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Caserta. Si rifiuta di indossare all’aperto la mascherina e di mostrare il Green pass per principio

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È una questione di principio per C.G. che mentre passeggiava in solitaria, si soffermava vicino ad una vetrina di abbigliamento in Via S.Carlo,  veniva ‘richiamato’ dagli uomini della benemerita, e alla richiesta  di indossare all’aperto la mascherina  Ffp2, e  di esibire il certificato verde vaccinale ha opposto un netto «no»  mettendo a conoscenza di ciò in quel momento si stava consumando nei suoi confronti. Guarda il video.

Come tutti purtroppo sappiamo, l’obbligo di avere con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie è valido su tutto il territorio nazionale. Ma quando va indossata la mascherina? E quando è necessaria la Ffp2?

Quando e dove si deve indossare la mascherina?

Le mascherine devono essere indossate in tutti i luoghi al chiuso diversi dalla propria abitazione, compresi i mezzi di trasporto pubblico (aerei, treni, autobus). L’obbligo non è previsto per: bambini sotto i 6 anni di età; persone che, per la loro invalidità o patologia, non possono indossare la mascherina; operatori o persone che, per assistere una persona con disabilità, non possono a loro volta indossare la mascherina (per esempio: chi debba interloquire con persona non udente).

Inoltre, non è obbligatorio indossare la mascherina, sia all’aperto che al chiuso: mentre si effettua l’attività sportiva; mentre si mangia o si beve, nei luoghi e negli orari in cui è consentito; quando, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantito in modo continuativo l’isolamento da persone non conviventi.

Per quanto riguarda lo svolgimento dell’attività lavorativa, la mascherina è obbligatoria nelle situazioni previste dagli specifici protocolli di settore. È comunque fortemente raccomandato l’uso delle mascherine anche all’interno delle abitazioni private, in presenza di persone non conviventi.

Quando e dove è obbligatorio indossare la mascherina Ffp2?

La normativa prevede l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 nelle seguenti situazioni: per gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto nelle sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati; per gli eventi e le competizioni sportivi che si svolgono al chiuso o all’aperto; per l’accesso e l’utilizzo di voli commerciali, navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale, treni impiegati nei servizi di trasporto passeggeri interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità, autobus e pullman di linea adibiti a servizi di trasporto tra più di due regioni, autobus e pullman adibiti a servizi di noleggio con conducente, funivie, cabinovie e seggiovie qualora utilizzate con chiusura delle cupole paravento, mezzi del trasporto pubblico locale o regionale, per le persone che hanno avuto un contatto stretto con un caso confermato positivo al Covid-19 e che, sulla base delle norme in vigore, non sono soggette alla quarantena ma soltanto all’autosorveglianza, fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione al soggetto positivo.

Chi può controllare il nostro green pass

Come è noto, il Green Pass è, secondo la definizione che ne dà il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021, è la certificazione verde Covid 19 ovverosia la certificazione che comprova lo stato di avvenuta vaccinazione contro il Coronavirus oppure lo stato di avvenuta guarigione dalla medesima infezione ovvero l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al Covid-19 con validità per 49 ore secondo quando previsto dal decreto legge 22 aprile 2021 n. 52.

Il Green Pass, sempre in base a quanto stabilito dal DPCM, riporta alcuni dati personali, fra cui il tipo di vaccino somministrato, il numero della dose effettuata, la data dell’ultima somministrazione, la data del test molecolare positivo se si è stati affetti da Covid-19.

Dati questi che sono personali e anche di natura sanitaria, quindi sensibili e che, come tali, sono protetti.

Cari lettori è altrettanto evidente che la normativa sia piuttosto generica dove indica i soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi per l’accesso dei quali si svolgono eventi e attività per partecipare ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde, nonché i loro delegati.

Ci si chiede infatti chi possa prescrivere il possesso della certificazione verde: lo Stato mediante provvedimenti con valore su tutto il territorio nazionale o anche le Regioni con provvedimenti valevoli solo sul relativo territorio regionale?

