Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 17 aprile
Un elicottero dell’esercito sorvola i cieli dell’Afghanistan. Un soldato è pronto a sparare. La copertina del nuovo numero de L’Espresso fa riflettere: l’export di armi è un grande affare per l’industria italiana. Ma a che costo?
Come spiega Carlo Tecce che in esclusiva per L’Espresso ha letto la relazione sulla vendita di armi, la legge vieterebbe di fornire armamenti agli stati che non rispettano i diritti umani. Ma esistono strumenti che permettono di superare gli ostacoli, per generare un business da oltre 4 miliardi di euro. Così, in cima alla classifica degli acquirenti ci sono paesi non democratici: il primo è il Qatar che supera l’Egitto, una monarchia assoluta batte il regime militare.
La spesa bellica, intanto, cresce in tutto il mondo e non da oggi. «La guerra in Ucraina ha funzionato come booster finale di una tendenza già in atto da tempo», fa notare Eugenio Occorsio mentre Gigi Riva spiega perché un nuovo disarmo dovrebbe passare per la disfatta degli aggressori.
Federica Bianchi, inviata al fronte, racconta Andriivka. Uno dei villaggi intorno a Kiev che ha fatto franare la presa della capitale. I cittadini hanno imbracciato il fucile, tirato bombe molotov, si sono muniti di cellulari e di computer «per salvare la loro democrazia, la loro indipendenza» e fermare l’avanzata dei russi. Bucha con i suoi orrori, i civili massacrati, assassinati con le mani legate, torturati è «una Norimberga per il Cremlino», spiega Alberto Flores D’Arcais, ma chi giudica i crimini di guerra commessi da Putin?
Lorenzo Tondo, da Leopoli, racconta gli effetti devastanti che la guerra sta causando nei bambini. Dai loro disegni emerge l’orrore, il caos. Ma anche la voglia di normalità. Sotto le bombe occuparsi dei traumi invisibili diventa una corsa contro il tempo. «L’Ucraina ha un’intera generazione di bambini che non sa che cosa fosse la vita prima della guerra», dice Iuliia Skubytska, la direttrice della sede di Kiev del War childwood museum, in un colloquio con Jessica M. Masucci. L’infanzia di chi è nato dopo il 2014 in Donbass ruoto attorno a proiettili e bombardamenti.
Ville, auto, hotel e yacht. Un miliardo di beni degli oligarchi russi è bloccato in Italia. Per la prima volta abbiamo applicato una normativa europea sul congelamento dei beni per chi è accusato di terrorismo internazionale, il problema è che siamo impreparati sulla gestione, ecco perché pensiamo di vendere. Come spiega Antonio Fraschilla nel «il malloppo che scotta», servirebbe una legge anti-contenziosi.
«Con la guerra Putin ha commesso un crimine e un grave errore, credo che siano drasticamente diminuite le sue possibilità di rimanere al potere fino alla fine dei suoi giorni» dice Leonid Volkov a Sabrina Pisu che l’ha incontrato a Ginevra per L’Espresso. È il braccio destro di Navalny e dalla Lituania sta guidando il fronte del dissenso. Erika Antonelli dall’Ungheria, invece, racconta come la comunità di Záhony sia diventata un modello di accoglienza per chi scappa dall’Ucraina, senza aiuti dal governo di Orban, grazie all’impegno del sindaco László Helmeczi, il Mimmo Lucano dell’Est Europa.
Sul fronte interno, mentre Antonio Fraschilla analizza perché “Prima l’Italia” – il movimento con cui il Matteo Salvini vorrebbe inglobare i moderati e tornare al centro della scena politica – rappresenti l’ultimo treno del Capitano, Giuseppe Santalucia, Presidente dell’associazione Nazionale Magistrati, è convinto che la riforma della giustizia in atto contribuirà a indebolire la fiducia dei cittadini. «È una riforma sbagliata che intimidisce i magistrati». Susanna Turco, intanto, incontra Pier Ferdinando Casini. Il nuovo divo l’aspetta nella stanza che era di Andreotti e racconta i suoi 40 anni in politica.
«Più che la guerra poté il catasto», Bruno Manfellotto spiega ai lettori come i costi che gravano sui cittadini non sono solo la conseguenza del conflitto russo-ucraino. Ma anche di riforme necessarie mai fatte. Vittorio Malagutti fa il punto sulla situazione delle Generali, vicine al verdetto finale perché la sfida tra gli schieramenti opposti che si contendono il controllo della compagnia verrà decisa il prossimo 29 aprile. E che cosa sta succedendo nel mondo del calcio lo spiega Gianfrancesco Turano: non solo fuori dai mondiali ma anche bilanci in rosso, inchieste giudiziarie e vivai sterili.
Nella sezione Idee, Chiara Valerio colloquia con Michela Murgia decretando la rivincita del fantasy. Francesco Musolino con Santiago Gamboa parla della violenza in Colombia e dell’importanza della ricerca della verità, senza vie di mezzo. Emanuele Coen incontra Edoardo Leo. Alla vigilia dei 50 anni l’attore fa i conti: col tempo, il potere, il dáimon. Mentre Fabio Ferzetti scrive della voglia del cinema di ripartire: «Set pieni ma sale vuote», il pubblico è cambiato.
Infine nelle storie, Alan David Scifo racconta la verità sulla più grande tragedia mineraria d’Italia grazie alle parole di Vincenzo Vutera, il caruso scampato al crollo, Angiola Codacci-Pisanelli descrive la “Febbre d’Egitto”, chi sono gli avventurieri di un’epopea riscoperta. E Chiara Sgreccia va in viaggio nel metaverso.
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