Salerno. Fonderie Pisano: i dipendenti difendono l’azienda, ma i sodalizi contrattaccano
Ci preme replicare all’ultimo comunicato stampa che sarebbe firmato dai lavoratori delle Fonderie Pisano e dalla proprietà. Ancora una volta è evidente un comportamento che stigmatizziamo, da parte della famiglia Pisano, che sembra utilizzare i dipendenti in modo strumentale, con il ricatto del lavoro, parlando a nome loro senza mettere alcuna firma.
Ci verrebbe da chiedere quanti di loro sono d’accordo con queste dichiarazioni, tenuto anche conto del fatto che, leggendo i contenuti del comunicato, si comprende facilmente che il linguaggio utilizzato non può essere stato elaborato da lavoratori che non hanno certo il tipo di competenza per argomentare in questi termini. Sottolineiamo inoltre che già in passato ci sono state voci non di pensiero unico tra i lavoratori, che contestavano anche la gestione della proprietà.
Ci chiediamo inoltre come mai non compaiano sigle sindacali che, oltre a difendere i posti di lavoro, avrebbero dovuto sorvegliare sulla sicurezza degli impianti e sui rischi per la salute, in una situazione nella quale, al contrario, sono state rilevate diverse irregolarità e molti rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Nel ribadire la nostra ferma convinzione che le Fonderie Pisano vadano immediatamente chiuse e che i dipendenti, con la presa in carico delle Istituzioni, debbano essere tutelati, vogliamo replicare su alcuni punti in particolare:
1. Lo studio SPES è stato realizzato con un protocollo d’intesa, firmato dalle Fonderie Pisano, e certifica un disastro ambientale causato dalle stesse. A riprova alleghiamo sia il protocollo d’intesa del 2017, sia il frontespizio preso alla Procura di Salerno, in cui l’Istituto Zooprofilattico denomina i cluster della Valle dell’Irno come “SPES Fonderie Pisano – Report gennaio 2020”. Lo Studio SPES certifica un livello di inquinamento da metalli pesanti nell’ambiente e nel sangue di volontari residenti nelle vicinanze dello stabilimento riconducibile all’attività siderurgica, per la tipologia degli inquinanti, non adducibili ad altre fonti (mercurio, cadmio e cromo oltre ad altre sostanze che presumibilmente hanno la stessa fonte). In Europa le emissioni in atmosfera di cadmio ammontano oggi a circa 75 tonnellate annue (dato del 2010) e giungono prevalentemente da impianti di produzione siderurgici ed energetici. Questi metalli pesanti, quali mercurio e cadmio, ritrovati nel sangue delle persone da zero a tre chilometri partendo dalle fonderie fino a cinque volte superiori a tutto il resto della Campania, compresa la “Terra dei Fuochi”, hanno la firma “Fonderie Pisano”. Il mercurio, come la letteratura scientifica dice, è il re dei metalli pesanti, è tossico e viene emesso nell’ambiente in molti processi industriali e durante la combustione del carbon coke. La combustione del carbone è considerata tra le principali fonti di emissione antropogenica di mercurio. Una delle principali fonti di inquinamento da mercurio in Europa e altrove è la combustione di combustibili solidi, tra cui il carbone. Quando questi combustibili bruciano, i piccoli quantitativi di mercurio che contengono vengono rilasciati nell’ambiente. Le emissioni di tali combustibili, che costituiscono la principale fonte di inquinamento da mercurio in Europa, sono legate ad alcuni attività, in particolare quelle relative alla produzione di metalli (Agenzia Europea per l’Ambiente https://www.eea.europa.eu/it/articles/il-mercurio-una-minaccia-persistente).
2.Nel comunicato si fa riferimento ai “numerosi documenti” che attesterebbero la non nocività dell’impianto, ma noi obbiettiamo che questi non sono noti, mentre sono ben noti altri documenti realizzati da Enti pubblici, che attestano il contrario.
a) Le numerose contestazioni su violazioni delle norme di contenimento dei rischi e la mancata applicazione delle BAT (migliori tecnologie di garanzia);
b) Le relazioni dei periti del Tribunale di Salerno che certificano che l’attività dell’impianto siderurgico ha prodotto sicuramente danni alla salute e che, delle numerose cartelle cliniche depositate in Procura, diverse decine (44, nello specifico, su 50 esaminate) di persone decedute o ammalate, sono riconducibili ai danni delle fonderie come nesso causale, con vario grado di probabilità);
c) Nelle stesse relazioni si escludono altre fonti possibili per le suddette malattie e danni alla salute, avendo rilevato che il traffico veicolare dello snodo autostradale produce tutt’altra nocività e che le cave, altra fonte proposta come possibile, in realtà propagano polveri inerti, anch’esse non collegabili ai danni rilevati in sede epidemiologica.
