel “Libro di Mormon”), ed una bandiera, su cui fece ricamare un alveare sorretto da un’aquila, simboli della forza e dell’operosità della sua gente. Quell’enclave provvisoria sopravvisse per poco meno di due anni e non fu mai riconosciuta dal governo federale che, però, alla fine del 1850, la convertì in “Territorio dello Utah”. Solo il 4 gennaio 1896, entrò a far parte, come 45° Stato, degli Stati Uniti d’America.
Per dieci anni, lo Utah ebbe periodi intermittenti di prosperità e di miseria. La “febbre dell’oro” provocò non pochi turbamenti. Young, dal pulpito del suo “Tabernacolo”, ammoniva: “Se voi, anziani di Israele, volete recavi alle miniere d’oro, andate pure e siate dannati!”. I “Santi” più saggi trovarono che vi era maggior guadagno nel vendere patate, grano ed ogni frutto della terra, anziché setacciare le acque dei ruscelli o scavare la roccia, nella speranza di veder luccicare qualcosa.
Ogni anno la comunità cresceva, in numero, in ricchezza e, soprattutto, in autorità politica. Come accennato, nel 1850 lo Utah divenne territorio degli Stati Uniti, ma il controllo di Washington fu praticamente sospeso, quando il Presidente Millard Fillmore nominò Brigham Young, che si era già attribuito poteri assoluti, Governatore. Se, ad esempio, un giudice federale si rifiutava di ubbidire alle regole della Chiesa dei Mormoni, se non ucciso, veniva cacciato in malo modo. Per frenare una realtà divenuta insopportabile per la Casa Bianca, nel 1858, venne inviato un reggimento di mille e cinquecento uomini, comandato dal Colonnello Albert Sidney Johnston. Ma l’operazione riuscì ad ottenere una sottomissione solo nominale, da parte dei “Santi”. Il Presidente Abramo Lincoln, di contra, li lasciò quasi sempre in pace.
Intanto, la situazione del territorio si veniva modificando, specialmente con la costruzione della “strada ferrata”, ad opera della “Union Pacific Railway”, storica compagnia ferroviaria che, facilitando l’afflusso dei visitatori e dei forestieri, annullava l’isolamento del popolo dei Mormoni, rendendo loro impossibile continuare indisturbati quell’attività, così frequentemente dinamica, di oppressione e di vendette occulte, nei confronti dei tanti oppositori al movimento. I “Santi dell’Ultimo Giorno”, in ogni caso, progredirono, con la prosperità e l’influsso dei nuovi elementi. Essi non fecero soltanto fiorire una zona desertica ed inospitale, ma portarono conforto, felicità e dignità personale a migliaia di persone umili, lasciando ampie testimonianze di gentilezza ed ospitalità, verso deboli e bisognosi.
Per oltre mezzo secolo, il loro credo applicò ufficialmente la poligamia. L’usanza del matrimonio plurimo, che nasceva da esigenze religiose, venne interrotta definitivamente nel 1890, anno in cui, a seguito di un compromesso con l’allora Presidente Wilford Woodruff, la chiesa pubblicò una dichiarazione formale di rinuncia a tale pratica, conosciuta come il Manifesto. Dopo aver assunto questa posizione, tutti coloro che non osservavano tale “dictum”, venivano irrimediabilmente scomunicati. In realtà, le organizzazioni poligame sono, ancora oggi, circa una decina. Nessuno di quei gruppi, o dei loro aderenti, ha legami di alcuna natura con la “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’Ultimo Giorno”. Nacquero per mano di Lorin C. Woolley che, al fine di promulgare uno stile di vita poligamo, durante gli anni venti del secolo scorso, abbandonò la Chiesa mormone, reclamando una separata linea di autorità sacerdotale. Dal gruppo scismatico di Woolley, scaturiscono le diverse branche del “Fondamentalismo Poligamo”, tuttora esistenti, con circa diecimila adepti, raggruppati, per la maggior parte nello Stato dell’Utah, e non solo. In queste comunità, la poligamia ammette, generalmente, fino a sette mogli. Nel 2007, uno dei capi, tale Warren Jeffs, fu condannato all’ergastolo per bigamia ed abusi sessuali su minori. La poliandria, cioè il matrimonio di una donna con più uomini, non è, invece, ammessa.
I Mormoni, oggigiorno, si definiscono cristiani, ma nessuna confessione li riconosce come tali. Il rifiuto dei dogmi fondamentali di Cristo, come il “trinitarianesimo”, l’accettazione di numerose scritture non canoniche e, in generale, la conseguente reinterpretazione complessiva del cristianesimo, rendono il dialogo con le altre Chiese assai difficile, in termini dottrinali. Per giunta, il loro battesimo viene considerato nullo, dai cattolici e dai gruppi cristiani protestanti, che considerano il mormonismo una falsa religione.
Il romanzo “Uno studio in rosso”, il primo scritto da Arthur Conan Doyle, sulle avventure del celebre detective Sherlock Holmes e pubblicato nel 1887, narra di un delitto maturato, nello Utah, all’interno di una comunità di Mormoni e contiene considerazioni dell’autore, definite particolarmente critiche, circa l’atmosfera che, in base alla descrizione fornita, vi regnava a causa della poligamia e della censura persecutoria nei confronti di chi non era del gruppo. Il libro è stato, ed è tuttora, bandito dall’elenco delle letture scolastiche, nelle scuole americane da loro gestite, perché, dicono, evidenzia “pregiudizi religiosi” nei loro riguardi.
Brigham Young, che morì il 29 agosto 1877, lasciando 16 mogli (ne aveva avute 25), 49 figli e due milioni di dollari, deve comunque essere considerato uno dei colonizzatori, che hanno avuto maggior successo nel Nuovo Mondo.
(Carlo Cisbani – Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)