8 marzo, una ricorrenza dedicata alle donne ucraine e al loro coraggio
Una completa uguaglianza di genere vede i Paesi membri dell’Onu impegnati a raggiungere tale obiettivo entro il 2030. Un traguardo che nella Giornata internazionale dei diritti della donna, oltre a ricordare le conquiste economiche e sociali sino ad ora ottenute, si scontra con i tanti passi ancora da fare per costruire una parità da cui sembriamo essere lontani, alla luce delle violenze e delle discriminazioni che seguitano a farsi spazio nella vita quotidiana. Dedicato all’accesso delle donne al voto e alla parità di salario con i movimenti operai e suffragisti negli Stati Uniti; il primo “woman’s day” fu celebrato in America, a partire dal 1909, a seguito delle rivendicazioni sociali che andarono a caratterizzare gli inizi del Novecento. La sua diffusione in Europa avverrà solo intorno agli anni ’20. L’evento che diede il via alla scelta dell’attuale data per celebrare a livello mondiale la giornata della donna, istituita dall’Onu nel 1977, fu la manifestazione anti-zarista di San Pietroburgo contro l’impegno bellico russo. L’ 8 marzo 1917, le donne del movimento operaio della capitale erano alla guida della protesta che aprì la strada alla Rivoluzione Russa.
Con ciò che sta accadendo nel cuore dell’Europa va sottolineata, e omaggiata, la forza mostrata dalle donne ucraine, divise fra quante hanno dovuto farsi carico da sole della responsabilità di portare in salvo interi nuclei familiari, tra i quali figurano anche bambini non propri; e coloro che, invece, rimanendo in città, hanno scelto la via della resistenza: vi è chi si schiera per combattere, imparando a maneggiare le armi, e chi si propone per preparare molotov con le bottiglie vuote e il polistirolo; cucire tute mimetiche e reti per i soldati; prendersi cura di infermi e partorienti che trovano riparo nei bunker sotterranei, divenuti in tempo di guerra, sale operatorie e sale parto, e nei rifugi antiaereo, mentre miseria, morte e devastazione avanzano, così come l’esodo dei profughi, che prosegue ad un ritmo senza precedenti. A dare voce al dolore delle donne ucraine sconvolte da una guerra definita dal papa, nel corso dell’Angelus domenicale, «una pazzia», implorando «Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà! » la street artist Laika con una nuova opera apparsa nella notte tra il 7 e l’8 marzo in piazzale Ostiense, nei pressi della metro Piramide, a Roma. Raffigura due donne piangenti, strette in un abbraccio, vestite dei colori delle bandiere ucraina e russa. «Un 8 marzo drammatico. La guerra che sta imperversando – afferma Laika – colpisce in modo particolare donne e bambini, le vittime civili si contano a decine di migliaia, dopo anni di conflitto iniziato nel 2014 e che vive in queste settimane un’escalation devastante. Le donne ucraine e quelle russe sono unite dalle atrocità che stanno subendo. Chi ha perso la casa, chi un marito, un figlio, chi la propria stessa vita in una guerra tra popoli fratelli che, tutto ad un tratto, si trovano nemici per gli interessi economici e politici di chi li governa. E poi ci arrivano le immagini dei negoziati di pace in cui non è presente nemmeno una donna. Oggi voglio celebrare tutte le donne russe e ucraine perché – conclude – nessuna di loro avrebbe voluto questa guerra”.
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