3. Nel comunicato si fa riferimento a livelli di emissione di metalli pesanti, diossine ed inquinanti molto al di sotto dei limiti di legge nello stabilimento di via dei Greci e rilevati da “Enti terzi con prove di autocontrollo”, a testimonianza dell’assoluta non nocività dell’attività siderurgica in questione (dall’ARPAC definita però “esiziale”). L’obiezione è ovvia: quali sono questi Enti terzi? Quali le prove di “autocontrollo”? Come sono state effettuate le prove? Quando? Infine che credibilità hanno questi controlli in una vicenda nella quale si sono rilevate inadempienze e connivenze con l’accusa di falso ideologico proprio negli organi di controllo (vedere vicenda dell’inchiesta su tre dirigenti e cinque funzionari dell’ARPAC Salerno, tra cui Maria Rosaria Della Rocca, dirigente responsabile Aria, rinviati a giudizio e sotto processo). Inoltre si cita uno studio dell’Università di Napoli su 1500 cartelle cliniche e sui dipendenti dell’opificio, che addirittura rileverebbe un’incidenza di patologie neoplastiche al di sotto della media, in contrasto con i dati epidemiologici riportati da una commissione d’indagine ministeriale e con la relazione dei periti del Tribunale. Non conosciamo questo studio, del quale non si forniscono gli autori, gli Istituti di riferimento né la datazione. Tutti elementi importanti in una storia travagliata di conflitti d’interesse, ritardi sospetti nella pubblicazione di documenti ufficiali e ambiguità di alcune figure accademiche. E non è un caso che, nel loro comunicato, hanno omesso di citare chi ha realizzato lo studio, ovvero il loro consulente di parte, dottoressa Maria Trassi, il cui comportamento deplorevole è stato evidenziato del servizio de “Le Iene” – https://www.iene.mediaset.it/video/fonderie-pisano-una-fabbrica-da-chiudere_1114373.shtml.
4. Nel comunicato viene affermato che, per dimensioni e capacità produttiva, non è proponibile il raffronto con l’Ilva di Taranto, essendo lo stabilimento salernitano molto più piccolo e con produzione limitata. Il problema del raffronto, invece, è più che mai fondato, poiché non riguarda la quantità della produzione o il metraggio della superficie occupata dall’impianto, quanto piuttosto il tipo di produzione che è simile, come simile è risultato l’inquinamento. Ci sarebbero al contrario alcune considerazioni da fare: l’impianto di Taranto è in una collocazione aperta verso il mare, mentre le Fonderie Pisano sono situate in una valle molto più angusta e quindi tale da concentrare maggiormente le sostanze nocive, le polveri sottili e gli inquinanti nell’ambiente. Naturalmente sul piano epidemiologico si definiscono i rapporti con la popolazione esposta e la ricerca degli elementi utili ad individuare la ricaduta sulle condizioni di salute della gente.
5. Proprio sulla questione del carbon coke ci limitiamo a riportare delle dichiarazioni che fanno inorridire oggi come allora, da parte del signor Luigi Pisano, che era presidente del consiglio di amministrazione delle Fonderie Pisano. Come leggiamo dall’allegato di un verbale della Commissione Ambiente del Comune di Salerno datato 8 febbraio 2006, Luigi Pisano dichiara: “La ditta consuma almeno due autotreni di carbon coke per la produzione (…) Nella mia fonderia entrano almeno dieci autotreni al giorno”, sostenendo poi che il carbon coke sia addirittura salubre, citando episodi di credenza popolare, del tutto infondati scientificamente, risalenti al 1950. Riportiamo questi stralci per evidenziare la “mentalità” imprenditoriale della famiglia Pisano, ieri come oggi, di fronte alla quale è superfluo aggiungere qualsiasi commento.
6. In conclusione il comunicato dell’azienda si rammarica della scarsa fiducia espressa dalla gente, non solo di Salerno ma anche dei Comuni limitrofi, nella possibilità di riconvertire l’impresa siderurgica in un nuovo impianto industriale con tecnologia “green”. Anche in questo caso vale la pena ricordare come questa fiducia sia venuta più volte meno non per pregiudizi, ma per fatti concreti di gravi inadempienze sulla manutenzione degli impianti e specialmente per il malessere costante degli abitanti della zona che ospita le fonderie. La fiducia bisogna meritarsela e non ci sembra che le fonderie siano nelle condizioni di richiederla.
(Lorenzo Forte – Presidente Associazione Salute e Vita; Dr. Paolo Fierro – Vice Presidente nazionale Associazione Medicina Democratica – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)