Il Garante per la protezione dei dati personali ha adottato un provvedimento – un avvertimento formale – nel mese di maggio contro la Regione Campania che aveva previsto il Green Pass come condizione necessaria per la fruizione di diversi servizi come quelli turisti, alberghieri, di wedding, trasporti e spettacoli.

Nel comunicato stampa del 26 maggio 2021, il Garante invero ha spiegato che “in base all’istruttoria avviata dal Garante è emerso che l’iniziativa [della Campania, ndr] è priva di una idonea base giuridica. Disposizioni di questa natura infatti, che condizionano diritti e libertà personali sono ammissibili, infatti, solo se previsti da una idonea normativa nazionale e non da un’ordinanza regionale. Tale ordinanza, peraltro, travalica le stesse indicazioni del cosiddetto “Decreto riaperture” – che già presentava specifiche criticità è già segnalate dall’Autorità al Governo – introducendo l’esibizione del Green Pass come ulteriore condizione alla mobilità e all’accesso a servizi di base”.

Quindi, secondo l’interpretazione del Garante Privacy, a stabilire che il Green Pass possa essere una condizione necessaria all’accesso a determinati servizi potrebbe essere solo una legge nazionale. Non resta che attendere le ulteriori disposizioni di legge per vedere ciò che accade…

Battaglia di principio: «Siamo a un punto tale in cui non potevo più tacere»

Ma che cos’è che spinge qualcuno, che è vaccinato oppure ha detenuto il covid in maniera asintomatica,  a dire no al green pass al punto da rimetterci in prima persona? «La mia è una battaglia di principio, che sto portando avanti pur sapendo che potrebbe danneggiarmi: io amo tantissimo il mio lavoro e, come tutti, ho bisogno di mettere il piatto sulla tavola – prosegue C.G.- Ma siamo arrivati a un punto tale in cui non potevo più tacere. Con la mia protesta vorrei dare un segnale: come quando punti la sveglia la mattina alle 6… Banalmente, a me non sembra logico che se un giorno dimentichi il cellulare o ce l’hai scarico, tu sia fuori, costretta ad andare a casa. E poi: se vado al Centro Commerciale  tutto bene, ma se attraverso la strada per andare al bar allora no perché mio figlio non ha il green pass e io neppure visto che non l’ho scaricato?».

Il vaccino per molti, non era una scelta ma un obbligo, pena rimanere a casa senza stipendio. Per questo alla richiesta del pass ho risposto che non vedevo la logica di questa regola, mi sembra si stiano facendo passare misure coercitive assurde».

«Sono solo, ma se nessuno denuncia il problema, il problema rimane»

C.G. si rende conto che con la sua scelta non sta danneggiando solo se stesso ma anche i pazienti, che hanno bisogno di lui, ma a quanto pare l’azienda per cui collabora non si pone questo problema e si permette di mandare a casa una persona pur sapendo che è in regola con le vaccinazioni» commenta amaramente.
Lui però deve fare i conti con la propria coscienza. «Se nessuno denuncia il problema, il problema rimane. Sta diventando un’abitudine far passare qualunque richiesta limitativa della libertà individuale perché siamo in pandemia».
C.G. per il momento è sola nella sua battaglia: «Il gregge, gli ha consigliato: stampa questo pass e torna al lavoro». Né ha idea di come possa andare a finire: «Senza falsa modestia, ho una carriera limpida. Sono uno che lavora sodo, che può rinventarsi anche un nuovo lavoro, ho sempre detto ciò che penso e ho da sempre combattuto per  ciò che ritengo giusto. Ma adesso tutto questo non conta: ho detto no al green pass, e quindi passo automaticamente per una no vax. Ma io non dico affatto che il Covid non esiste, tutt’altro. Ho vissuto  sulla mia pelle questo mostro e non accetto da uomo libero che devo esibire un Qr code».

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